cartas de logu

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Cartas

de logu

Scrittori sardi

allo specchio

Francesco Abate, Milena Agus, Antonella Anedda,

Giulio Angioni, Gavino Angius, Anonimo Giovane Scrittore,

 Antoni Arca, Efisio Cadoni, Alberto Capitta, Franco Carlini,

 Anna Castellino, Francesco Casula, Giulia Clarkson,

Pietro Clemente, Rossana Copez, Alessandro De Roma,

Annalisa Ferruzzi, Fiorella Ferruzzi, Marcello Fois,

 Franco Fresi, Maria Giacobbe, Nicola Lecca, Gavino Ledda,

Dino Maccioni, Paolo Maccioni, Giacomo Mameli,

 Salvatore Mannuzzu, Giuseppe Marci, Gianni Marilotti,

Luciano Marrocu, Alberto Melis, Michela Murgia,

Nino Nonnis, Salvatore Pinna, Natalino Piras, Bianca Pitzorno,

Antonio Puddu, Raffaele Puddu, Bruno Rombi,

 Mariangela Sedda, Giorgio Todde, Bruno Tognolini

 

 

 

CUEC

Sardo a scuola

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Il Sardo a scuola chiesto in ottave.

di Francesco Casula*

Sabato scorso scrivevo della discussione in atto nell’8° Commissione consiliare regionale di tre proposte di legge riguardanti l’istruzione e la formazione professionale, rispettivamente del PDS’AZ, di Forza Italia e della Giunta. Sabato stesso ricevo 5 ottave dal Professor Michele Podda, già sindaco di Ollolai negli anni ’80, ed oggi fortemente impegnato sul fronte del Bilinguismo dopo ben quarant’anni di insegnamento, prima nelle scuole elementari e poi nelle superiori.

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Tra il serio e il faceto il Prof. Podda afferma di essere disposto a rinunciare all’aragosta e mangiar solo pane e formaggio, di lavorare senza posa e persino di baciare Soru e Atzeri –pur “belle feos”- a patto che “ponzan sa limba sarda intro ‘e s’iscola”. Se si metteranno d’accordo, predisponendo una proposta unitaria che preveda l’insegnamento del Sardo a scuola, il professore di Ollolai, è disposto a invitare a pranzo l’intera Commissione. Per mangiar arrosto di carne, anche a costo di rubarla. Ma ecco le ottave: 1.So dispostu a papare pane e casu/ aligusta lassande e milindreos/ perdende parte de sos dinares meos/ e triballande gratis chene pasu;/ m’aconco puru a lis dare unu basu/ a Soru e Atzeri, belle chi sun feos;/ bastas chi fatzan una cosa sola:/ ponzan sa limba sarda intro ‘e s’iscola/ 2.Amentade bintunu de frearju/ una die de su duamiza e ses,/ intro ‘e sas propostas, chi sun tres/ sa prima, fat’a punta de atzarju,/ Atzeri ponet in su lemenarju/ de sa Regione sarda, si mi cres;/ La Spisa in martzu sighit cussa ia/ in maju che ponet fatu Pilia./ 3. Po menzus narrer est solu sa prima/ sa chi dat a securu bonu isperu/ càtedras e programas sun abberu/ postos in craru a lis dare frima/ e, sa cosa chi prus li tenzo istima,/ ch’intro un’annu tenzat cussideru./ Sa prima est sa chi cherjo ch’apròvene,/ Pilia e La Spisa la mezòrene/. 4.Sas propostas las ana presentadas/ totas tres a s’Otava Cumissione,/ como la faghen sa discussione/ po las ponner in una collocadas,/ pustis sortidas e bene sestadas/ nde faghen una impare a cumone;/ como est inoghe, Pepinu Balia,/ chi lu ‘idimus si nd’as balentia./ 5.Si cussu faghen, mì sa rughe, zuro/ chi a sa Cumissione totu intrea/ petza a arrostu cogo a manu mea/ chi si non nd’apo ando e bi la furo;/ però si no l’aprovan, torra zuro,/ solos los casso e lis ponzo tropea,/ chi la oghen cun una crae sola/ ponende su sardu intro s’iscola.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna il 2-8.8)

Fuga di cervelli


E’ inevitabile la fuga dei cervelli?

di Francesco Casula*

Il problema dell’emigrazione è stato derubricato dall’agenda politica italiana e sarda. Come se oramai fosse risolto e consegnato definitivamente al passato. Così invece non è. Certo non assume più le proporzioni di un secolo fa quando, nei 50 anni che seguirono l’unità d’Italia (1867-1910), ben nove milioni di persone –di cui il 64% provenienti dal Meridione- lasciarono l’Italia per emigrare soprattutto negli Stati Uniti. E neppure l’emigrazione odierna rassomiglia a quella che negli anni ’60, quando decine di migliaia di giovani sardi abbandonarono i nostri paesi, desertificandoli, per cercare lavoro e fortuna specie nella Germania.

L’emigrazione sarda odierna, certo più limitata rispetto al passato, riguarda sempre più laureati, ricercatori, giovani di alta cultura che non potendo mettere a frutto la loro professionalità in loco sono costretti a emigrare nei paesi europei ed extraeuropei ad alta intensità di innovazione e di ricerca. E non c’è da meravigliarsi: l’Italia è lo Stato che investe nella ricerca meno dell’1% del suo prodotto interno lordo! Una emigrazione che impoverisce la nostra terra privandola spesso delle “eccellenze” intellettuali.

Cancellata –dicevo- dalle agende del governo italiano come di quello sardo, il fenomeno dell’emigrazione in molti paesi sardi, ormai annualmente, viene proposto alla discussione e al confronto delle popolazioni. L’occasione è offerta dal rientro di molti emigrati, nel mese di Agosto, nei paesi d’origine. Spesso si tratta di iniziative estremamente interessanti, che non si limitano alla “Festa” ma coinvolgono emigrati e popolazione in un dibattito sul “pianeta emigrazione”. Va in questa direzione l’iniziativa voluta soprattutto dal sindaco Vincenzo Demontis e promossa dal Comune di Escalaplano il 13 Agosto scorso, tesa fra l’altro a far conoscere e valorizzare le opere artistiche degli escalaplanesi emigrati: particolarmente interessante a questo proposito una mostra di ceramiche prodotte da alcune donne.

La serata è stata conclusa da un gruppo musicale, “Ateros”, che voglio segnalare per l’intelligenza dei testi e la gradevolezza della musica. E’ composto da Fabrizio Noli (voce), Gianni Ballicu (basso), Massimo Ballicu (chitarre), Adamo Pitzanti (tastiere).

Cantano prevalentemente in lingua sarda: cherimus cantare in limba –dicono in una loro canzone- ca semus de custa terra, de custa terra tinta.

*storico

 

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(Pubblicato su Il Sardegna del 30-8-08)

 

 

Bilinguismo

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Proposte di legge e bilinguismo

 

di Francesco Casula*

 

Nell’Ottava Commissione del Consiglio regionale – quella sulla Cultura- in questi giorni si discute di due proposte di Legge presentate dal Partito sardo e  da Forza Italia e di un Disegno di Legge della Giunta sull’istruzione e la formazione professionale. A parte il ritardo –quella del PSD’Az risale al 21 Febbraio del 2006, quella forzista al 31 Marzo e quella della Giunta al 3 Maggio dello stesso anno- si è arrivati ad affrontare uno dei temi più importanti e decisivi per la società sarda non solo a fine legislatura ma senza un vero confronto nel Consiglio, fra le varie forze politiche, e nella società sarda, almeno fra gli operatori: docenti etc.

Dei 40 e più articoli delle singole proposte voglio analizzarne uno: quello concernente la lingua e la cultura sarda. A questa problematica Forza Italia dedica l’art.6 in cui sostiene la valorizzazione della cultura sarda e della lingua della Sardegna attraverso interventi che riguardano la formazione degli insegnanti, l’ampliamento delle conoscenze degli alunni, le attività di studio e di ricerca finalizzate alla progettazione didattica, la promozione della conoscenza del patrimonio culturale sardo.

Il disegno di Legge della Giunta nell’art.16 parla di tutela e valorizzazione, a partire dalla scuola per l’infanzia, della conoscenza del patrimonio culturale, storico, artistico ambientale e linguistico della Sardegna. E fra gli interventi prevede quello di formare e aggiornare gli insegnanti, lo studio e la sperimentazione didattica, la produzione di sussidi didattici.

Come ognuno può notare si tratta o di dichiarazioni di principio o di proposte vecchie e arretrate. Dopo più di un decennio dalla Legge 26 –riguardante proprio la tutela e la valorizzazione della lingua e cultura sarda- che ha favorito sperimentazioni e progetti da parte di singoli docenti o specifiche scuole, dai Consiglieri regionali era lecito aspettarsi ben altro che ulteriori e generiche chiacchiere su tutela e valorizzazione del Sardo. Era lecito aspettarsi una decisione precisa e semplice: l’istituzione delle cattedre di lingua e cultura sarda con relativi programmi didattici e dunque l’insegnamento delle stesse nelle scuole di ogni ordine e grado della Sardegna. Come sostiene nell’art.6 del suo Disegno di legge il PSD’Az, primo firmatario Atzeri. Senza questa proposta, ogni discorso sul bilinguismo è puro flatus vocis.

*storico

 

(Pubblicato su Il Sardegna del 26-7-08)