La nuova legge elettorale approvata dal Consiglio regionale

LEGGE TRUFFA

DALL’ASPETTO

UN PO’ “ACERBO”

di Francesco Casula

Nel 1953, De Gasperi per garantire alla DC e ai suoi alleati una maggioranza su una linea centrista, fece approvare in Parlamento una legge che assegnava il 65% dei seggi alla Camera, al partito o al gruppo di partiti apparentati che avessero raggiunto il 50% più 1 dei voti. La Sinistra non solo criticò aspramente la legge, definendola “Legge truffa” ma fece ricorso all’ostruzionismo parlamentare. La nuova legge elettorale votata dal Consiglio regionale, in quanto a “truffa” sopravanza di gran lunga quella di De Gasperi, che al confronto risulta ultrademocratica. Prevede infatti la maggioranza assoluta dei consiglieri regionali (33 su 60) per il Partito o la coalizione che raggiunga il 25% dei suffragi!  Ovvero: chi ha il consenso di un quarto dell’elettorato ha diritto al 55%  dei seggi! Frugando nella storia mi son ritrovato invece una legge elettorale che rassomiglia molto a quella regionale votata recentemente: è la fascistissima legge del 1923, soprannominata “legge Acerbo” dal nome del proponente. La legge fu studiata per consolidare definitivamente il fascismo decapitando le opposizioni parlamentari. Essa con l’adozione del principio maggioritario assegnava due terzi dei seggi alla Camera  alla lista che avesse ottenuto più del 25% dei voti! Guarda caso la stessa percentuale dei voti che curiosamente il Consiglio ha deciso per poter assegnare il premio di maggioranza. Così un Partito o una coalizione con un quarto dei consensi popolari potrà disporre del 55% dei seggi e al rimanente 75% dei consensi verrà assegnato il 45% dei seggi. Una soluzione veramente bizzarra! E il diritto di rappresentanza popolare? Brutalmente negato. Ma c’è di più: con gli sbarramenti stabiliti, per potere accedere all’attribuzione dei seggi occorre che le liste di coalizione possano ottenere almeno il 10% dei voti e un singolo partito il 5%. A chi giova tutto ciò? Per evitare che minoranze “fastidiose” e che gruppi “alternativi” e di opposizione al consociativismo e all’inciucio PD-PDL, possano entrare  in Consiglio regionale: ad iniziare dagli Indipendentisti. I partiti minori invece, che si associno, subalterni ai due poli italioti, non hanno problemi: per loro nessun sbarramento. Vi è infine la decisione – peraltro presa dietro il vergognoso voto segreto –  di escludere la doppia preferenza. Così l’auspicato ricambio, con l’ingresso nel Consiglio di donne e giovani, è stato ancora una volta vanificato: la casta non molla! Ma stia attenta: potrebbero esserci delle sorprese.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 28-6-2013

 

 

La critica del linguista Roberto Bolognesi alla didattica nelle scuole sarde

 

A SCUOLA PIU’ LIMBA

E MENO DISPERSIONE

di Francesco Casula

La fine dell’anno scolastico ci consegna una scuola sarda “afflitta” da una serie di primati non proprio invidiabili, peraltro certificati impietosamente – da anni oramai – dall’INVALSI. Ad iniziare dalla dispersione scolastica che, anziché calare, sale. A documentarlo, questa volta è il Rapporto Cronos 2013 secondo cui a  partire dal 2007, in Sardegna la percentuale di abbandoni scolastici è cresciuta dal 21,8 al 25,1%, mentre in Italia si assesta sul 17,6%. Su questo fenomeno preoccupante interviene il professor Roberto Bolognesi, sardo di Villamassargia ma da decenni in Olanda. Attualmente è associato come ricercatore all´Università di Amsterdam e a quella di Groninga come docente di linguistica italiana. È autore del libro The Phonology of Campidanian Sardinian e di diversi articoli di fonologia e di linguistica sarda: fra l’altro è uno degli artefici e sostenitori de sa Limba sarda comuna (LSC). Argomenta Bolognesi :” Non so bene quali siano stati gli interventi, ma so con certezza che una cosa non è stata fatta: un’indagine mirata a stabilire il rapporto tra la dispersione scolastica e la lingua effettivamente usata dai giovani sardi. Una simile ricerca non esiste per la Sardegna e, a quanto mi risulta, non esiste per tutto il territorio dello stato italiano. Mi sembra altrettanto chiaro che deve esistere una discrepanza tra la lingua usata dai giovani sardi e la lingua che la scuola si aspetta da loro. Oggi il problema viene liquidato con una leggerezza che sconfina nella colpa, dicendo che tutti i giovani Sardi sono italofoni. Eppure a nessuno dei linguisti che operano in Sardegna, a nessuna delle università della Sardegna, a nessuno dei politici sardi – inclusi quelli democratici, sovranisti e indipendentisti – è venuto in mente di accertare quale sia effettivamente la situazione linguistica dei giovani Sardi e di cercare di comprendere quale sia il rapporto tra questa lingua e il fallimento scolastico. … I politici e gli intellettuali sardi continuano a rifiutarsi di prendere atto del fatto che la questione linguistica in Sardegna è tutt’altro che risolta. Evidentemente non hanno ancora superato il trauma della loro italianizzazione forzata”. Difficile non convenire. Per decenni l’impegno politico-sindacale è stato finalizzato esclusivamente alla risoluzione dei problemi strutturali (aule, laboratori, palestre) o a quello dei trasporti. O a quello del personale e degli organici. Si è invece trascurato del tutto una questione cruciale: la catastrofica situazione della didattica. E dunque dei contenuti e dei metodi di una scuola che risulta semplice e piatta succursale della scuola italiana. Nereide Rudas studia da anni il malessere psicologico dei Sardi: ancora non ha messo in conto gli effetti della repressione che la scuola italiana esercita sulla lingua materna. In Friuli  questa repressione non c’è più: sarà un caso che la dispersione scolastica in quella regione è così bassa? Di qui l’urgenza che la lingua sarda entri organicamente nei curricula scolastici, delle scuole di ogni ordine e grado: anche come strumento per iniziare a risolvere i problemi dello svantaggio culturale, e della stessa dispersione e mortalità scolastica come della precaria alfabetizzazione di gran parte della popolazione, evidente e diffusa a livello di scolarità di base ma anche superiore. Specie a livello comunicativo e lessicale. Che oggi risulta essere, in modo particolare nei giovani e negli stessi studenti, povero, banale, improprio, gergale.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 26-6-2013

Corso di Lingua sarda a Villacidro

 

Mercoledì 26 giugno a Villacidro (ore 16-19, presso la Mediateca comunale, a fianco del Consiglio Provinciale)  terrò la prima lezione del Corso di formazione di lingua sarda.

Il corso che terrò in Lingua sarda, rivolto ai dipendenti della pubblica amministrazione, è però aperto alla partecipazione di tutti i cittadini che ne fanno richiesta.

Tutor del Corso sarà Annalisa  Caboni che leggerà le seguenti poesie in sardo-campidanese .

 

Ottone Bacaredda. Nasce a Cagliari nel 1849 e vi muore nel 1921. Deputato al Parlamento e per molti anni sindaco di Cagliari, la sua produzione sardo-campidanese doveva essere molto vasta ma a noi è rimasta solo qualche sonetto. Personaggio da leggenda – si ricordano ancora is tempus de Bacaredda – a lui si attribuisce l’apoftegma candu non poteis pappai pezza pappai pisci, Ma ecco il sonetto chi ci interessa maggiormente, in cui il reazionario Bacaredda, pur senza fiele e senza cattiveria mette alla berlina una grottesca sommossa rivoluzionaria del popolo cagliaritano arrosciu de suffriri,.

 

SA RIVOLUZIONI

De terraprenu a sa Prazza ’e su trigu 26

est tottu sa zittadi avvolotara;

s’intendit un’ammuinu, unu murigu,

unu buddiri de genti sfainara.

 

Si bint’is faccis grogas che sa gêra

ghettant is ogus ciccidas che fogu,

bessit a pillu un’arrogu ’e bandera:

de boxis malas si prenit su logu.

 

Zerriant chi no’ est manera ’e si spiliri

chi non c’est caridari e religioni,

chi troppu seus arroscius de suffriri

e chin ci bollit sa rivoluzzioni!

 

E giai d’ognunu tocca de gorteddu

già si pigat de sanguini s’arrancu…

Heus a biri s’arruina de Casteddu

puit’hanti cresciu sa sparedda a francu.

 

 

Gaetano Canelles. Nato a Cagliari l’11 gennaio 1876 e ivi morto il 2 aprile 1942, Canelles discendeva da una delle più antiche famiglie del patriziato isolano, già appartenente a una casata catalana passata in Sardegna sin dai tempi della conquista dell’Infante Alfonso.

 

SU  MAIOLU

Sa lliaga prus manna de Casteddu

po chini no ddu scit est su majolu

chi de bidda ’n ddi benit solu-solu

po faî fortuna, ancora piccioccheddu

 

Bogau su callu e postu su cappeddu

istudiendi a moda de bestiolu

in sa vida senz’atturu consolu

de mixinas o leîs pigat s’aneddu!

 

Sa schina pinnighendi innoi o innia

allompit a zittari, o prus a susu:

tottu in Casteddu porit capitai!

 
Poniddi guantus, gruxis, oreria!

faiddu deputau, mancai de prusu;

ma de majolu non ddi bessit mai!

 

 

SU «SURCU»

Su «Surcu» dogna dì senz’ ’e arreposu

abbaulat a is carcangius de Cocco-Ortu,

scriendi, cu istili verenosu,

chi prim’ ’e s’ora dd’iat a bolli mortu!

 

Ddi narat chi è malignu, chi è gelosu

chi no tenit ingegnu e fueddu sciortu;

chi è stettiu a sa Sardigna perniciosu,

ch’ in dogn’affari hat tentu sempri tortu:

 

’ta lastima de tinta e de paperi!

perdius senza speranzia de fortuna!

’ta lastima ’e talentu spendiu mali!

 

Su «Surcu» a chini in conca portat sali

Ddi movit su corpus che sa pruna

E Coccu…s’in ddi strexit su paneri!

 

Teresa Mundula Crespellani. Sposata con l’avvocato Luigi Crespellani, già sindaco di Cagliari e presidente della regione sarda, sorella di Mercede Mundula, la poetessa cagliaritana più conosciuta in Italia nella prima metà del Novecento

 

SA FAMIGLIA DISGRAZIARA

Sa genti fiat passilla e ripassilla

piccioccus, piccioccas, babbu e filla

in Via Roma, cun su veru gosu

de si pigai su soli e s’arriposu.

 

Fem’appoggiau, stesiau de sa genti

in su spuntoni de sa Rinascenti

cun d’unu amigu chi no hemu prus biu

leggiu  che tiaulu, basciu che pipiu.

 

Passant duas piccioccas arriendi

a facci ’e cuaddu chi parit mussiendi

«’Ta leggias cussas duas,’ta disgraziadas,

cun cussas buccas spropositadas!».

 

       «Funt duas fillas mias», m’hat nau s’amigu

comenti fessi stetiu tirau a figu.

«Ma no, no nau de cussas, niente affattu!

Seu nendi de is chi sunt avatu!».

 

«Cussas puru funt fillas mias

is prus piticas de totus is pipias».

e deu chirchendi su scorriu de arrangiai:

«Ma no cumprendis chi ’ollu nai

Cussas ateras prus artas, cun cappeddu,

a garbu de ciuliru a terrazzeddu!».

 

«E funt fillas mias cussas puru!».

No ci fiat scampu, femu palas a muru!

Non podemu pensai mancu in garronis

a unu collegiu de martiniconis.

 

 

Antonio Vincenzo Ignazio Cogotti. Nasce a Villacidro il 27 gennaio 1868, si laurea a Cagliari in Giurisprudenza, esercita l’avvocatura al suo paese natale – dove fu anche sindaco – e muore nel 1946. Di questo poeta, le cui poesie rappresentano schizzi d’ambiente, di interni e di personaggi popolari, veloci e graffianti, sui quali si distende talora un velo di melanconia si conoscono complessivamente una dozzina di composizioni tra edite e inedite.

 

IS PICCIOCCUS DE CROVI

Sunt in quattru o cincu, tot’impari

assoziaus po fai ’na picchettara;

unu hiat bolli andai a s’or’e mari,

s’atru hiat a bolli fai sa zipulara;

 

ma in su mentris chi staint cumbinendi,

eccu unu bellu prat’e culingionis,

beni indorau de bagna e f umiendi,

chi ponit finit a tott’is chistionis.

 

Is piccioccus ddu ’ngiriant, e dognunu

preparat tres arrialis po pagai,

poi si sezzint e pappant in comunu.

 

Ma unu mischinu, ha perdiu sa bursitta

E tristu chi non podit picchettai

Castiat su prattu e lingi sa frochitta.

 

SU BITTESU

Unu bittesu pagu scrupolosu

in contus de fora e de presoni

tenia sigura e firma convinzioni

chi su furai fia casi doverosu.

 

Immoi chi a mannu teni pagu ’e fai,

a studiai s’è postu sa dottrina

po binci s’ignoranzia suprafina

e is prinzipius zivilis imparai.

 

Non boliar’essi s’urtimu de is tontus.

Intendendi chi fra is cumandamentus

ci fia cussu a sa fura d’essi attentus

spantau ha nau: «Ndi chircanta de contus!».

 

 

UNU FASTIGGIU

Passa e arrepassa in d’unu propriu logu,

mischinu, deu non mi canzamu mai,   

e cun sa facci arrubia che su f ogu,

castiamu a susu senza mi firmai.

 

Issa, intanti, cumprendiu hiat giai su giogu,

e sezzia in curridoriu a ricamai,

mi castiara, maligna, a suttiogu

e mi lassà sighiri a passillai.

 

Ma candu, f inalmenti, a unu lantioni

m’accozzu e, facc’e tontu, in su momentu

de ddi scriri ddi fazzu s’azioni,

 

issa ’nci f uliat agu e canavacci,

si ’ndi pesat a lestru che su bentu,

e mi ’nci serra sa ventana in facci.

 

 

Bernardu de Linas. Pseudonimo di Luigi Cadoni, nasce a Villacidro  nel 1884: nipote  di Ignazio Cogotti e parente di Giuseppe Dessì, muore giovanissimo a 33 anni nel 1917.

 

SU STUDIANTI

 

Dogna mamma bramat tenni unu pipiu

in su cursu tecnicu o in su ginnasiali

po chi cun su tempus ddu biat istruiu

cun tanti de laurea o predi o generali.

 

Però candu in zucca portat pagu sali

su bravu studianti fattu bagadiu

s’impiegu non benit e su capitali

intanti nci hat perdiu su babbu pentiu.

 

Aici sa famiglia s’atturat in dolu

prangendi su fillu chi crediat abili

mentras chi fiat tontu che unu bestiolu.

 

                E su studiadeddu senza occupazioni

po no fai un’accabu troppu miserabili

s’arruolat sergenti o guardia de presoni.

 

 

 

Luigino Cocco. Singolare poeta casteddaiu, noto Giginu, nato nel 1910 e morto nel 1997. Poeta e edicolante per decenni in Piazza Martiri a Cagliari, un osservatorio privilegiato e fisso, da cui guarda e riguarda il suo piccolo mondo, avvolgendolo della sua sottile malignità, o, all’opposto, di una melanconica pietà, con una prevalenza sempre però del sorriso sulla tristezzae spesso persino con una intonazione e una vis comica esilarante.

 

S’AMPUDDA

Gomai Cicitta, ha liggiu su giornali?

Ddu sci’ chi seu ancora a bucc’oberta

po su spantu? Dda liggia sa scoberta

de sa fecundazioni artifiziali?

Gomai Cicitta mia, cust’è su mundu!

Figu ’n pruini, succi de xipudda

amesturau e postu ’n d’un’ampudda,

genera’ su pipiu brunu, biundu

o a su colori ch’è istetiu ordinau

de cudda genti malafortunara

senz’ ’e fillus, tant’annus coiara:

mellus chi sa Scienzia ci hapa pensau!

È po candu a sa Luna eus a andai.

Si è berus chi non c’est anima bia,

ndi serbi’ de ampuddas, gomai mia,

si est unu mundu ’nter’ ’e fecundai!

Si gomai’ ntendi’ su prexi ’e Luxia,

sa mulleri de Arreiga Tuvura!

Ha’ nau: « Ah! Deu bollu ’na creatura!

Ita m’importa si no è de brenti mia?».

Cuddas riccas chi ddu podinti ispendi,

biadas!, non si privanta de nudda!

Po no ispremi, comporant un’ampudda

e is poberas tenint axiu spremendi!

Si ancora nci campaus calincun’annu,

Deus m’had a perdonai po su sciolloriu,

heus a intendi: «Fill’ ’e laboratoriu!

Bruttu fill’ ’e ’n’ ampudda a zugu mannu!».

Sa Scienzia, su progressu, una scoberta

in su mundu fainti bella figura;

ma custa, ch’è aici bella de natura,

no è mellus chi dda lessinti coberta?

 

 

 

 

Enrica Meloni giovane e valente poetessa

LE ESPERIENZE

RAFFINATE

NELLA POESIA

di Francesco Casula

L’elegante libretto “Eventi in versi” (Edizioni la rondine) raccoglie 50 poesie che si propongono al lettore – è scritto nella copertina – come la rappresentazione di un istante infinito, un frame di un lungo film che inesorabilmente segue il suo corso. L’autrice è Enrica Meloni, giovanissima poetessa di Siliqua con la divorante passione per la scrittura. Anzi:”per la sacral e poetica scrittura/mirabil mio vital alter ego” . In cui denota  personale valentia poetica ma – a mio parere – anche un lungo tirocinio tecnico- stilistico e di esercitazione scrittoria in cui ha sottoposto la sua poesia a un processo di affinamento e di alleggerimento. Pur con notevoli fili rossi che tengono insieme in un continuum tutta la raccolta e dove tutto è armoniosamente compaginato, credo di poter individuare come percorsi tematici preponderanti quelli più intensamente esistenziali: sia nei suoi momenti di vitalità, d’incanto e di “estasi amabile” che nella “scoscesa solitudine”, nell’”indelebile pianto” e nell’”impetuoso strazio”. Vi sono poi i componimenti più intensamente lirici: con l’amore, il terriccio nel quale germoglia la vita; l’intricata trama degli affetti che ci avvolge e ci plasma; la dimensione della memoria, del “ rimembrar” e del rimpianto. A questo punto il lettore potrebbe chiedersi: si tratta di poesie autobiografiche? Puntare semplicemente sulla biografia del poeta significa ignorare la fictio presente in ogni discorso letterario: ciò non significa non tenerla in debito conto, insieme al vissuto storico. Ma la poesia di Meloni, pur non staccata dall’attrito della storia e pur nutrendosi di dati personali, pur intridendosi delle sue esperienze di vita, non si limita però a rappresentarle e per così dire a filmarle, le esperienze: ma le vela e le fascia. Travestendole allegoricamente e assegnando loro i segni di una condizione umana più universale, trasformando sentimenti ed emozioni in una occasione di epifania rispetto alla pura realtà, scarnificando e ottundendo la condizione storica precisa ed evaporando la dimensione temporale e spaziale. Con metafore ardite. Con un lessico raffinato e prezioso, desueto e colto, annunciato dagli stessi titoli (Maieutica vitale, Funerea suburbia, Analessi di un pianto, Epifita solitaria). Una poesia che è spesso difficile da capire. Che esige uno scuotimento di tutto il proprio sapere, un farsi esile e inerme, un ridursi alla nervatura della foglia. Per questo è sempre da leggere e rileggere. Abitandola. Soffermandosi.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 19-6-2013

 

 

Fra Grillo, inciucio PD-PDL e Presidenzialismo.

 

Crisi dei Partiti e Stato confederale

di Francesco Casula

E’ in atto un ossessivo can can mediatico sul flop di Cinque Stelle. Sia chiaro: che il risultato del Movimento di Grillo sia stato negativo è un fatto difficilmente contestabile. Ma perché non aggiungere che il terreno delle Amministrative  è per quel Movimento quasi impraticabile? Non solo perché occorre radicamento territoriale e una classe politica conosciuta, esperta e collaudata ma perché il voto “grillino” è sostanzialmente di opinione, legato al messaggio e alla figura del suo leader? E mi chiedo: quand’anche fosse stato un “flop”, pensiamo davvero che sia oggi questo il centro di interesse dei cittadini e  dei lavoratori?  Ma soprattutto cui prodest? A chi giova?  Non servirà per dimenticare ben altri flop: ad iniziare dalla perdita di 10 milioni di voti da parte di PDL-PD nelle ultime elezioni politiche? E che dire dell’astensionismo? Con più di un elettore su due che hanno disertato le urne? O dobbiamo considerare l’astensionismo di massa un fenomeno ormai fisiologico? E’ stato addirittura detto e scritto – in modo insipiente –  che non sarebbe un gran dramma perché negli Stati Uniti da sempre votano con quelle percentuali e quasi altrettanto nell’Europa occidentale. La verità è che tali posizioni – non a caso sostenute da una “casta” di giornalisti, prona e obbediente ai poteri forti, alla classe dirigente al potere e al Governo di turno – servono per mistificare la realtà e narcotizzare l’opinione pubblica facendole dimenticare i veri responsabili del collasso economico e dello sfascio sociale e persino antropologico-culturale dell’Italietta ormai al tramonto: ad iniziare dai Partiti. Un tempo architrave della democrazia, viepiù nel tempo, segnatamente a partire dagli anni ’90, si sono trasformati in mere strutture di potere o, nel migliore dei casi, in semplici Comitati elettorali. Autoreferenziali e interessati solo ad autoperpetuare una casta di mandarini e di privilegiati. Il cui unico scopo è la conquista e la gestione del potere e l’occupazione di Enti, di qualsivoglia genere – da quelli bancari a quelli culturali – purché rendano in termini di soddisfacimento degli appetiti plurimi dei “clienti” più fidati (e servili). Per cui idee politiche, ideologie, programmi e progetti si riducono a pura simulazione: sono effimeri e interscambiabili. Tanto che – mi riferisco al Pd-Pdl in modo particolare – dopo aver condotto una campagna elettorale giurando e spergiurando che mai si sarebbero alleati, li ritroviamo insieme nel Governo Letta-Alfano. Come insieme erano nel Governo Monti. Per che fare? Per promettere, rimandare, rinviare. Ancora una volta. Dovevano subito eliminare il Porcellum ed eccoli a discutere di Presidenzialismo: pur sapendo che non c’è alcun nesso fra legge elettorale e riforma costituzionale. Sia ben chiaro: di una Riforma della Costituzione c’è bisogno: ma l’unica vera e urgente riforma costituzionale è quella di trasformare lo Stato unitario e centralista in Stato confederale, frazionando la “sovranità”, “rompendo” quindi lo Stato unitario e dando vita a una forma nuova di Stato di Stati, in cui “per Stati non si intendono più gli Stati nazionali degradati da Enti sovrani a parti di uno stato più grande, ma parte o territori dello stato grande elevati al rango di stati membri” (Norberto Bobbio). Un Parlamento “nominato” sembra invece attardarsi in  chiacchiere su cesarismi  vecchi nuovi e su plebisciti parafascisti, prodotti di una cultura del capo e del gerarca di cui faremmo volentieri a meno fa.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 15-6-2013

Giulio Solinas e la sua passione per la Lingua sarda

IL MEDICO-POETA

CHE SCRIVE

IN CAMPIDANESE

di Francesco Casula

Giulio Solinas di Quartucciu è medico per professione e poeta in sardo per passione. Anzi una vita intera dedicata alla medicina – su cui ha pubblicato innumerevoli scritti – e ai malati. Con una forte cifra sociale. Con un’azione tesa a prevenire più che a curare. Di qui le sue opere – e le numerose Conferenze – sull’alcol e le altre droghe. In una dimensione fortemente solidaristica: fonda l’AVIS a Quartu ma anche Associazioni per gli aiuti al terzo mondo. Ma in questa sede ci interessa come ricercatore e studioso delle tradizioni popolari, della cultura, della lingua e della poesia sarda: ad iniziare da quella improvvisata. Che ha analizzato, in modo rigoroso sia dal punto di vista storico (“Storia de sa cantada campidanesa”) che formale: penso in modo particolare all’opera “Comente nascit e crescit sa poesia de Sardigna”. Ma Solinas è anche valente – e ultrapremiato – poeta in sardo-campidanese: che conosce a perfezione e che piega per “cantare” i temi più diversi. Un sardo estremamente ricco e sorvegliato, con una grafia in qualche modo “standardizzata” e dunque comprensibile per un vasto pubblico. Come poeta, proprio recentemente ha pubblicato per IGES “Pensamentus e attinus in campidanesu” (Pensieri e riflessioni in campi danese), 78 poesie sui temi più svariati che attengono alla vita di tutti i giorni: all’amore come alla natura e al paesaggio. L’ultima della Silloge costituisce un “Omaggio al pane sardo”. Eccola:  Po talabai pinna digna /e boxi no tengu, giusta a ti cantai, /pani de Sardigna./ Aliméntu i ermosura,/de civilidàdi antiga sinnu, /de mamma terra ternura, /pani tui s’omini sustentas. /Fruttu dorau de spigas/ mudu cun amori t6tu naras, /speciosas formas pigas/ ornàu de merlettus e trinas./ In pastoralis, in gruxis, /in ghirlandas frorias,/de sa genti tui cantas /prèxus e penas suffrias./Sentimentus espressas/in figuras ermosas/plasmadas de manus sapientis /de spiridalidadi prenas, /tui afestas santus e isposas. /Pani cun sabièsa creàu /cun sangòllaPasca onoras,/in luttu s’anima lastimas. /Panis chi sa storia contais,/modellaus cun simbula nodia, /cun aqua e sali intrada impari /cali fueddus de versus in poesìa, /sa cultura sarda bos esaltais. /Oh ... , farra, coru de sa spiga, /traballàda cun fatiga, /ses s’anima de su pani! /Pani ciuétu o spongiau, /de somini fruttu e sudori, /a nemus mai tui siast negau! /Tui sacru simbulu de S’Amori”.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 13-6-2013

 

 

Concorso letterario organizzato dall’Associazione culturale “Divergenze” di Ollolai

Gli adolescenti e le loro storie: ecco i tre vincitori

La Nuova Sardegna 12 giugno 2013 — pagina 22

di Giovanni Maria Sedda

OLLOLAI Sabato scorso si è conclusa la seconda edizione del concorso letterario “L’adolescenza degli adolescenti”, organizzato dall’associazione Divergenze, fondata e presieduta da Antonello Guiso. L’ultimo appuntamento è stato il compendio dell’edizione, con la cerimonia delle premiazioni, solenne e partecipata. Sul palco le autorità locali, i dirigenti di Divergenze, la giuria del concorso e, infine i giovani premiati. Tre finalisti, tutti della provincia di Nuoro, assente ingiustificata nella prima edizione. Il primo premio è andato a una ragazza di Nuoro, Flavia Della Camelia, con il racconto “L’altro”; il secondo a Gabriele Altea, sempre di Nuoro con “Il pratico ragazzo sognante”; il terzo a Luca Salis di Teti con “Era solo un incubo”. Grande successo di partecipazione da parte degli adolescenti che con i loro scritti (circa 80) hanno inondato di freschi racconti la sede dell’associazione e costretto a far slittare la premiazione da marzo a giugno. Costringendo la giuria, composta da Francesco Casula,Tonino Bussu, Giovanna Busia (presidente Bim Taloro), Gian Carlo Bruschi, Tonino Uselli, Francesco Barone e Francesca Lostia a uno straordinario lavoro. Solo la loro passione, pazienza e professionalità hanno reso possibile l’esistenza stessa del concorso. «L’associazione Divergenze _ ha commentato Antonello Guiso, dopo la cerimonia _ è orgogliosa del risultato ottenuto e fa sapere che è difficile creare, gestire, realizzare un premio letterario in generale. Farlo per gli adolescenti lo è ancora di più. I “grandi” scrivono perché vogliono raccontare esperienze vissute, immaginate, ascoltate. Gli adolescenti invece le vivono. Le scelte fatte o mancate ora saranno i risultati che vivranno poi. Qualcuno giudica l’adolescenza come l’età dell’incoscienza. Non è così: è l’opposto, è l’età delle scelte, del vivere, della passione, l’età in cui il mondo ti gira intorno: casa, scuola, amici, amore. Tutto. Bisogna essere pronti e spesso non basta. Noi grandi pensiamo di vivere ora le nostre scelte ma forse spesso ci conviviamo, le responsabilità maggiori ce le siamo prese prima, magari con un pizzico di incoscienza, ma a quel tempo il mondo ci girava attorno e noi dovevamo essere pronti. Riuscire a convincere i ragazzi a scrivere, renderci partecipi delle loro scelte, dedicarci la loro attenzione mentre il mondo gli gira intorno è per noi motivo di commozione, orgoglio. Grazie ragazzi _ conclude Guiso a nome dell’intera associazione _ complimenti Flavia, Gabriele, Luca, complimenti a tutti gli adolescenti che trovano il tempo per ascoltarci».

L’intervento del Consigliere regionale Efisio Arbau sul “Progetto Eleonora” della Saras

* Proite semus contrarios a su “Progetu Lionora”:

pro tres resones fundamentales chi ant giai postu in craru sos tzitadinos, sos massajos, sos pastores ma puru calechisiat pessone chi bivit in su territoriu interessadu dae su Progetu de sa Saras.

 

1)   Pro s’Ambiente:

s’area de pertusadura intrat in sa zona proteta de s’Istagnu de S’Ena Arrubia, amparada dae Acordos internatzionales. Unu tretu riconnotu a livellu europeu intre sos prus interessantes pro s’amparu de s’avifauna e de sa biodiversidade.S’arriscu printzipale a livellu ambientale in prus de sa compromissione de s’area de s’Ena Arrubia est s’impestadura de sas tizas de s’abba e s’impestadura de sos terrinos.

2)   Pro sa populatzione:

Sas primas domos sunt acante a su Putzu Lionora, sunt distantes addizu batorghentos metros.

No esistint impiantos de pertusadura chi si potant definire a arriscu zero. In sas chidas coladas amus ischidu chi un’ispiatzu pro bogare su gas de propriedade de sa Total in su Mare de su Nord est iscopiadu. Ma s’arriscu printzipale pro sa salude de sos omines est sa possibilidade chi essat a foras s’idrogenu solforadu, unu gas meda meda tossicu che s’agatat semper in intro de sas isterridas de sos idrocarburos.

A custu tocat de azunghere sas emissiones fitianas in s’atmosfera pro s’atividade de s’estratzione:

 

• idrocarburos incombustos: 2,6 kg;

 • monossidu de carboniu: 26 kg;

 • ossidos de azoto: 325 kg;

 • biossidu de sulfaru: 45 kg;

 • particolatu (PTS): 8, 45 jg

 (Fonte: Studio Preliminare Ambientale Saras s.p.a) 

 

3)      Pro s’Economia:

Possibiles dannos a s’ambiente diant ferrere automaticamente s’economia de Arborea, chi dae semper si fundat subra s’agricoltura e s’allevamentu. Puru una impestadura minoredda de sas tizas de s’abba diat cumpromitere  in manera irreparabile s’istabilidade de su sitema economicu nostru bochinde mizas e mizas de familias.

S’economia de Arborea oramai dae otanta annos si basat subra s’agricoltura e s’allevamentu de calidade. In Arborea tenet sa sede sa Cooperativa produtores Agricolos e sa Cooperativa Late Arborea chi produit su 98% de su late sardu de vaca, chi trisinat prus a mancu dughentas aziendas pro unu totale de trinta miza pecos de boes. S’installatzione de unu putzu pro bogare idrocarburos andat de su totu contra a s’istoria e a s’economia de nois etotu comente sardos.

Credimus chi sas detzisiones prus mannas chi interessant su Territoriu depant essere pigadas dae su territoriu comente dae chi in issu bivit, traballat sa terra, dae chie at ipotecadu su propriu tempus benidore e mescamente cussu de sas generatziones chi ant a bennere.

Dae s’ascurtu naschit su cunfrontu, nessi pro sas detzisiones alternativas a sa chirca de su metanu comente la previdit su “Progetu Lionora” de sa Saras.

In relatzione a sas osservatziones imbiadas a sa Regione pro sa pregunta de valutatzione de attumbidu ambientale, su Comitadu de sos tzitadinos at pessadu chi esseret doverosu de narrere cosas de importu mannu. Su matessi comitadu sutalineat comente esaminende s’Istudiu Preliminare ambientale pro sa realizatzione de su Progetu Lionora 01 Dir- a pag.16:”Su situ no resultat in intro de niuna area de amparu”. Su situ s’agatat acante de unu situ de Interesse Comunitariu (ITB030016 Istagnu de S’Ena Arrubia e territorios lacanas a pari) e de una Zona de Protetzione Ispetziale (ITB034001 Istagnu de S’Ena Arrubia) segundu sas Diretivas Habitat e Puzones). Su Comune de Arborea etotu in su pianu de gestione de su pSIC “Istagnu de S’Ena Arrubia e territorios  lacanas a pari” l’inditat comente area sutaposta a amparu. Sa matessi area est amparada dae sa Conventzione de Ramsar.

A pag. 65: “Cunsiderende sa tipologia de Progetu e  sos efetos subra custa componente sos atumbos subra sa Salude Publica no sunt cunsiderados de importu mannu e duncas no sunt tratados in sa sighida de custa relata”. No si podet atzetare su fatu chi sos atumbos subra sa salude publica no intrent in sas valutatziones de cust’istudiu. In intro de s’area manna bivint  prus a mancu tres miza de pessones e bi sunt prus de chentu aziendas agricolas e de allevamentu.

 A pag. 120, Tabella 4.16 “In s’area manna si dat duncas a sa componente de su paisagiu unu balore mediu-bassu”. Giudissiu chi desviat de su totu. No est possibile dare unu balore mediu-bassu a un’area ue bi sunt duos Sic, una ZPS e unu IBA. In intro de s’area bi sunt medas istruturas de sa tzitadina de Arborea, riconnota comente tzitade de fondazione, amparadas dae PPR in su Repertoriu de su mosaicu de sos benes de su paesagiu e identitarios.

Subsidentzia: no bi sunt istudios subra sa possibilidade de subsidentzia comente cosseguentzia de sa bogadura de gas naturale, fenomenu irreversibile chi s’est giai verificadu in casus similis in medas zonas de s’Italia (es. costera adriatica-emiliana-romagnola). Si pedit un’istudiu pro verificare si sa subsidentzia potat cumportare un’arriscu pro s’ecuilibriu de sos contributos idricos a s’istagnu.

A sa lughe de sos fatos creimus chi bi siat s’obligu chi a detzidere siat su terrioriu

In intro de s’area manna bivint  prus a mancu tres miza de pessones e bi sunt prus de chentu aziendas agricolas e de allevamentu.

B’est s’obligu chi siat unu Referendum Populare a decretare si si depet realizare su Progetu Lionora e sas pertusaduras e comente si depet realizare,

*(La traduzione in Lingua sarda è di Francesco Casula)

 

 

 

 

 

Il progetto della Saras di devastare e inquinare Arborea

Lo “scippo” in nome di Eleonora

di Francesco Casula

La giudicessa d’Arborea – in realtà sovrana dal 1392 al 1409 dell’intera Sardegna, eccettuati il Castello di Cagliari e di Alghero – si starà rivoltando nella tomba dopo lo “scippo” del suo stesso nome da parte della Saras, con il “Progetto Eleonora”. Ma lo scippo maggiore riguarda il sequestro, la devastazione e l’inquinamento di un intero territorio, quello di Arborea appunto: vero e proprio paradiso naturale della Sardegna (con lo stagno, i fenicotteri, i cavalieri d’Italia, il pollo sultano) oltre che eccellenza agro-alimnentare, per la zootecnia e le colture di mais, fragole ecc. Moratti vorrebbe trivellare quel territorio, scavando fino a 3 mila metri perché ci sarebbe un giacimento di almeno tre miliardi di metri cubi di metano. Bene. Ma a chi andrebbe quel tesoro eventuale? Certo non ai Sardi: perché il prezzo di quel gas naturale sarà ancora in mano al mercato; perché il risarcimento  per la Regione sarà irrisorio: si parla del 10%. “Quando in Africa – parola dell’Assessore regionale all’ambiente Liori – per progetti simili impongono ricadute del 25/30%”. Insomma, issos si pigant su ranu (la Saras, con il metano estratto,  abbatterebbe di circa 20/30 milioni la sua bolletta energetica) e a nois lassant sa palla e i veleni. Continuerebbe la spoliazione della Sardegna. Con gli “spogliatori di cadaveri” non molto diversi da quelli “storici”di cui scrive Gramsci. In un articolo del 1919 sull’Avanti – allora censurato e scoperto fra carte d’archivio decenni dopo – l’intellettuale sardo parla della discesa in Sardegna di tre specie di spogliatori di cadaveri: gli industriali caseari, provenienti soprattutto dal Lazio, che fisseranno, vessatoriamente, il prezzo del latte, ricattando i pastori; gli industriali del carbone, discesi dalla Toscana, che per pochi soldi ne ottengono lo sfruttamento radendo al suolo l’Isola con la distruzione delle foreste; gli industriali che verranno dalla Francia, Belgio e Torino per un’attività di rapina delle risorse del sottosuolo: non industrie minerarie – sottolinea Gramsci – ma pura fase di estrazione. La storia sembra ripetersi. Ma questa volta non prevalebunt. Un’opposizione popolare, vasta e consapevole, (che vede insieme Amministrazioni locali e ambientalisti, intellettuali – ricordo per tutti Michela Murgia – e Gruppi indipendentisti , con ProgRes in prima fila), questa volta non permetterà che si consumi lo scempio.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 4-6-2013