QUESTIONE SARDA O QUESTIONE NAZIONALE SARDA?

Il vizio comune di Onesicrito e Napolitano.

di Francesco Casula

Un certo Onesicrito tra il 332 e il 336 a.c. aveva visitato l’India al seguito di Alessandro Magno, riportandone descrizioni alquanto fantasiose, che misero a lungo fuori strada i geografi dell’epoca. Partiti, Sindacati e buona parte degli studiosi e degli storici – segnatamente quelli di impronta più statalista – per decenni ci hanno dato della “Questione sarda” una descrizione alquanto “fantasiosa”, – un po’ come Onesicrito aveva dato dell’India – riducendola a semplice frammento della “Questione meridionale” e in essa affogandola. C’è di più: è stata considerata esclusivamente dal punto di vista economico. La cartina di tornasole di questa visione della “Questione sarda” è rappresentata persino dallo Statuto speciale di Autonomia della Sardegna, tutto giocato proprio sul crinale economicistico. Infatti l’insieme degli aspetti etno-culturali e linguistici è del tutto assente, nonostante gli avvertimenti di Lussu sulla necessità di sancire l’obbligo dell’insegnamento della Lingua sarda nelle scuole in quanto “essa è un patrimonio millenario che occorre conservare” e nonostante i consigli di Giovanni Lilliu che suggeriva ai Costituenti sardi di rivendicare per la Sardegna competenze primarie ed esclusive almeno per quanto riguardava i “Beni culturali”.  E’ caduto nel vizio di Onesicrito anche il presidente Napolitano, quando nella sua recente visita in Sardegna ha affermato: “La maggiore incompiutezza del processo di unificazione d’Italia è il divario tra il Nord e il Sud del Paese. Una questione non solo economica e sociale ma anche istituzionale, assolutamente ineludibile”. Nessun cenno invece alla Sardegna come minoranza nazionale e linguistica. Eppure dovrebbe saperlo: una Legge della Repubblica di cui è Presidente, la 482 del 15 dicembre 1999, prevede, per la Sardegna, norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche dello Stato. Mentre in occasione del convegno OSCE tenutosi nel maggio 2011 a Bolzano proprio sul tema della tutela delle minoranze linguistiche, ha avuto ben altra sensibilità sostenendo che “Mentre le nostre società e le nostre Nazioni divengono sempre più interconnesse, la presenza di minoranze nazionali all’interno dei singoli Paesi costituisce una ricchezza da tutelare, uno stimolo culturale e un’opportunità di ulteriore crescita economica”. Perché due pesi e due misure?

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 28-2-2012

 

Festival di San Remo

I pifferai di regime che suonano contro Celentano.

di Francesco Casula

Celentano è un cantante delizioso, dai testi mai banali e che rifuggono il sentimentalismo lagrimoso, svenevole  e melenso. Molti sono intensamente sociali e anticipano, denunciandoli, fenomeni come l’urbanesimo selvaggio con la cementificazione e l’asfalto che devastano la natura e inquinano l’ambiente: è il caso di Ragazzi della via Gluck. A significare che il personaggio non può essere recintato nel ghetto della “canzonetta”: egli infatti pensa, denuncia, protesta. Da qualche decennio ama anche fare il “predicatore”. Come ha fatto nell’ultimo Festival di San Remo. Suscitando vaste e numerose polemiche. Con la ciclopica macchina mediatica che lo ha riempito di insulti, contumelie e improperi. Con i pifferai di regime che si sono scoperti difensori della libertà di stampa: quando in realtà sono in genere i trombettieri di Cesare e del potere.  Sono infatti quelli stessi che non biascicano verbo a proposito della “morte” di giornali come il Manifesto, una delle poche voci libere in Italia. Che magari plaudono alla “cacciata” dei vari Luttazzi, Santoro, Dandini. Certo, grammatici e filologi possono discettare sulla narrazione e l’eloquio di Celentano. E trovare limiti ed errori. Probabilmente quel “Famiglia Cristiana e l’Avvenire dovrebbero essere chiusi” è stato un errore e comunque si presta a malintesi. Ma perché guardare il dito di Celentano e non la luna che indica? Forse che non è vero che i due giornali, spesso, rimangono impastoiati, nella politica politicante, negli interessi partitici, nei giochi di potere? Invece di annunciare l’ευαγγελιον (euanghelion) ovvero il messaggio e il progetto di Cristo? Come dovrebbero fare giornali che, programmaticamente. si definiscono “cristiani” o sono portavoce dei Vescovi, come Famiglia Cristiana appunto e l’Avvenire? Perché non imparano da Don Gallo, il prete genovese – non a caso ricordato da Celentano – che quel messaggio cristiano non solo predica ma pratica fino in fondo, svolgendo il suo servizio non come un mestiere ma un ministero evangelico e profetico di salvezza? Vivendo la Chiesa non come struttura e istituzione gerarchica, irrigidita e tesa alla conservazione del passato e dell’establishement, ma come comunità aperta, accettando e incrociando il frastuono dell’esistenza, occupandosi non solo dei fedeli ma di tutti gli uomini e soprattutto dei diseredati?

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 24-2-2012

 

Libri di Francesco Casula in lingua italiana e in lingua sarda

Pubblicazioni di Francesco Casula

 

(In Lingua italiana)

 

1. Statuto sardo e dintorni Ed. Artigianarte, Cagliari 2001.

2. Storia dell’autonomia in Sardegna (coautore Gianfranco Contu), Ed. Grafica del Parteolla, Dolianova 2009.

3. La poesia satirica in Sardegna, Della Torre editrice, Cagliari 2010, (di cui ha scritto la parte riguardante La poesia satirica in campidanese).

4.La Lingua sarda e l’insegnamento a scuola, Alfa editrice, Quartu, 2010.

5.Uomini e donne di Sardegna, Alfa Editrice, Quartu, 2010.

6.Letteratura e civiltà della Sardegna, Grafica del Parteolla Editrice, Dolianova, 2012.

 

(In Lingua sarda)

1. Gratzia Deledda, Alfa Editrice, Quartu, 2006.

2.Leonora d’Arborea, Alfa Editrice, Quartu, 2006.

3.Antoni Gramsci (con Matteo Porru) Alfa Editrice, Quartu, 2006.

4.Antoni Simon Mossa, Alfa Editrice, Quartu, 2007

5.Amsicora (con Amos Cardia)), Alfa Editrice, Quartu, 2007

6.Zuanne Maria Angioy (con Zuanna Cottu), Alfa Editrice, Quartu, 2007. 

7.Marianna Bussalai (con Zuanna Cottu) Alfa Editrice, Quartu,  2007.

8.Sigismondo Arquer (con Marco Sitzia), Alfa Editrice, Quartu, 2008.

9.Giuseppe Dessì (con Veronica Atzei), Alfa Editrice, Quartu, 2008.

10.Montanaru (con Joyce Mattu), Alfa Editrice, Quartu 2008.

11.Gratzia Dore, Alfa Editrice, Quartu, 2008.

 

 

Ha scritto la versione in Sardo di quattro raccolte di novelle e favole:

1. Pupillu, Menduledda e su Dindu GLU’ GLU’ Alfa editrice Quartu, 2003.

2. Contos de sabidoria mediterranea, Alfa editrice Quartu,2004.

3. Paristorias a supra de sos logos de sa Sardinna, Alfa editrice Quartu,2004.

4. Paristorias a supra de sos nuraghes, Alfa editrice Quartu,2004.

 

 

Giovanni Lilliu e la Lingua sarda

La battaglia di Lilliu per la Limba

di Francesco Casula

Lilliu ci ha lasciato. Era un personaggio suggestivo: sempre gentile e disponibile per un’intervista o per partecipare a un Convegno o a un’Assemblea, ti affascinava e ti conquistava con quel suo modo di fare modesto e quasi dimesso. Eppure è stato il più autorevole storico della Sardegna, la voce più importante e prestigiosa nel panorama culturale sardo – ma non solo – per il suo rigore scientifico di archeologo e storico e per la sua cultura vasta e profonda.

E’ autore delle più importanti opere sull’archeologia della Sardegna e di una copiosissima messe di opere e articoli. Accettata da molti  e rifiutata da altri, di Lilliu storico è particolarmente nota la categoria storiografica della «costante resistenziale» che così sintetizza:”Quell’umore esistenziale del proprio essere sardo, come individui e come gruppo che, in ogni momento, nella felicità e nel dolore delle epoche vissute, ha reso i Sardi costantemente resistenti, antagonisti e ribelli, non nel senso di voler fermare, con l’attaccamento spasmodico alla tradizione, il movimento della vita e della loro storia, ma di sprigionarlo il movimento, attivandolo dinamicamente dalle catene imposte dal dominio esterno”.

Ma in questa nota voglio ricordare Lilliu soprattutto per la battaglia per il Bilinguismo. La iniziò nel 1975, quando come Preside della Facoltà di Lettere di Cagliari, chiedeva con una Lettera indirizzata al Presidente della Regione Sarda, un intervento politico presso il Ministero della Pubblica Istruzione, per l’insegnamento del Sardo nella scuole. Tale lettera faceva seguito alla Risoluzione della stessa Facoltà sulla difesa del patrimonio etnolinguistico sardo. Scrive Lilliu a proposito di tale pronunciamento: “Il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia ha constatato che gli indifferibili problemi della scuola, sempre affrontati in Sardegna in forma empirica, appaiono oggi assai particolari e non risolvibili in un generico quadro nazionale. Il fatto stesso che la scuola sia diventata scuola di massa, comporta il rifiuto di una didattica assolutamente inadeguata in quanto basata sull’apprendimento concettuale, attraverso una lingua, l’Italiano, per molti aspetti estranea al tessuto culturale sardo. Il Consiglio ha rilevato che, poiché esiste il popolo sardo con una propria lingua dai caratteri diversi e distinti dall’italiano, la lingua ufficiale dello Stato risulta in effetti una lingua «straniera», per di più insegnata con metodi didatticamente errati che non tengono in alcun conto la lingua materna dei Sardi; e ciò con grave pregiudizio per un’efficace trasmissione della cultura sarda, considerata come subcultura….. In coerenza con queste premesse il Consiglio della Facoltà ha assunto l’iniziativa di proporre alle autorità politiche della Regione autonoma e dello Stato il riconoscimento della condizione di minoranza etnico-linguistica per la Sardegna e della Lingua Sarda come lingua “nazionale” della minoranza”. A tre anni di distanza da questa iniziativa, in qualche modo clamorosa, perché era la prima volta che il Bilinguismo veniva posto con forza alle forze politiche dal mondo accademico e universitario, Lilliu nel 1978 insieme agli esponenti di «Nazione Sarda» fonda il «Comitadu pro sa limba» che elaborerà  la legge di iniziativa popolare: il dibattito che si è sviluppato in tutti questi anni e i parziali successi conseguiti sul fronte del Bilinguismo, hanno le radici in quella temperie culturale di cui Lilliu è stato uno dei principali protagonisti.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 21-2-2012

 

La protesta di Sardigna Natzione e A Manca pro s’Indipendentzia contro Napolitano

IL PRESIDENTE

E LA PROTESTA

DI UN’ISOLA

di Francesco Casula

La visita di Napolitano in Sardegna il 20-21 febbraio prossimi sarà accolta dalla protesta degli Indipendentisti sardi, che lo considerano capo di uno stato “straniero”. Sardigna Natzione  e A manca pro s’indipendentzia  contesteranno il presidente della repubblica con una manifestazione sulla strada statale 131 Cagliari-Sassari, nel tratto fra Fenosu e Ghilarza alle 9.30 con un raduno al Nuraghe Losa. “Questa visita di Napolitano, presidente barbaro, non riguarda i sardi liberi. È solo una riaffermazione della promessa di collaborazione fra la partitocrazia italianista sarda e il potere dello stato colonialista italiano”, ha affermato il coordinatore di Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu”.  Che ha proseguito: “I nazionalisti sardi vigileranno affinché il presidente italiano, con il suo comportamento e con i suoi discorsi vuoti sulla patria e sull’Italia unica e indivisibile non leda ulteriormente i diritti nazionali e la dignità del nostro popolo. Gli indipendentisti presidieranno i luoghi visitati da Napolitano e con modi e mezzi pacifici faranno capire al presidente barbaro che la Sardegna non è Italia, che in Sardegna non ci sono solo servi plaudenti ma anche uomini e donne orgogliosi di continuare la lotta del nostro popolo contro gli invasori di turno”.
Ma avrebbero mille ragioni per protestare anche i Sardi al di fuori dell’orizzonte politico indipendentista. Napolitano è l’espressione massima e il garante di uno Stato che, storicamente, è stato sempre ostile ai Sardi durante tutti i 150 anni di Unità. Dai cui governi – scrive Giuseppe Dessì –  la Sardegna continuava ad essere tenuta come una colonia da sfruttare e i suoi abitanti erano considerati alla stregua dei briganti calabresi”. Colonalismo che assumerà, di volta in volta, ora le forme di un brutale fiscalismo, ora della repressione culturale e linguistica e, negli ultimi 50 anni, della riduzione dell’Isola a stazione di servizio di basi e servitù militari, di industrie nere e inquinanti e, probabilmente domani, di una nuova servitù con il metanodotto Galsi. Un ulteriore giusto motivo per contestare Napolitano è rappresentato dal fatto che è lui l’ispiratore e il massimo sostenitore del Governo Monti, le cui scelte colpiscono in modo devastante l’economia e la vita dei sardi, specie delle categorie più deboli: disoccupati, giovani, pensionati.

Pubblicato su SARDEGNA quotidiano del 19-2-2012.

 

 

 

SA CARTA DE S’ALIGHERA PRO SA LIMBA SARDA

IN CAMPU SU MOVIMENTU LINGUISTICU

de Frantizscu Casula

Su Movimentu linguisticu torrat in campu cun sa Carta de S’Alighera, unu documentu de sos partetzipantes a sa sessione de su 10 de nadale a sa Conferèntzia regionale annuale de sa Limba sarda. Est unu decalogu de seighi puntos, iscritos tot’in Sardu, imbiadu comente promemoria a s’Assessore regionale de sa Cultura Milia e, pro connoschèntzia, a ateras autoridades regionales. Si pedint cosas pretzisas ma mescamente: 1. chi in s’Iscola Digitale annuntziada, bi cheret, a tìtulu prenu e in cunditziones de paridade cun sas àteras limbas prevìdidas, sa limba sarda e sas alloglotas in sa presentada de su progetu, in s’isvilupu suo, in sos cuntenutos, In prus, sos chi ant leadu parte in sa Cunferèntzia torrant a nàrrere chi in Sardigna b’at unu nùmeru bastante de espertos chi sunt a tretu de iscrìere cuntenutos locales e universales in sardu e in sas alloglotas pro s’ Iscola Digitale; 2. Chi siant cunfirmados sos impinnos de sas istitutziones prepostas a sa formatzione de sos insinnantes, mescamente s’Universidade de Tàtari, pro chi in sos cursos de formatzione cummissionados e finantziados dae sa RAS, e no in sos laboratòrios ebbia, sas matèrias chi faghent parte de su programa de formatzione las insinnent a su nessi pro su 50% de sas oras in sardu; 3. chi si òperet a manera de otènnere una modìfica costitutzionale pro introduire sa limba sarda in s’Istatutu de Autonomia Ispetziale comente limba natzionale de su pòpulu sardu, cun sa matessi tutela reconnota a sas limbas alloglotas, in sos territòrios rispetivos de cumpetèntzia e àmbitos de difusione; 3. chi, finas pro initziativa de s’Osservatòriu de sa Limba sarda, si fatzant, intro de sos primos meses de su 2012, sas cunferèntzias provintziales cun sos operadores de s’iscola, giai propostas dae s’Osservatòriu regionale, pro leare in cunsideru sas chistiones arresonadas in sa Conferèntzia Regionale, mescamente sos progetos de iscola bilìngue, sa didàtica in sardu, cun riferimentu particulare a sa limba, a sa terminologia, a sas ainas, a sos metodos; 4. chi su Cussìgiu regionale aumentet sos istantziamentos pro sa limba sarda, a manera chi s’Assessoradu a sa cultura potzat destinare a su nessi, pro su 2012, su 2% de su preventivu suo a sa limba sarda, e su 3% pro su 2013.

Amento chi in su Bilanciu de su 2011 s’Assessoradu at destinadu su 0,4%: una brigungia manna!

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 16-2-2012

Ultima lezione del Corso di Letteratura sarda all’Università ndella Terza Età di Quartu

 

 

Corso di Letteratura e poesia sarda tenuto all’Università della Terza Età di Quartu da

Francesco CASULA

 

Lezione 16° Quartu 14-2-2012

 

Con la lezione di oggi si conclude il Corso. Si analizzeranno alcune poesie di poeti contemporanei fra cui quelle riportate di Maddalena Frau, Santino Marteddu e Eliseo Spiga.

 

Maddalena Frau, ollolaese, poetessa de gabbale, che ha al suo attivo tre pregevoli sillogi poetiche: “Lugore de luna” (2002), “Sas meravillas de don Bosco” (2005) e Tramas de seda (2011).

A uno degli ultimi ritrovati tecnologici: l’I-Pod, un lettore di musica digitale basato su hard disk e memoria flash, che sta spopolando soprattutto fra i giovani, l’Autrice dedica una fulminante poesia, S’Aipoddu, che ha vinto, meritatamente, il Primo Premio nel Concorso di Poesia satirica “Larentu Ilieschi” di Ploaghe il 26 Giugno scorso. La poesia con garbo, quasi amabilmente, con il gusto della caricatura e della parodia, mette  in luce gli aspetti paradossali, ridicoli e comici di Efisineddu, ormai “schiavo” del nuovo dio giovanile oltre che di tutto il ciarpame modaiolo distribuito a piene mani dalla TV e dalla Pubblicità.

 

 

Santino Marteddu, di Orotelli, è vincitore nella seconda edizione del Premio di poesia di Escalaplano, con la poesia “Carrasegare”, una struggente rievocazione dell’adolescenza. Ecco due quartine:”Ah cantu fogu in corpus m’intendia/cando bos astringhia in bratzos forte/tando pariat chi sa bona sorte/aeret favoridu a mie ebia!/E in sas carres bostras a undadas/currian prepotentes sos disizos/e sas laras de mele e sos lampizos/fin promissas de nottes alluscadas!”.

 

Il compianto Eliseo Spiga di Quartucciu, – di cui si riporta la poesia S’Isula e sa Zenia – scomparso il 21 Novembre scorso, “uno degli intellettuali più lucidi della Sardegna” (la definizione è della scrittrice e docente universitaria Nereide Rudas), uno dei principali promotori della proposta di legge di iniziativa popolare sul Bilinguismo nel lontano 1978- è stato uno dei cervelli più prestigiosi della Sardegna del ‘900).

Intellettuale sanguigno, irregolare e disorganico a Partiti e camarille, renitente e utopistico, è stato militante indipendentista, organizzatore di circoli politico-culturali, (come Città e Campagna), giornalista e fondatore dì giornali periodici, (come Nazione sarda e Tempus de Sardinnia)), animatore del movimento per il Bilinguismo, ideatore della Confederazione sindacale sarda (CSS). Nel 1968, già uscito dal  PCI, comincerà ad allontanarsi dalle ideologie della sinistra, nei confronti delle quali svilupperà una polemica costante finita successivamente nel distacco totale. E’ di questo periodo la pubblicazione con lo pseudonimo di Giuliano Cabitza, del saggio “Sardegna, rivolta contro la colonizzazione”, in cui comincia ad affacciare la sua propensione per l’autogoverno comunitario e la Sardegna non gli appariva più un puntino sperduto nel mappamondo, ma gli si ergeva come torre d’osservazione dei problemi del mondo e come oracolo premonitore di possibili destini diversi dell’umanità. Dopo un’intensa e pluridecennale attività pubblicistica, nel 1998 consegna alla stampa un suo romanzo, “Capezzoli di pietra”, Zonza editori. Nel 2000, lo stesso editore pubblica “Manifesto della gioventù eretica e del comunitarismo”, nel quale tenta di interpretare in riferimento alla realtà sarda, i principi e i valori della cultura nuragica comunitarista.

Alla fine del 2006 l’Editrice CUEC cura l’edizione dell’ultimo libro di Spiga col titolo “La sardità come utopia, note di un cospiratore”. In esso l’Autore, si ribella allo sfacelo e alla società alienata della apparente razionalità capitalistica del sistema occidentale, rifiutando le ideologie della modernità quali illuminismo, liberalismo e socialismo e auspicando la ricomposizione dell’unità del genere umano gravemente minacciato dai pericoli insiti nella “crisi dell’età moderna e dell’intera civiltà  prodotta dalla Storia”. 

 

 

 

S’AIPODDU (di Maddalena Frau di Ollolai-Sanluri)


Efisineddu andat in sa strada

cun s’origa attaccada a s’Aipoddu

e, a cropus de gambas e de coddu

fueddat cun sa musica Repada.

 

In sa busciacca de su cratzoneddu

ci ficchit su lettori musicanti;

de musica moderna deliranti

si ndi prenat su coru e su xrobeddu.

 

A cratzonis calaus a mesugonna,

a cufiedda cun su lecca-lecca

ndi bogat su macchini ‘e discoteca

cun Paf Daddi, Beionse, Madonna…

 

Baddendu Roch En Rollu iscadenau,

e Tecno e Fanchi sbanda-sbanda

si callincunu ddi fait domanda

non bidi e no intendit: stontonau!

 

Cun s’Aipodu fintzas in sa scola:

Tu-tum! Tu-tum! Su filu chiassosu,

su discenti modernu gioiosu

de letzioni fait sa cassola.

 

Si corcat e si pesat Efisinu

Cun s’origa attaccada a s’Aipoddu

Pappat e dormit a corpus de coddu,

a sartius in domu e in camminu.

 

Su babbu allirgu, tziu Piriccu Soddu

Cun sa mammai totu affainada

Impari si dda faint sa repada

A sartieddus e corpus de soddu…

Cun s’origa attaccada a s’Aipoddu.

 


 

L’I-POD


Efisietto va nella strada

Con l’I-Pod attaccato all’orecchio,

sgambettando e scuotendo le spalle

seguendo la musica Rap.

 

Dentro la tasca dei pantaloni

Infila il lettore MP3

E di musica moderna e frenetica

Si riempie il cuore e la mente.

 

Con i calzoni larghi a vita bassa

Con le cuffie e con lecca-lecca

Si agita con la musica da discoteca

Con Puff Daddy, Beyonce, Madonna…

 

Si scatena ballando il Rock’n Roll,

ancheggiando Techno e Funky,

e se qualcuno gli rivolge una domanda

nulla vede e nulla sente: frastornato!Porta l’I-Pod anche a scuola:

Tum-tum! Tum-tum! risuona l’auricolare,

Lo studente moderno gioioso

Ne fa miscuglio con la lezione.

 

Efisietto si alza e si corica

Con l’I-Pod attaccato all’orecchio.

Mangia e dorme scuotendo le spalle

saltellando in casa, dentro e fuori.

 

Il padre felice, Signor Pietro Soddu,

con la mamma affaccendata

a suon di musica Rap

saltellano e sborsano quattrini…

con l’I.Pod attaccato all’orecchio…

 

 

 

 


UMBRAS ISMENTIGADAS (di Maddalena Frau)


Palas a sole umbrande

in terra a coda lada

tzias iscrariande

sutta sa contonada

 

Donni borta ‘e die

cuntentas, puntuales

si sediant inie

sas bighinas negales.

 

Tiravant sa corria

a mossos e a ungrèddas

sa vida consumìa

umbrande in sas mureddas.

 

Prenavant sos cherrìgos

corves e coinzòlos

de brullas, de antigos

contos amorazòlos…

 

Curriat sa livria

apetigande tottu

pistande s’iscrarìa

in su tempus connotu.

 

Cussas manos nodosas

tottu pinnicronadàs

nde torrvant grabòsas

bellas innadigàdas.

 

Nde faghiant trumentu

cussas manos nieddas!

Ite divertimentu

pro sas criaturèddas!

 

Sas novas de sa bidda

contavant a ispàntu…

Su fragu de s’armidda

punghiat cada tantu.

 

Sa roba meriande

su pastore dormiu

tzias iscrariande

in beranu e istìu.

 

Bolavant sos puzònes

supra de s’iscrarìa

pintàda a pibìones

de seda colorìa.

 

Sas corves a trintzèra

poniant in su carru…

E Basili cun Pera

pipande a zigarru.

 

Nde faghiant camminu

a piccu de sudore…

e pro carchi sisinu

pro ozu e pro laore.

 

–E corves! E cherrigos!

naravat cudda tzia

in sos tempos antigos

foras de bidda mia.

 

Corves e canistèddas

comporavat s’istranzu

Sutta sas murighèddas

naschiat su balanzu.

 

Cussa manos nodosas

tottu l’as appo amadas,

galànas e grabosas…

Umbras ismentigadas.

 

 

Però sa Musa mia

Mi ghirat cun su bentu

Da boghe e cudda tzia…

Umbras de Gennargentu.

 

–E corves! E cherrigos!… –

Mi cantat donni die

–E corves e cherrìgos!

A comporare benìe!… –

 

 


 


CARRASECARE (di Santino Marteddu -Siniscola)

 


Ajò, comà, chi andamus a ballare

a sa tzitade cara a Don Bainzu;

est tantu tempus chi apo pistichinzu

de che torrare pro Carrasecare.

 

Bos ammentades? Como sun trint’annos,

che puddu e puddichina totu alluttos,

sos sonnos de sa vida non fin ruttos,

ne penas suffriamus ne ingannos.

 

Ah, cantu focu in corpus m’intendia

cando bos astringhia in bratzos forte,

tando pariat chi sa bona sorte

aeret favoridu a mie ebia !

 

E in sas carres bostras, a undadas,

currian prepotentes sos disizos

e sas laras de mele e sos lampizos

fin promissas de nottes alluscadas !

 

Carrasecare ‘e ballos e de cantos

chi sos coros nos at ammaliadu!

Pustis sa vida nos at separadu,

ambos in chirca ‘e atteros incantos.

 

 

 

 

Jeo attera rosa apo collidu

vois ateru frore ades sutzadu,

ma su coro in segretu at cuerradu

s’ammaju ‘e cussu sonnu proibidu !

 

Sos annos sun bolados sentza pasu,

sas bramas isvanidas manu manu,

ma fintzas oe chi so pili canu

so ancora sididu ‘e carchi asu.

 

Ah, punna macca… e maccu sonniare !

Però, ajò, ‘estidebos a gala,

e a dispettu ‘e calchi limba mala,

de nou nos tucamus a ballare !

 

E cras manzanu, finidu s’incantu,

istracos mortos de divertimentu,

chin d’unu ‘asu lizeri che bentu,

nos dispedimus sentza rimpiantu.

 

 

 

 

 


 

S’ISULA E SA ZENIA

(di Eliseo Spiga Quartucciu)

 

Est torrendi a nudda,

morendisì,

sa prus felizi,

e libera,

e donosa,

portu de chini circat libertadi,

Isula de su Mediterranèu,

steddu de mundu intreu.

 

Baxei in Sardinna,

is aregus


cunzillaiant

 

a is fillus

 

e nebodis,

 

ca in sa prus bella de is isulas

 

eis a essiri in sos seculos

 

fìeramenti liberos.

 

 

 

Sa boxi de s’Isula,

 

a cuncordu

 

de deximilla

 

nuraxis, est

 

oi in dì

 

isceti schiliu de caganìu,

 

murrungiu de intellettuali.

 

Non balit un arriali.

 

 

 

Cussa boxi binciat,

 

giumpada,

 

bentus e maris.

 

Boxi forti

 

d’Europa,

 

de barbarus pagu civilizaus,

 

in comunidadis aministraus

 

in totu is bixinaus.

 

 

 

Cantaiat is tempus,

 

stugiaus,

 

chi is umanus

 

si biviant

 

in is biddas

 

soberanas, e si guvernaiant

 

cun giustissia e dinnidadi,

 

foras de sa falsidadi.

 

 

 

Cantaiat de candu

 

su populu

 

fiat felizi

 

e siguru

 

chena reis,

 

corroxinendi a die intera,

 

chene predis, baulendi po nudda,

 

e meris seghendi sa budha.

 

 

 

Como, tropu tirannus

 

cumandana

 

in donni logu.

 

Totucantu

 

Sdorrobendi.

 

S’Isula, de soberana e ricca,

 

est fatta scraua e afrigìa,

 

bisongiosa e sidìa.

 

 

 

Sunt torrendi a nudda,

 

morendisì… impari…

 

s’Isula cun custa sarda Zenìa.

 

Impari. Un’unica angonia.

 

 

 

 

 

 

 

Sulcis: i predatori di oggi come quelli di ieri.

 

ECCO I NUOVI

“SPOGLIATORI

DI CADAVERI”

di Francesco Casula

Gramsci in un articolo del 1919 sull’Avanti, fortemente critico nei confronti della politica italiana postunitaria, scrive di 4 specie di “spogliatori di cadaveri” in Sardegna. Due sono particolarmente illuminanti e persino drammaticamente attuali, specie in riferimento alla situazione del Sulcis oggi. Sono gli spogliatori di cadaveri che sbarcano dalla Francia, dal Belgio e da Torino per un’attività di pura rapina delle risorse del sottosuolo: non industria mineraria moderna dunque, ma pura fase di estrazione, senza paralleli impianti per la riduzione del greggio e senza industrie derivate e di trasformazione. Con i minatori che durante il lavoro mangiano un tozzo di pane nero e per companatico polvere di calamina. Ai Francesi (presenti soprattutto a Buggerru e a Montevecchio) ai Belgi (presenti a Iglesias) e ai Torinesi (che sfruttano le miniere di Bacu Abis, Caput Acquas e Monteponi, con Baudi di Vesme) si aggiungeranno gli Inglesi (che otterranno la concessione dello sfruttamento del pimbo-zinco di San Giovanni) e i tedeschi (a Ingurtosu). Con loro arriveranno un codazzo di tecnici e managers: fra gli altri Giulio Keller, un esule ungherese e Karl Marx (che non ha niente a che fare col famoso rivoluzionario).

Una seconda specie di spogliatori di cadaveri che irrompono in Sardegna alla fine dell’800, dopo la rottura dei trattati doganali con la Francia, sono gli industriali caseari. I signori Castelli – scrive Gramsci – vengono dal Lazio nel 1890, molti altri li seguono arrivando dal Napoletano e dalla Toscana. Il meccanismo dello sfruttamento (“ed è un lascito della borghesia peninsulare non più rimosso”) è semplice : al pastore che deve fare i conti con gli affitti del pascolo e con l’esattore, l’industriale concede i soldi per l’affitto in cambio di una quantità di latte il cui prezzo a litro è fissato vessatoriamente dallo stesso industriale. Il prezzo del formaggio cresce ma va ai caseari e ai proprietari del pascolo. Non a chi lo produce.

Mutatis mutandis: come non vedere negli industriali  che sfruttano le miniere del Sulcis alla fine dell’800, le multinazionali che oggi, dopo aver intascato i finanziamenti pubblici, s’involano con il malloppo, seminando disoccupazione e disperazione fra i Sardi? E gli industriali del latte di oggi, non fissano arbitrariamente il prezzo, esattamente come quelli di ieri?

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 13-2-2012

Verso il Convegno sulla rivolta di Palabanda

Documentazione per il Convegno sulla rivolta di Palabanda

Chi fosse interessato al Convegno sulla rivolta di Palabanda che si terrà quest’anno in occasione del Bicentenario (30 Ottobre) può visitare il sito semplicemente cliccando PRO PALABANDA  dove può trovare della documentazione storica e bibliografica e dove può scrivere riflessioni e considerazioni sulla drammatica ed eroica vicenda storica di inizio Ottocento.

 

Testi fondamentali sulla vicenda

1.La rivolta tradita di Maria Pes

La congiura di Palabanda e i Savoia in Sardegna

Introduzione di Giuseppe Serri

CUEC, Cagliari 1994

 

 

2. Una pagina di storia cagliaritana

“La congiura di Palabanda” di Enrico Marcialis

Ed. Società Poligrafica sarda, Cagliari, Cagliari 1992

 

La vicenda è trattata inoltre da molti storici, segnalo

1.  Pietro Martini : Compendio della storia di Sardegna (pagine 60-84)

2.Giovanni Siotto Pintor: Storia civile dei popoli sardi dal 1798 al 1848 (pagine 215-244)

 

 

 

Il rimborso elettorale ai Partiti? Legge delinquenziale.

I SOLDI DI LUSI E IL DANNO PER GLI ISCRITTI.

di Francesco Casula

La vicenda del senatore Lusi  – “autobonificatosi” con 13 milioni di euro sottratti alle casse de La Margherita – non può essere derubricata a semplice latrocinio. Assume valenze più ampie che attengono alla moralità della politica, al ruolo dei Partiti e alla stessa democrazia e sovranità popolare. Quest’ultima, in particolare, è stata  gravemente violata e bypassata. In barba infatti al referendum dell’aprile del  1993 con cui il 90,3% dei cittadini italiani si esprimevano a favore dell’‘abrogazione della norma sul finanziamento pubblico ai partiti, questi, surrettiziamente, nello stesso anno, a dicembre, lo reintroducono, come “contributo per le spese elettorali” con la legge 515. La normativa verrà più volte modificata, aumentando vieppiù a dismisura l’ammontare da assegnare a ciascun Partito, fino alla legge attuale n. 51 del 23 febbraio 2006 con cui l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica l’aumento è esponenziale. Con la crisi politica italiana del 2008, i partiti iniziano infatti a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente le quote annuali relative alla XV e XVI Legislatura della Repubblica. Per cui vengono finanziati anche Partiti zombi come La Margherita (che, in assenza di controlli, può permettere a un qualunque Lusi di sottrarre milioni di euro non a La Margherita ma ai contribuenti) e i Ds (scomparsi in seguito alla fusione nel Pd) o Forza Italia e Alleanza nazionale (defunti in seguito alla fusione nel Pdl). Che continuano a esistere esclusivamente come forzieri, per incassare milioni e milioni di Euro, proprio in virtù della legge 51. Legge delinquenziale, l’ha definita Massimo Cacciari. Una legge indecente, che non prevede alcun controllo sui finanziamenti. E smettiamola con la balla che “la politica ha i suoi costi”. I 2 miliardi e 200 milioni di Euro erogati dallo Stato ai Partiti dal 1994 ad oggi non sono andati alla “politica” ma ai gerarchi dei Partiti per farsi la loro pubblicità, le loro correnti, i loro convegni. La politica è fatta di militanza, di volontariato, di partecipazione, di movimenti di base, di circoli: cui di quei finanziamenti non arriva un’acca. C’è di più: paradossalmente, con quei miliardi di euro, lo Stato ingrassa e olia strutture burocratiche e centralistiche che non solo tendono a sopprimere la partecipazione democratica, ma infliggono un colpo ferale agli stessi iscritti ai Partiti.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 9-2-2012