La lettera di un mio ex alunno: Stefano Ibbal

 

Leggo nel sito di Claudio Cugusi questa lettera.

Ricevo da Stefano Ibba, un coetaneo cagliaritano che conscerò di persona nei prossimi giorni, una bellissima lettera sul sardismo e la sinistra. Mi pare un ottimo spunto di riflessione per tutti noi che pratichiamo questi valori e vogliamo costruire una società (sarda e non solo) diversa con i valori del passato. Leggetela: mi sembra di sentire una voce di un’intera generazione. La nostra. Stefano, che è un lussiano convinto, si interroga anche sul percorso della Sinistra Europea – Movimento sardista.
Claudio

————————————
Sono un ex allievo del professor Francesco Casula, ora trentottenne direttore di banca. E’ da quando avevo sedici anni che mi sono sempre interessato della “questione sarda” in quella meridionale, della nascita e affermazione del Psd’Az nel primo dopoguerra, fino al Psd’Az, con tutte le dialettiche interne che ne hanno più volte spostato l’anima ideologica, fino alla situazione attuale.
Ero di quelli che nella prima metà degli anni ’80, appunto sedicenne, ha creduto che nel levarsi quell’imponente vento sardista si assistesse finalmente alla vera presa di coscienza del concetto di popolo e nazione sarda, al di là degli aspetti più folklorici, con la creazione finalmente di una vera nuova classe politica sarda capace di programmare un nuovo rinascimento sardo.
Persa quella eccezionale occasione (già allora si parlava di Europa delle nazioni e non degli stati), il vento sardista è inesorabilmente rientrato nei ranghi, con varie diaspore e diatribe interne che gli hanno fatto perdere quel forte radicamento popolare, che sembrava ormai riacquistato in profondità, e lo hanno fatto ripiombare nel limbo dell’incertezza e della incoerenza sulle tematiche di fondo del fare politica con i grandi temi che caratterizzano i “movimenti” veramente forti. Si è perso per strada, insomma, quel grande sogno che pareva si stesse materializzando nell’immaginario collettivo sardo…
Ora, nella profonda modifica che lo scenario complessivo di riferimento ha avuto con l’avvento dell’Unione Europea, mi chiedo come un partito dalla comunque grande tradizione nazionalitaria e autonomista non sia tornato ad alimentare con forza, con nuovi programmi, con ritrovata coerenza politica un progetto di forte rivendicazione nei confronti dello Stato Unitario beneficiando del nuovo e più ampio succitato panorama istituzionale, economico, monetario che consentirebbe, qualora ci fosse il coinvolgimento delle intelligenze capaci di elaborare un progetto politico-economico completo e credibile la realizzazione di una vera e compiuta autonomia.
Proprio questa considerazione, che in prima battuta può sembrare un’amara constatazione di impotenza politica imputabile al partito, nasce in realtà da un rinnovato vigore intellettuale che, credo, possa considerarsi fattore comune ai molti sardi che hanno a cuore la rinascita della nostra terra.
E’ un invito a uscire dalle segreterie e dalle lotte interne per rivolgere di nuovo l’attenzione a quel soggetto, ultimamente dimenticato, la cui mancanza mortifica alla fonte qualsiasi ipotesi di progetto politico: la base popolare, alla quale si deve tornare a rivolgersi con rinnovato entusiasmo, con contenuti chiari, pragmatici, sostenibili e allo stesso condivisibili…
A questo scopo io, come spero faranno molti altri, per primo mi metto a disposizione per contribuire ad alimentare un rinnovato spirito dialettico costruttivo e propositivo intorno al vostro progetto politico.
Se possibile vi prego fare avere questo mia piccola manifestazione di attaccamento all’idea sardista al professor Casula, che ormai da tantissimi anni non ho più avuto il piacere di incontrare.

 

Stefano Ibba, che io ben ricordo, -erfa uno studente di qualità- afferma che non ha più avuto il piacere di incontrarmi. Eccomi. Fatti sentire.

Francesco Casula

MARIO CAPANNA A CAGLIARI

Mario Capanna, il prestigioso leader del Sessant’otto e del Movimento studentesco, già parlamentare italiano e europarlamentare europeo nonché segretario di Democrazia Proletaria, domani, domenica 20 Giugno sarà a Cagliari (ore 10 in Piazza del Carmine) in qualità di Presidente della Fondazione Diritti Genetici, Authority culturale e scientifica indipendente con sede a Roma (www.fondazionedirittigenetici.org), composta da ricercatori e scienziati italiani e internazionali, che ha come mission di fornire informazioni rigorose sulle conseguenze che derivano dagli OGM e dalle biotecnologie in ogni campo: nell’ecosistema, nell’alimentazione, nella salute, nell’economia, nella finanza, nell’etica ecc.

Vi invito a partecipare.

Ed ecco il breve articolo che scrissi il 27-11-2007 su Il Sardegna in occasione della ripubblicazione del suo saggio “Formidabili quelli anni”.

 

 

Formidabili quegli anni di Capanna e non solo

di Francesco Casula

Garzanti ripropone “Formidabili quegli anni” di Mario Capanna, pubblicato per la prima volta dalla Rizzoli nel 1988 con prefazione di Camilla Cederna. E’ un libro che, a quarant’anni dal ’68, soprattutto i giovani dovrebbero leggere per conoscere quel movimento di grandi idealità che ha caratterizzato la nostra storia. Un movimento, sottoposto a falsificazioni da molti ricostruttori, spesso sessantottini che, ormai sdraiati nei salotti del Potere, un tempo aborrito, si girano fra le dita cartacce e scartoffie mistificando storia e storie ed elucubrando l’ideologia del pentimento. Un primo falso storico è quello secondo cui le grandi mobilitazioni di quell’epoca nacquero all’insegna della violenza: furono tutte e per molto tempo –scrive il leader del ‘68- rigorosamente non violente e pacifiche. Sciaguratamente la violenza si affermerà –aggiungo io- quando le idealità e i valori del ’68 saranno ormai sconfitti e liquidati. Un altro colossale falso storico attiene alla conoscenza e alla scuola: secondo alcuni  il ’68 sarebbe alla base di una scuola facile. Capanna, sostenitore di una scuola nuova come luogo di cultura fluente per l’analisi critica dell’esperienza sociale, a chi è ancora convinto che gli studenti del ’68 coltivassero l’ignoranza anziché lo studio rigoroso e il sapere dedica nel libro un’impeccabile intervento in latino pronunciato al Parlamento europeo nella seduta del 13 Novembre 1979: amplissimi collegae, esordirà, attirando l’attenzione unanime dei parlamentari

 

 

Mirto e Cortes per fare impresa


sudSindia tra il 21 e il 23 maggio ha dato l’avvio a Primavera nel Marghine con “Zimineas cun cannitas”. La Manifestazione, organizzata dalla Pro Loco con il patrocinio del Comune, è stata scandita da una serie di iniziative culturali ed artistiche, ad iniziare dal laboratorio di Murales con Pina Monne, la bravissima artista di Irgoli che assieme ai ragazzi della scuola media locale, durante i tre giorni, ha dipinto un murale rappresentante la Fonte sindiese di “Banzu” con una scritta che invita la popolazione a rispettare “s’abba, su bene prus pretziosu”. È stato presentato lo scrittore Nino Nonnis…“finalmente profeta in bidda”, – recitava la locandina – che ha divertito i suoi compaesani, soprattutto quando è ricorso al sardo-campidanese. Ma le protagoniste vere sono state le Cortes Apertas visitate da centinaia di persone,provenienti da tutta l’Isola. Quest’anno sono state 34: ma avrebbero potuto essere molte di più assicura l’infaticabile presidente della pro loco Giovanni Attene. Le “Cortes” sono di fatto un incunabolo dell’identità dei sardi o meglio, una sonda infilata nel passato, nella sua storia, nei suoi riti e miti, nei saperi e nei sapori, nei mestieri e nei lavori tradizionali, per indagare sulla vita comunitaria antica dei singoli villaggi. Ma tutto ciò non in una dimensione nostalgica o come idoleggiamento dei “bei tempi andati” – anche perchè proprio belli spesso non erano – bensì come iniziative proiettate nel futuro: sul crinale artistico-culturale ma insieme economico, ovvero dell’identità, della produzione e del marketing: coniugando tradizione con modernità, gambali con computer. E sempre di più esse dovranno porsi come occasioni per far conoscere e vendere le proprie “merci”: da quelle materiali (come vino, liquori – il mirto sindiese è pregevolissimo – formaggi, pane, prodotti artigianali), a quelle immateriali: culturali, ambientali, artistiche e archeologiche. Ma dovranno porsi anche – per non dire soprattutto – come sollecitazione e stimolo per creare “imprese”: da questo punto di vista hanno già prodotto buoni risultati. Ma ancor più, su questo crinale, ci si dovrà muovere nel futuro se vogliamo che soprattutto i piccoli centri del Nuorese non muoiano, attraverso lo spopolamento ormai endemico e, pare, inarrestabile. (Francesco Casula, storico)

Da Il Giornale di Sardegna del 01/06/2010