Il rimborso elettorale ai Partiti? Legge delinquenziale.

I SOLDI DI LUSI E IL DANNO PER GLI ISCRITTI.

di Francesco Casula

La vicenda del senatore Lusi  – “autobonificatosi” con 13 milioni di euro sottratti alle casse de La Margherita – non può essere derubricata a semplice latrocinio. Assume valenze più ampie che attengono alla moralità della politica, al ruolo dei Partiti e alla stessa democrazia e sovranità popolare. Quest’ultima, in particolare, è stata  gravemente violata e bypassata. In barba infatti al referendum dell’aprile del  1993 con cui il 90,3% dei cittadini italiani si esprimevano a favore dell’‘abrogazione della norma sul finanziamento pubblico ai partiti, questi, surrettiziamente, nello stesso anno, a dicembre, lo reintroducono, come “contributo per le spese elettorali” con la legge 515. La normativa verrà più volte modificata, aumentando vieppiù a dismisura l’ammontare da assegnare a ciascun Partito, fino alla legge attuale n. 51 del 23 febbraio 2006 con cui l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica l’aumento è esponenziale. Con la crisi politica italiana del 2008, i partiti iniziano infatti a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente le quote annuali relative alla XV e XVI Legislatura della Repubblica. Per cui vengono finanziati anche Partiti zombi come La Margherita (che, in assenza di controlli, può permettere a un qualunque Lusi di sottrarre milioni di euro non a La Margherita ma ai contribuenti) e i Ds (scomparsi in seguito alla fusione nel Pd) o Forza Italia e Alleanza nazionale (defunti in seguito alla fusione nel Pdl). Che continuano a esistere esclusivamente come forzieri, per incassare milioni e milioni di Euro, proprio in virtù della legge 51. Legge delinquenziale, l’ha definita Massimo Cacciari. Una legge indecente, che non prevede alcun controllo sui finanziamenti. E smettiamola con la balla che “la politica ha i suoi costi”. I 2 miliardi e 200 milioni di Euro erogati dallo Stato ai Partiti dal 1994 ad oggi non sono andati alla “politica” ma ai gerarchi dei Partiti per farsi la loro pubblicità, le loro correnti, i loro convegni. La politica è fatta di militanza, di volontariato, di partecipazione, di movimenti di base, di circoli: cui di quei finanziamenti non arriva un’acca. C’è di più: paradossalmente, con quei miliardi di euro, lo Stato ingrassa e olia strutture burocratiche e centralistiche che non solo tendono a sopprimere la partecipazione democratica, ma infliggono un colpo ferale agli stessi iscritti ai Partiti.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 9-2-2012

 

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