Francesco Casula

Niente sovranità per il popolo sardo

di Francesco Casula

Il 24 febbraio 1998 il Consiglio regionale con 44 sì, 2 no, 13 astenuti dichiara solennemente la sovranità del Popolo Sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma oceanica, rilevato che
esso conserva, nonostante i tentativi ripetuti di deculturazione, una propria precisa identità derivante da fattori storici, geografici, culturali e linguistici ed è quindi un soggetto politico ed istituzionale autonomo, come comprovato dall’articolo 28 del vigente Statuto regionale.

La “sovranità” della Sardegna viene ripresa e ribadita nella Legge regionale n.7 del 2006 che disciplina l’istituzione e la disciplina della Consulta per il nuovo Statuto: organismo che fra l’altro non è mai decollato. Ebbene, che fa lo Stato di fronte al pronunciamento del massimo organismo rappresentativo del popolo sardo? Semplicemente lo smentisce, dichiarando illegittima la “sovranità” dell’Isola: sovrano è solo lo Stato.

Lo ha stabilito nelle settimane scorse la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso del Consiglio dei Ministri (31 Luglio 2006) contro alcuni articoli della legge regionale sulla Consulta.

Ancora una volta riemerge il bieco centralismo statuale, che qualcuno, illudendosi, pensava che fosse morto e sepolto. E meraviglia il silenzio fragoroso da parte della Regione e dei suoi consiglieri nei confronti dello “scippo” perpetrato da parte dello Stato: solo il sardista Giuseppe Atzeri e Paolo Pisu di Rifondazione Comunista hanno protestato.

(Pubblicato su Il Sardegna del 21-11-07)

Denunciati i Savoia per danni sociali e morali contro la Sardegna

 

di Francesco Casula

L’attuale stato italiano -piaccia o non piaccia a qualche “continentalista”- è nato in Sardegna e precisamente il 19 Giugno 1324 () di mattina ().
A scriverlo e sostenerlo è lo storico medievista Francesco Cesare Casula –mio quasi omonimo, ma lui ha un “Cesare” in più!- autore di opere pregevoli, ricordo per tutte il monumentale “Dizionario storico sardo” e “La storia di Sardegna”.

Ebbene Casula, anche in seguito alla vergognosa richiesta di risarcimento di 260 milioni di euro allo Stato italiano da parte di Vittorio Emanuele e del figlio, denuncia i Savoia per il colossale “furto” operato ai danni dei Sardi che “il 17 Marzo 1861 si sono visti cancellare mezzo millennio di storia costruita col sangue e sudore dei propri avi”.

Pura provocazione? Può darsi. Ma è certo che ha basi storiche ben più fondate di quanto non ne abbia la richiesta dei Savoia. In quel 17 Marzo del 1861, con la unificazione statale della penisola italiana –e con il cambio di nome : non più regno di Sardegna ma regno d’Italia- si consumò infatti un’immane scippo nei confronti della Sardegna “con incommensurabili danni morali e sociali”. Si dimenticò la nostra storia e la Sardegna priva si poteri e “sovranità” fu vieppiù penalizzata ed emarginata dalla politica dello Stato unitario italiano, tutta giocata a favore degli interessi del Nord.

(Pubblicato il 3-12-07 su Il Sardegna)

Formidabili quegli anni di Capanna e non solo

di Francesco Casula

Garzanti ripropone “Formidabili quegli anni” di Mario Capanna, pubblicato per la prima volta dalla Rizzoli nel 1988 con prefazione di Camilla Cederna. E’ un libro che, a quarant’anni dal ’68, soprattutto i giovani dovrebbero leggere per conoscere quel movimento di grandi idealità che ha caratterizzato la nostra storia.

Un movimento, sottoposto a falsificazioni da molti ricostruttori, spesso sessantottini che, ormai sdraiati nei salotti del Potere, un tempo aborrito, si girano fra le dita cartacce e scartoffie mistificando storia e storie ed elucubrando l’ideologia del pentimento.

Un primo falso storico è quello secondo cui le grandi mobilitazioni di quell’epoca nacquero all’insegna della violenza: furono tutte e per molto tempo –scrive il leader del ‘68- rigorosamente non violente e pacifiche. Sciaguratamente la violenza si affermerà –aggiungo io- quando le idealità e i valori del ’68 saranno ormai sconfitti e liquidati.

Un altro colossale falso storico attiene alla conoscenza e alla scuola: secondo alcuni il ’68 sarebbe alla base di una scuola facile. Capanna, sostenitore di una scuola nuova come luogo di cultura fluente per l’analisi critica dell’esperienza sociale, a chi è ancora convinto che gli studenti del ’68 coltivassero l’ignoranza anziché lo studio rigoroso e il sapere dedica nel libro un’impeccabile intervento in latino pronunciato al Parlamento europeo nella seduta del 13 Novembre 1979: amplissimi collegae, esordirà, attirando l’attenzione unanime dei parlamentari.

(Pubblicato su Il Sardegna il 28-11-07)

Populu sardu

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di Francesco Casula

 

Il 24 febbraio 1998 il Consiglio regionale con 44 sì, 2 no, 13 astenuti dichiara solennemente la sovranità del Popolo Sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma oceanica, rilevato che
esso conserva, nonostante i tentativi ripetuti di deculturazione, una propria precisa identità derivante da fattori storici, geografici, culturali e linguistici ed è quindi un soggetto politico ed istituzionale autonomo, come comprovato dall’articolo 28 del vigente Statuto regionale.

La “sovranità” della Sardegna viene ripresa e ribadita nella Legge regionale n.7 del 2006 che disciplina l’istituzione e la disciplina della Consulta per il nuovo Statuto: organismo che fra l’altro non è mai decollato. Ebbene, che fa lo Stato di fronte al pronunciamento del massimo organismo rappresentativo del popolo sardo? Semplicemente lo smentisce, dichiarando illegittima la “sovranità” dell’Isola: sovrano è solo lo Stato.

Lo ha stabilito nelle settimane scorse la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso del Consiglio dei Ministri (31 Luglio 2006) contro alcuni articoli della legge regionale sulla Consulta.

Ancora una volta riemerge il bieco centralismo statuale, che qualcuno, illudendosi, pensava che fosse morto e sepolto. E meraviglia il silenzio fragoroso da parte della Regione e dei suoi consiglieri nei confronti dello “scippo” perpetrato da parte dello Stato: solo il sardista Giuseppe Atzeri e Paolo Pisu di Rifondazione Comunista hanno protestato. 

 

(Pubblicato su Il Sardegna del 21-11-07)

 

Grillo e agricoltori sardi

Grillo, i Danai e gli agricoltori sardi.

 

di Francesco Casula

 

<Timeo Danaos et dona ferentes>- temo i Greci anche quando offrono doni- : così il poeta latino Virgilio fa dire ad Enea che racconta gli ultimi giorni di Troia alla regina Didone. Il timeo danaos mi è venuto in mente a proposito della “calata” in Sardegna di Beppe Grillo: istintivamente ho provato un senso di fastidio. Lo stesso che provo quando arrivano dal mare i politici romani e milanesi per promettere –soprattutto in occasione delle elezioni- nuove rinascite per l’Isola.

Leggendo e sentendo il messaggio del comico genovese mi son ricreduto. La sua non è stata una “calata” per catturare voti o fare promesse: ha avuto invece l’indiscutibile merito di aver posto all’attenzione nazionale certo il dramma specifico della gente di Decimoputzu e delle loro aziende, strozzate dalle banche e beffate dalla Regione, ma anche i problemi generali dell’agricoltura e della pastorizia sarda. Che –è bene sottolinearlo- non attengono a una categoria o a un comparto produttivo -che peraltro in Sardegna è stato l’unico che storicamente ha sempre retto e che nella sola provincia di Nuoro occupa oggi 100.000 addetti- riguardano invece lo sviluppo complessivo dell’Isola  E la stessa cultura identitaria sarda, di cui storicamente i pastori in specie sono stati i più strenui difensori. Sempre e costantemente “resistenti” –secondo il paradigma storiografico di Lilliu- alle dominazioni straniere e al tentativo esterno di omologarci, recidendo le nostre radici, segnatamente quelle culturali e linguistiche.

 

(Pubblicato su Il Sardegna del 14-11-07)

 

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