Festival di San Remo

I pifferai di regime che suonano contro Celentano.

di Francesco Casula

Celentano è un cantante delizioso, dai testi mai banali e che rifuggono il sentimentalismo lagrimoso, svenevole  e melenso. Molti sono intensamente sociali e anticipano, denunciandoli, fenomeni come l’urbanesimo selvaggio con la cementificazione e l’asfalto che devastano la natura e inquinano l’ambiente: è il caso di Ragazzi della via Gluck. A significare che il personaggio non può essere recintato nel ghetto della “canzonetta”: egli infatti pensa, denuncia, protesta. Da qualche decennio ama anche fare il “predicatore”. Come ha fatto nell’ultimo Festival di San Remo. Suscitando vaste e numerose polemiche. Con la ciclopica macchina mediatica che lo ha riempito di insulti, contumelie e improperi. Con i pifferai di regime che si sono scoperti difensori della libertà di stampa: quando in realtà sono in genere i trombettieri di Cesare e del potere.  Sono infatti quelli stessi che non biascicano verbo a proposito della “morte” di giornali come il Manifesto, una delle poche voci libere in Italia. Che magari plaudono alla “cacciata” dei vari Luttazzi, Santoro, Dandini. Certo, grammatici e filologi possono discettare sulla narrazione e l’eloquio di Celentano. E trovare limiti ed errori. Probabilmente quel “Famiglia Cristiana e l’Avvenire dovrebbero essere chiusi” è stato un errore e comunque si presta a malintesi. Ma perché guardare il dito di Celentano e non la luna che indica? Forse che non è vero che i due giornali, spesso, rimangono impastoiati, nella politica politicante, negli interessi partitici, nei giochi di potere? Invece di annunciare l’ευαγγελιον (euanghelion) ovvero il messaggio e il progetto di Cristo? Come dovrebbero fare giornali che, programmaticamente. si definiscono “cristiani” o sono portavoce dei Vescovi, come Famiglia Cristiana appunto e l’Avvenire? Perché non imparano da Don Gallo, il prete genovese – non a caso ricordato da Celentano – che quel messaggio cristiano non solo predica ma pratica fino in fondo, svolgendo il suo servizio non come un mestiere ma un ministero evangelico e profetico di salvezza? Vivendo la Chiesa non come struttura e istituzione gerarchica, irrigidita e tesa alla conservazione del passato e dell’establishement, ma come comunità aperta, accettando e incrociando il frastuono dell’esistenza, occupandosi non solo dei fedeli ma di tutti gli uomini e soprattutto dei diseredati?

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 24-2-2012

 

Festival di San Remoultima modifica: 2012-02-24T10:12:54+01:00da zicu1
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