Recensioni

A proposito del saggio di Francesco Casula su

La lingua sarda e l’insegnamento a scuola:

di Vincenzo Mereu*

      Il tempo col suo volgere inarrestabile stende la sua coltre d’oblio, non solo sugli uomini e le cose, ma anche sulle grandi civiltà, sì che valori e magnificenze, culture e modi di vita restano senza voce e sconosciute per secoli e millenni. Poi la Storia, maestra di vita, suscita ingegni di pensiero e di arte che riscoprono quei mondi che sembravano perduti per sempre e la civiltà riprende il suo corso e fa un balzo in avanti. E’ proprio ciò che è avvenuto nel Quattrocento e nel Cinquecento, quando filosofi, storici ed artisti riscoprirono la civiltà greca e latina, dando corso alle grandi conquiste culturali dell’Umanesimo e del Rinascimento, che hanno permeato di sé i secoli successivi: l’Illuminismo prima e il Romanticismo poi. Un esempio di rinascita spirituale e culturale, che deve servire di modello in questo nostro tempo, in cui l’onda malefica del falso modernismo globalizzato, pianifica e soffoca i grandi valori storici culturali etnici, patrimonio inestimabile di tante nazioni sparse nel mondo, fra cui la Sardegna nella sua unicità storica, archeologica, culturale e linguistica.

I primi che hanno avvertito la necessità culturale di riscoprire il valore storico e identitario di quelle etnie sono stati i Patres Conscripti della Costituente italiana, come ha precisato il Prof. Francesco Casula nel libro preso in esame, che nella Carta Costituzionale hanno inserito l’art. 6, per l’esplicita tutela e valorizzazione delle diverse etnie esistenti nel territorio italiano,così precisato : “ La repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche “.

Il presente libro del Prof. Casula, storico e letterato,“ La lingua sarda e l’insegnamento a scuola. La legislazione europea italiana e sarda a tutela delle minoranze linguistiche “ pubblicato da “Alfa Editrice“ di Quartu Sant’Elena, mette in evidenza che, a seguito di questa grande conquista giuridica, molte altre norme e iniziative sono  state approvate e realizzate a livello europeo, nazionale e regionale,  per i Diritti Umani Linguistici, presentate nel testo con ampi e opportuni commenti: l’O.C.S.E. che ha istituito l’Alto Commissariato per le Minoranze Nazionali; la Carta Europea; il Consiglio d’Europa; la Legge n° 482 del1999 intitolata “Norme di tutela delle minoranze linguistiche storiche”; la fondazione de “ Su Comitau pro sa limba sarda “ con la raccolta di 13.650 firme; la presentazione al Consiglio regionale di una proposta di legge, per iniziativa di “Nazione Sarda“,  “Sardegna Cultura“ e “Mezzogiorno d’Europa“, di iniziativa anche popolare..     

       Il presente libro  è opera di grande rilievo storico e letterario, per la compiutezza del suo insieme, per l’infinita ricognizione storica di date, di elementi lessicali che si sono sovrapposti alla lingua sarda nel corso dei secoli, per la consultazione e lettura di scritti antichi e moderni da parte dell’autore, testimonianti l’origine della lingua sarda e la sua crescita e sviluppo nel tempo; per la denuncia delle azioni politiche e singoli interventi, atti a svilire la lingua sarda e bandirla dalla comune parlata del popolo e dalle scuole, per avere onorato le iniziative di illustri cittadini e di personalità del mondo della cultura, che si sono impegnati con competenza, tenacia e passione per il riconoscimento della lingua sarda, come lingua ufficiale della Nazione Sarda e scuotere la classe politica sarda, indifferente o addirittura ostile al riconoscimento pubblico e giuridico della lingua sarda, come valore fondante dell’identità etnonazionale della Sardegna.

Puntuale la riscoperta dei vocaboli lasciati nella lingua sarda, nei toponimi, nelle piante e in tutta la parlata di allora, dalle dominazioni subìte dalla Sardegna: Fenici, Punici, Romani, Vandali, Bizantini, Pisani, Genovesi, Catalani, Spagnoli, Piemontesi. Una lingua così fatta, durata presso i Sardi per tanti secoli, fino alla cacciata dalla scuola dal Fascismo.             

Da tutto questo si intuisce la competenza, la costanza e la passione con cui il Prof. Casula ha dato voce al suo libro, prezioso per la conoscenza delle vicissitudini attraversate dalla lingua sarda, nel suo lungo percorso attraverso il tempo. Ciò non ci può meravigliare, se appena si pensa all’impegno con cui il Prof. Casula, ormai da tanti decenni, s’impegna nella battaglia per la salvaguardia della storia, della cultura, dell’identità sarda e soprattutto della lingua sarda, con centinaia di articoli sui giornali, riunioni e convegni, essendo stato anche per anni componente dell’Osservatorio Regionale per la lingua sarda. Attività sempre tesa all’inserimento della lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado.

Se la lingua sarda non entrerà nelle scuole come materia d’insegnamento, nel volgere di pochi anni scomparirà del tutto, insieme alla sua storia e la sua cultura e la Sardegna perderà ogni traccia della sua identità, dissolta nel “mare magnum “ della globalizzazione mondiale. I valori etnici della Sardegna ormai hanno raggiunto il limite della loro sopravvivenza, sottoposta all’imperio degli abusi dei Governi centrali, addirittura con la perdita della sua identità territoriale:  la Costa Smeralda , data in pasto alla voracità dei miliardari di tutto il mondo, che ne hanno fatto i loro “Paradisi“, cancellandone ogni traccia di sardità, ormai interdetta agli stessi Sardi, accessibile solo ai giovani sardi per le pulizie delle ville di lor signori ; lungo le splendide coste colate di cemento che ne hanno deturpato l’immagine e sconvolto l’incantevole paesaggio; le belle colline della Marmilla sventrate dalle miniere d’oro degli Australiani, che si sono portati via circa dieci tonnellate d’oro, lasciando nel terreno il veleno del cianuro; immense aree costiere e interne occupate dalle piazzeforti militari, con le esercitazioni militari, che hanno recato malattie e morte fra le popolazioni confinanti. Così è stata deformata la bella immagine della amata Sardegna. Storia, Cultura e Lingua sarda hanno subìto la stessa sorte. Questo e altro ancora ha comportato  l’opera nefasta permessa e incoraggiata dalla classe politica sarda, condotta durante tutti i decenni dell’Istituto autonomistico.

Oggi la situazione identitaria della Sardegna si presenta ancor più grave: ormai continentalizzata, sta perdendo ogni tassello della sua bella immagine e, “sic stantibus rebus“, ( stando così le cose ) è prevedibile anche che vengano istituite cattedre di lingua lombarda, considerato che molti sardi già parlano con inflessioni di voce caratteristiche di fonemi milanesi. Considerata tale situazione il prezioso patrimonio storico e museale resterà confinato entro le mura dei musei, fra l’indifferenza di tutti o destinato alla distratta curiosità del turista. Che cosa fare per recuperare l’identità della Sardegna con la sua lingua, la sua storia e la sua cultura, partendo dalle sue macerie? Creare una nuova coscienza identitaria del popolo? Impresa difficile, anzi impossibile, se si pensa alla pubblica mentalità ormai formata dalle convinzioni di un falso modernismo, creato dalle televisioni, asservite ai poteri perversi, e dalle luminarie abbaglianti, diffuse dagli stessi  politicanti sardi e dai politici-mercanti di oltre Tirreno, ormai insediati stabilmente in Sardegna. Da quanto è stato puntualizzato, risulta che la lingua sarda e la sua cultura, si potranno salvare soltanto con il loro inserimento nelle scuole: questa la proposta di Casula nel saggio che stiamo analizzando. A tal fine è indispensabile organizzare tanti convegni, distribuiti in diverse aree del territorio, con il coinvolgimento dei politici regionali, per convincerli a porre in essere provvedimenti legislativi, per l’introduzione della lingua sarda nei vari ordini e gradi della scuola e, anche per creare un certo risveglio identitario in seno al popolo.        

        Il recupero della lingua sarda non riguarda soltanto l’immagine storica della Sardegna, ma riguarda anche un grande arricchimento culturale. Infatti la lingua sarda non deve essere insegnata solo teoricamente, come si insegnano le lingue straniere e anche italiana, ma sulla base di una pedagogia moderna, come propone l’autore del libro nella prefazione e nel testo. Ciò comporta un assunto pedagogico e didattico volto alla “ ricerca attiva “, nel vasto campo della storia e dell’archeologia, delle tradizioni popolari e del prezioso patrimonio museale,   presente e conservato sapientemente in Sardegna. Occorre quindi una “Scuola Attiva“ e un insegnamento “oggettivo“, lasciati in eredità  dai grandi pedagogisti come:  il grande A. Ferrier , Amos Comenski, John Dewey, Giuseppe Lombardo Radice, e tanti altri della “Scuola Attiva“ che ha profondamente modificato il modo di “fare scuola“ nel secolo scorso e di apprendere la cultura, nel processo di formazione dei discenti.           

          Nella prospettiva di una scuola così organizzata, viene ampliato a dismisura il campo operativo delle conoscenze, apprese in maniera critica per la scoperta dei loro valori  e in maniera comparativa rispetto alle cose e ai modi di vita della società attuale e in rapporto alle altre culture. Da questa metodologia nascono i “Centri d’interesse“, che si propongono nel seguente esempio esplicativo: una scolaresca visita un museo archeologico, che possiede una infinità di reperti, tra i quali si osserva una falce arrugginita. Nasce spontanea la domanda: a che cosa è servita ? E’ servita per mietere il grano. Il grano diventa così un “centro d’interesse“ a cui la ricerca risponde con una serie di notizie: dopo la mietitura il grano col calpestio dei buoi e cavalli veniva ridotto in paglia e chicchi, che col vento venivano spagliati. Il grano così ripulito veniva conservato nei solai, da cui la massaia prendeva il tanto necessario per il pane per una settimana; il grano veniva macinato con la mola sarda fatta girare dall’asinello (osservare la mola sarda e il suo funzionamento) e così si otteneva la farina che veniva setacciata per togliere la crusca; la farina con acqua, sale e lievito veniva impastata e durante la notte veniva lavorata per ottenere un ottimo pane, che al mattino veniva infornato e cotto. Da queste notizie nasce la curiosità della ricerca che si arricchisce anche di altri particolari e di modi di vita. Il “centro d’interesse“  esemplificato è valido per ogni reperto museale, per i monumenti dell’antichità e per ogni altro tipo di ricerca .

 Altra fonte di ricerca le tradizioni popolari e il folklore, disponibili per puntuali osservazioni : i costumi caratteristici, strumenti musicali, organetto, launeddas, sulitu, musiche e canti che fanno sentire l’eco indimenticabili di fatti storici; infatti in certi canti e nenie vi risuona il pianto accorato delle mamme che perdevano le figlie rapite dai pirati, o esprimono la forza della ribellione dei Sardi all’arroganza dei dominatori, mentre le musiche esprimono incanti delle voci della bella Natura o gioie di avvenimenti festanti o il grido della rivolta per la libertà. Questo excursus pedagogico potrebbe sembrare fuori posto in questo breve commento, invece mette in evidenza il valore di quella lingua sarda illustrata e ampiamente commentata nel libro del Prof. Casula. La lingua sarda considerata in questo reale valore, nell’attività insegnativa diventa stimolo alla conoscenza e fonte inesauribile di cultura, aperta al confronto con le altre etnie e con la cultura dominante                     

         Il libro “ La lingua sarda e l’insegnamento nella scuola ….” , nuovo di edizione e di stile di  Francesco Casula, merita quindi un’attenta lettura, per l’ interesse, le riflessioni, le considerazioni che suscita nel lettore, polarizzato al recupero della lingua sarda e alla formazione di una nuova coscienza storica e identitaria della Sardegna. E che libro sarebbe se non suscitasse risposte?

*Vincenzo Mereu, già direttore didattico, scirttore. Fra l’altro è autore del romanzo “Messi d’oro sulle colline (ed. Contendium Cagliari 1999); Pupillu, Menduledda e su Dindu GLU’ GLU’” (Alfa Editrice,  Quartu, Maggio 2003) e altre opere.

 

 

 

 

Presentazione libri sulla Sardegna

Il 13 Agosto alle ore 18.00 nella Sala del Consiglio Comunale del municipio a Escalaplano, all’interno della :

 

Festa con gli emigrati 2010 – 5a Edizione

Francesco Casula

 

Presenterà due libri di escalaplanesi emigrate:

 

Gli anni della speranza di Anna Tolu e

Passo a quattro mori di Valentina Usala (Arkadia editore, Cagliari, 2010)

 

 

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postato da: francosardo alle ore 10/08/2010 13:03 | link | commenti | categorie: libri, scuola, francesco casula

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