Lingua sarda

Il Governo riduce brutalmente i finanziamenti per la Lingua sarda

IL  BANCO  DI  PROVA  DEGLI  UFITZI

di  Francesco Casula

Nei giorni scorsi Lucia Baire, assessore regionale della Cultura ha incontrato una delegazione dei 198 lavoratori del Servizio Lingua e Cultura sarda in attività negli enti locali dell’isola che protestano per i continui tagli ai fondi erogati dallo Stato, ridotti dai 2.367.000 euro del 2006 ai 135.000 di quest’anno. Finora gli stanziamenti erano stati garantiti dalla legge statale 482/99 sulla tutela delle minoranze linguistiche (fra cui quella sarda), ma dalle prossime annualità i finanziamenti a disposizione rischiano di continuare a calare drasticamente. I “tagli” sono iniziati con il Governo Prodi e quello di Berlusconi ha proseguito. Nell’incontro l’assessore Baire si è impegnata a rappresentare in tempi brevissimi i loro problemi al ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, competente sui temi della salvaguardia delle minoranze linguistiche. La situazione è gravissima: con i finanziamenti previsti per il 2010 dei 198 lavoratori impegnati negli Ufitzi de sa limba ne rimarrebbero 37-40. Si tratta di giovani laureati, con una grande professionalità, che hanno investito in cultura e conoscenza, che hanno dietro studi, master, corsi di aggiornamento sulla Lingua sarda. A parte la perdita del posto di lavoro, verrebbe a mancare nei nostri paesi uno strumento fondamentale di promozione e valorizzazione del Sardo. Ricordo infatti che la finalità degli Ufitzi è quello di coordinare e portare avanti tutte quelle attività che attengono all’uso –scritto e orale- del Sardo, (organizzando corsi, offrendo consulenza per le traduzioni, avviando studi e progetti sul Sardo in collaborazione con la scuola). L’assessore Baire sostiene che la Giunta e il suo assessorato sono molto sensibili alle tematiche che riguardano la salvaguardia del Sardo: il finanziamento degli “Ufitzi” è un banco di prova. E ricordo quanto sostiene  Michelangelo Pira nella “Rivolta dell’oggetto”: Il Vicerè non aveva alcun obbligo di essere bilingue; alla traduzione dei suoi ordini potevano provvedere intellettuali bilingui suoi dipendenti. Il presidente della Regione (per dire le istituzioni e organizzazioni politiche sarde autonomiste) ha 1’obbligo di essere compiutamente bilingue: il suo compito non è quello di trasmettere ordini di una sovranità esterna bensì quello di farsi estensione di una sovranità interna partecipando alla costruzione di questa”.

Limba sarda

 

    

     Sulla polemica di utilizzare, a livello ufficiale, la lingua sarda.

     Faeddare sardu est unu deretu

           di Francesco Casula

            Sa cuntierra nàschida a pustis s’atobiu cun Niffoi a Sinnia, pertocat chistiones de importu mannu, chi non podimus frundire tropu in presse in su zostre de s’irmentigu. Mescamente una: s’impreu de sa limba sarda. Bi sunt galu medas ballallois –puru zente istudiada e finas ceddas intreas de intelletuales, subratotu de manca- chi pessant chi su sardu serbat solu in su foghile, pro allegare cun carchi tziu betzu o pro cantare carchi batorina in sas festas paesanas o, peus, pro narrer carchi brulla e carchi irrocu. Ma arguai a la faeddare in publicu e in sas occasiones ufitziales! Si podet peri imparare in sas iscolas elementares e medias, ma –at iscritu un professore tataresu- “la lezione universitaria in sardo la trovo controproducente e ridicola. Oggi non avrebbe alcun senso utilizzare il sardo come linguaggio scientifico giacchè esso è una lingua di fatto rurale…” Pro meda tempus custa tropera de intelletuales istatalistas teniat sa bibirrina de “s’unidade nazionale” chi sa limba ufitzializada podiat amenetzare e irfachere e oe bogat imbetzes a pillu dudas e arrenghescios, artziende ballas de pruere pro coglionare sa zente cun s’istoria de su sardu limba “rurale” e duncas pobera e non capassa de chistionare de “cultura scientifica” e de modernidade. Si ch’irmentigant custos intelletuales su chi at naradu Leibnitz: non b’est limba pobera chi non siat capassa de allegare de totu. O su chi at iscritu, s’istudiosu prus mannu de bilinguismu a base etnica, J. F. Fishman:”Ogni e qualunque lingua è pienamente adeguata ad esprimere le attività e gli interessi che i suoi parlanti affrontano. Quando questi cambiano, cambia e cresce anche la lingua. In un periodo relativamente breve, qualsiasi lingua precedentemente usata solo a fini familiari, può essere fornita di ciò che le manca per l’uso nella tecnologia, nell’Amministrazione pubblica, nell’Istruzione”. Pro concruire. Su pessu meu a subra de sa cuntierra, est chi Mariu Spina teniat totu su deretu de faeddare in sardu a s’atobiu cun Niffoi. Bi fiat carchi istrangiu chi non cumprendiat? Bi sunt sos tradutores!

(Pubblicato su L’Unione sarda del 26-6-2009)

 

Escalaplano capitale della poesia sarda.

di Francesco Casula*

Per un giorno Escalaplano diventa la capitale della poesia sarda. E’ successo sabato scorso in occasione della premiazione del Concorso letterario in lingua sarda“Poetendi e contendi Scalepranu in poesia”. Si sono ritrovati alcuni tra gli scrittori e i poeti in limba più prestigiosi e significativi: molti di essi sono ormai regolarmente presenti nelle Letterature e nelle Antologie, grazie alle loro opere letterarie e poetiche. Penso a Giovanni Piga, valente poeta e scrittore di Nuoro, pluripremiato nei vari Concorsi, a partire dal Premio Ozieri (1891).  Al suo attivo ha due raccolte di poesie “Su dubbiu ‘e s’anima” (1983) e “Bentu ‘e iscra ruja” (1995) ma anche un romanzo “Sas andalas de su tempus” (1992). Altrettanto prolifico e valido è Albino Pau, di Bitti, altro partecipante al Premio di Escalaplano, vincitore della sezione in prosa con il racconto “Frantzisca e sa Fortza paris”, traduttore (ricordo in modo particolare la traduzione in sardo de “La fattoria degli animali” di Orwell nel 2001) e romanziere, (specie con “Sas gamas de Istelai” nel 1988). Tra le numerose donne che hanno partecipato al premio emerge Maddalena Frau, di Ollolai, poetessa de gabbale, che ha al suo attivo due pregevoli sillogi poetiche: “Lugore de luna” (2002) e “Sas meravillas de don Bosco” (2005). Di particolare menzione infine è Santino Marteddu, di Orotelli, il vincitore, per la poesia, del primo premio con “Carrasegare”, una struggente rievocazione dell’adolescenza. Ecco due quartine:”Ah cantu fogu in corpus m’intendia/cando bos astringhia in bratzos forte/tando pariat chi sa bona sorte/aeret favoridu a mie ebia!/E in sas carres bostras a undadas/currian prepotentes sos disizos/e sas laras de mele e sos lampizos/fin promissas de nottes alluscadas!”. E con lui Nino Fadda, thiesino, altro poeta pluripremiato, autore di una deliziosa poesia dedicata “A su computer” con cui “unu podet navigare/chen’àere perunu impedimentu/chena timire temporada o bentu/in terra in chelu e in onzi mare./E est ispantu su poder andare/cun tegus a totue pro apentu!”  Ma chi ha fatto la parte del leone è stata la comunità di Escalaplano, non solo per il secondo posto ottenuto nella sezione della prosa da un suo cittadino, Giovanni Sulis, con “Scalha de oru” ma per la massiccia partecipazione degli studenti, sia delle elementari che delle medie con ben 80 poesie e 7 racconti.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna del 23-6-09)

Referendum

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Il referendum truffaldino e il Pd

di Francesco Casula

Con il referendum spazzeremo via la legge “porcata”. Così pontificò Segni. Ma si tratta di una colossale bugia. Il referendum non prevede la liquidazione dell’attuale legge elettorale -soprannominata aulicamente “porcata” dal leghista Calderoli- bensì la vuole rafforzare, segnatamente negli aspetti più “porceddini”: rimarrebbe infatti intatta la parte che attiene agli sbarramenti e a quella che non prevede la possibilità per l’elettore di esprimere la sua preferenza per i candidati. E dunque i parlamentari continuerebbero ad essere “nominati” dai gerarchi dei Partiti, esautorando di qualsiasi decisione il popolo “sovrano” e introducendo surrettiziamente il bipartitismo. Ma c’è di più: l’unica modifica sostanziale dei referendari peggiorerebbe ancor più la legge. Si prevede infatti che il premio di maggioranza non venga più assegnato alla lista o alla coalizione ma semplicemente alla sola lista che abbia il maggior numero di voti: a prescindere dalla quantità. Per cui potrebbe succedere che un Partito che ottiene il 20/25% di voti –ma in teoria anche meno- abbia diritto di avere il 55% dei parlamentari! Cancellando così qualunque criterio di rappresentanza. Così come la Legge “Acerbo” del 1923, che per consolidare definitivamente il fascismo, decapitando le opposizioni parlamentari, e per accrescere il potere esecutivo, assegnava 2/3 dei seggi alla Camera, alla lista che avesse ottenuto più voti. O come l’altra legge, ugualmente ispirata al principio maggioritario, del 1953, quando De Gasperi, per garantire alla DC e ai suoi alleati una maggioranza in grado di mantenere la stabilità governativa su una linea centrista, fece approvare in Parlamento una legge che assegnava il 65% dei seggi alla Camera, al partito o al gruppo di partiti che avessero raggiunto il 50% più uno dei voti. I risultati elettorali impedirono lo scatto di quella legge (i quattro partiti di centro, apparentati, ottennero solo il 49,85% dei voti)  ma i partiti di sinistra la battezzarono ugualmente legge-truffa. Ebbene oggi, la parte maggioritaria dei nipotini di quella sinistra che allora innalzò le barricate contro De Gasperi, pare disponibile a votare un referendum che legittimerebbe una legge centomila volte più truffaldina di quella del 1953. Meno male che ci penseranno gli elettori, facendolo fallire con l’astensionismo attivo e di massa, a seppellirlo.

Franca Marcialis

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RECENSIONI

Franca Marcialis, di Nurri, docente, studiosa di lingua sarda, scrittrice (per la Casa editrice Della Torre di Cagliari ha pubblicato Contus), impegnata sul fronte del bilinguismo e soprattutto della didattica del sardo, commenta, analizza e recensisce i libri Lionora de Arborea, Grazia Deledda e Marianna Bussalai scritti da Francesco Casula e pubblicati dalla casa editrice Alfa di Quartu, nella collana Omines e feminas de gabbale.

 

   Essi de Gabbale o de Cabali, comenti naraus nosu in Campidanu, bolit nai essi dinnius de nodu e de arrespetu. Nosu naraus “est un’òmini de cabali, o est unu de pagu cabali, o non ddu at cabali, non at scaburtu cabali perunu… Essi òmini de cabali  bolit nai essi onestu, de caratteri forti, abili, sabiu, dinniu de essi apreziau.

In pagus fueddus, òmini de cabali est unu comenti de s’amigu nostu Franciscu Casula  chi at scritu is librus asuba  de “òminis e fèminas de gabbale“ imprentaus  de Maria Marongiu in sa domu de imprenta Alfa Editrice de Quartu.

Franciscu est un’òmini seriu e in su matessi tempus sempri aligru, de principius sanus, sabiu, frimu in is ideas, de grandu cultura, studiosu de storia e de cultura sarda, scritori e giornalista, sindacalista, professori de scola  e  maistu de vida sempri prontu a gherrai po difendi is prus debilis e sempri in cumbata po mantenni fidi a is ideas suas. Custas ideas si podint stringi in custus pagus fueddus postus in  sa presentada de su libru asuba de Deledda: “Nois cherimus sighire a bivere, cun s’identidade nostra, istorica, culturale e linguistica de populu e de natzione: pro custu toccat chi sa limba sarda siat imparada e connota e duncas foeddada e iscritta”.

 

Franciscu est unu chi ponit sempri in pratica su chi predicat e  propriu po  custu issu at iscritu  medas librus asuba sa storia, sa lingua e sa cultura sarda e puru custus librus chi presentaus innoi funt  stetius aprontaus in s’idea de  fai conosci fèminas e òminis de cabali de Sardinnia.

 Funt iscritus in sardu, in sa fueddada de Cab’e Susu, ma si cumprendint beni poita  si sforzant de arribai a una scritura comuna  chi pozat essi cumprendia e umperada de totus.  Chini  ligit su libru si-nd’abizat iluegu ca est iscritu de un’òmini de scola chi donat atenzioni a su chi si narat e a comenti si scrit. Sa lingua est moderna, arrica comenti de lessicu, struturada sighendu sa sintassi sarda, cun frasis beni tessias e chi si cumprendint in deretura. Is argumentus podint essi ampriaus e permitint de aprontai   unidadis de imparu  chi accolegant medas materias chi si faint  in iscola (istoria, giografia, literadura sarda, nazionali e internazionali, critica literaria).

Is librus si podint umperai  beni po sa didatica de su sardu in sa scola: funt iscritus po is giovunus de oi in manera chi issus, conoscendu genti de cabali, pozant conosci sa storia sarda, su chi nosu seus stetius, pozant conosci is arrexinis de sa cultura nosta e dda pozant apreziai de prus.

   Franciscu Casula at bofiu apreziat de tres fèminas sardas dinnias de essi connotas e amiradas.

Sa prima est Lionora de Arborea. Lionora (Eleonora D’Arbarea) est una de is fèminas prus stimadas de sa storia italiana de is tempus passaus.  Is contus asuba de sa vida sua funt medas, pagus  perou is  testimoniantzias istoricas. Franciscu si frimat a totu su chi si podit provai  cun documentus fenzas de sterri arrescionis in is contisceddus chi benint mandaus de babu a fillu  ma chi non  si podint provai in manera peruna. Lionora est  nascia  in su 1340, filla de Marianu IV e coyada cun  Brancaleone Doria in su 1376 (a 36 annus) no po amori ma po podi tenni una manu de agiudu  contras a is Aragonesus. Apustis  mortu (bocciu non si scit de chini) su fradi Ugoni  divenit juighissa de Arbarea de su 1383 fintzas a su1404 annu chi s’est morta po mori de sa pesti niedda.  Sa juighissa nosta fut contra sa potentzia spanniola chi boliat concuistai in donnia modo sa Sardinnia e iat fatu unas cantus  gherras po s’autonomia de totu sa Sardinnia contra s’invasori aragonesu.  Mancai non siat arrenescia in cust’idea, sa genti de sa Sardinnia s’arregodat de Issa  po sa “Carta de Logu“, una Carta de is Leis , iscrita in lingua sarda e umperada de su 1421 in totu sa Sardinnia. Custa podit essi cunsiderada una de is fromas prus avantzadas de sa scientzia de is leis in su tempu medievali.  Franciscu Casula at postu in ispicu sa moderninadi de sa “Carta” e at fatu resaltai comenti n-ci fut  atentzioni po su mundu de is fèminas, puru cun ordinamentus chi podint esser cunsideraus “modernus”, (comenti sa libertadi de sa fèmina de acetai o arrefudai sa coya de aconciu). Po donnia  mancanzia si tenit in contu sa cundanna giusta. Massayus e pastoris,  tandus prus de oi, fuant in  cumbata po s’usufrutu de is terras,  agatànt in sa carta de logu regulamentus frimus e precisus chi depiant ascurtai amarolla  poita sa lei de Lionora fuat  pagu druci cun is prepotentis. Comenti de pena po is disatinus sa lei podiat cundannai a morri in su fogu o s’intzurpiamentu o a sa prisonia. Si donàt perou attenzioni po biri chi ci fiat voluntadi de fai su mali. In atrus logus tandus no ci pentzànt nimancu.

Is 198 articulus de sa Carta pertocant totus is aspetus de sa vida de su Stadu: castigamentus po mali mannu, ordinamentos po  massayus e pastorìs, po chini poniat fogu, po sa cassa, po cussu chi spetàt a chini trabalàt e sa tutoria de is prus debilis. Po su tempu suu custa lei fiat moderna. Sa Carta de Logu de Lionora est abarrada in vigori in totu sa Sardinnia fintzas a su 1827 candu arribat sa Lei Codice Feliciano.

     Franciscu  si frimat a longu asuba de is articulus prus prezisus po si fai biri sa modernidadi de sa lei e sa bellesa de sa lingua umperada  in sa Carta de Logu;  po nai infinis ca propriu in sa Carta nosu podeus agatai unu modulu bonu de lingua chi podit essi umperada finzas e imoi in is ufitzius. Custu libru donat bonus ispuntus po studiai sa lingua sarda scrita, po conosci sa storia sarda candu sa Sardinnia teniat ancora ispera de libertadi. Lionora est arrenescia a cumpriri s’opera incumenzada de su babu Marianu  i est istetia su sovoranu  prus mannu chi sa Sardinnia apat tentu”.

Su de dus librus est scritu asuba de  Grazia Deledda sa scritrici sarda, unica fèmina in su mundu chi at bintu su premiu Nobel po sa literadura ;   cun s’opera sua at onorau sa Sardinnia e nosu sardus.

Franciscu at iscritu custu libru in manera chi nemus si dda scaresciat e su nomini su pozat intrai in is iscolas poita fizas a imoi is librus de scola non dda tenint in carculu.

Grazia Deledda est nascia a Nugoro in su 1871 de  Giovanni Antonio e Francesca Cambosu. In familia stetiant beni: su babu, teniat unu diproma de procuradori legali, commerciàt su craboni, fuat unu possidenti de terras.

A edadi de disciasett’annus Gratzia  cumenzat a iscriri po sa rivista “Ultima moda” de Roma  e de tandu, donnia santa dia parti de su tempus  ddu passàt scriendu. Si coyat in su 1900, sighit su pobiddu a Roma e innia est morta in su 1936.

Bandat a iscola finzas a sa cuarta elementari, agoa studiat po contu suu is librus de sa literadura italiana e internazionali e ampriat  is conoscentzias gratzias a is contus de  is anzianus e a is contus de is cuilis.

Deledda conoscit beni sa cultura popolari, dda cumprendit e in custus ambientis fait movi e bivi is protagonistas de is romanzus suus.  In donnia libru non mancat de fueddai de sa Sardinnia, de is fèminas e de sa natura.  Franciscu Casula scrit: S’atividade letteraia de Gratzia Deledda andat dae su 1880 a su 1936 e, cun su romanzu autobiograficu de Cosima, publicadu a pustis morta, finas a su 1937. Abratzat 350 novellas in degheoto volumenes, trinta contos, oto faulas, chibanta articolo, una chibantina de poesias e trentachimbe romanzos. At tentu, in prus de su Premiu Nobel, riconoscimentos mannos da parte de medas Istados e pessonazos importantes. In su 1935 sa cara sua est istada istampada in  unu francubullu cherfidu dae su guvernu Turcu in una serie filatelica dedicada a sas feminas famadas de totu su mundu. Sa boghe sua est istada sa prima rezistrada in Italia in sa Fonoteca de s’Istadu. Sas operas suas imprentadas a pustis sa morte dae s’editore Mondadori de Milanu, sunt istadas traduidas in sas prus importantes limbas de totu su mundu, finas in tzinesu, indianu e zapponesu, in serbu croatu e peri in africanu. Totu s’opera de Deledda est istada traduida e publicada in russu.”

Sa protagonista  de s’arti de  Deledda est sempri sa Sardinnia: su populu sardu, s’amori, is prexus, is trumentus e is sentidus de sa genti.

In mesu a sa genti si scerant is fèminas: fèminas de cabali, fèminas balentis, decidias, capassis de calisisiat sacrifiziu, fèminas innamoradas, trumentadas, pecadoras e fortis in is ideas insoru. Is fèminas de is romanzus funt is feminas de sa soziedadi matriarcali sarda.

Is òminis invecis funt sempri debilis e indecidius.

Atra protagonista est sa natura, is animalis de sartu, is padentis is montis, is matas, is  fruminis e is arrius.

 Grazia Deledda est una fèmina famada , de importanzia e de ispantu. Su  libru  de Franciscu Casula acrarit su chi de Deledda  penzant  medas criticus literarius sardus italianus e strangius. Calancunu non dd’arreconoscint sa genialidadi ma is prus  apreziant Deledda  po sa fantasia ispantosa, po sa richesa de is sentitdus, po s’abilidadi in sa descrizioni de is logus acantu issa est nascia e pesada finzas a giovanedda.

Franciscu Casula si frimat a studiai su limbazu de Deledda po ndi bogai a pillu comenti issa fessat bilingue comenti bilinguis seus totus nosu sardus.

Berus est ca Deledda teniat unu lessicu italianu non meda arricu poita ca penzat in sardu e tradusiat in italianu.  S’agatant medas bortas frasis tradusias de su sardu comenti “Cumprendiu  dd’as”  Capito hai? Funt presentis medas fueddus sardus o frasis italianas istrupiadas in sardu.

Deledda  si ndi ponit meri de medas contus de sa tradizioni orali de is biddas. In s’arregorta de novellas popolaris scrit finzas e unu contu de maya chi at arregortu in Nurri  intitulau  “Is tres fradis” e chi deu puru apu intendiu contai a is becius de bidda candu fui pitica.

   Franciscu Casula narat ca Deledda iat cumprendiu s’importanzia de sa cultura popolari (contus, dicius, pregadorias, poesias)  poita in sa cultura popolari ddui funt  is arrexinis de s’identidadi e de sa sabidoria de unu populu.

Ligendu su libru asuba de Deledda is  scientis de scola apreziant custa femina ispantosa e in su matessi tempus si-ndi ponint meri de sa lingua e de sa cultura de su populu sardu chi est totu presenti in is romanzus

    Su de tres libru, Franciscu dd’at iscritu po Marianna Bussalai; intremesu  is  personas nodias de Sardinnia est sa prus pagu connota, tocat a nai perou ca sa vida e is fainas cumprias in sa vida sua funt dinnias de essi apreziadas de totus e su pepari de is giovanus  e de is fèminas chi dda podint pigai  a modellu.

Franciscu in custu libri ddui ponit totu sa passioni chi su personagiu minescit: in pagu prus de 50 paginas arrenescit a fueddai de sa vida, de sa familia,de su sangunau e de sa domu, de Orani, sa bidda sua, de Marianna Bussalai comenti de scritora e poetessa e de is cuntatus chi teniat cun su poeta Antiogu Casula, s’amighenzia cun Bustianu Satta, cun Mariangela Maccioni, cun Lussu e cun Gonariu Usala.

Ligendu sa vida e is operas de Bussalai, si scerat sa simpatia de Franciscu Casula e si podit cumprendi cali funt is ideas suas asuba de sa politica, de sa sociedadi, de sa cultura e de s’educazioni de is giovunus.

     Marianna est nascia in Orani in su 1904, bivit una vida pagu affortunada. Malaida de piciochedda pitica si portat po totu vida is doloris de una malaidia (sa tubercolosi ossea) chi dda trumentat dì e noti.  Su corpus est minau de sa malaidia ma issa est forti de menti e de caratiri, giovana, meda abili, libera, feminista, antifascista e sardista, amanti de sa literadura e de sa poesia. Est bregungiosa ma non  ddi timit a pigai cuntatu cun is inteletualis prus mannus de Sardinnia e de foras.

Est grand’ amiga de Graziella Giacobbe e de  Mariangela Maccioni : impari funt is tre pilastrus de s’ antifascismo sardu. Est sempri bivia a Orani assola cun sa sorri Inniazia; in domu sua pinnigat is antifascistas e ddu su istradat a s’ida de una sociedadi libera e fenza de  ditadoris . At curtu medas bortas su perigulu de su presoni e de su cunfinu.

 Fuat andada a iscola finzas a s’edadi de 10 annus ma aprofundiat sa cultura po contu su apasciendu sa crosidadi cun milli e milli leturas.  Si impenniat in sa vida politica e conoscit e cumprendit is dannus de su fascismu e po cussu cumbatit comenti de antifascista. Est intremesu de is chi fundant in Orani su Partidu Sardu e ndi difendit is principius po totu vida abarrendi frima in is proprias ideas finzas a sa morti. Sa militanzia comenti de antifascista e de sardista dda fait connosci comenti “signorina Mariannedda de sos Battor Moros”

Issa scriiat “Il mio sardismo  data da prima che il Partito Sardo sorgesse, cioè da quando sui banchi delle scuole elementari, mi chiedevo umiliata perché nella storia d’Italia non si parlasse mai della Sardegna: giunsi alla conclusione che la Sardegna non era Italia e doveva avere una storia a parte”

Tenit grandu stima po Emiliu Lussu e cun issu teniat corrispondenzia finzas e candu, apusti de  s’essi fuiu de Lipari acantu fuat confinau, teniat cuntatu cun issu po mesu de is litras chi Giovanna Bertocchi arriciat e spediat de Francia.

Po cantu essat tentu stima e adorazioni po Lussu, candu Lussu si fuat aggregau cun partidus italianistas (Partito d’Azione), cunzillau de sa pobidda Joyce Lussu,  Marianna, mancai a coru afrigiu, si ddi fuat oposta.

Marianna fuat catolica cunvinta però criticat  sa Cresia ca non fuat sempri giusta e bona cun totus. Si podit considerai sa maista de is Oranesus poita cun totus est sempri stetia disponibili a donai unu fueddu de cunfortu e a ddus imparai  a ligi e a i scriri o a ddis iscriri diretamenti is litras in is momentus de bisongiu. Fuat una bona cunsilera poita arrenesciat a  cumprendi is necessidadis de sa genti e nemus teniat segretus po issa.

Sardista cunvinta iat issa e totu ricamau sa bandera de is cuatru morus e dd’iat  tenta  cuada candu is fascistas de tanti in tanti fiant percuisizionis. Marianna at sempri cubatiu  po s’autonomia e po s’indipendenzia de sa Sardinnia, criticàt s’atacamentu morbosu de certa genti a is cosas materialis, penzàt  chi tocat a fai sa volontadi de Deus e cicai sempri su prexiu de sa genti. Is benis materialis funt sceti unu mezu e non una finalidadi de  sa vida.

Marianna  Bussalai est stetia deaderus una maista de vida poita at trasmitiu a is atras fèminas :

-s’orgoliu de essi fèmina e de essi fèminas sardas

-sa forza de podi afrontai is tribulias e is trumentaus de sa vida,

-su coragiu de podi  suportai is malaidias,

– s’ingeniu de podi tenni cuntatus cun su mundu abarrendu  sempri in d’una bidda

-sa capacidadi de non si depi mai  incrubai a sa cultura dominanti

-sa lucididadi de sciri cumprendi su chi acuntessit in su mundu

-sa forza de sciri abarrai frimus in su chi si creit mancai custu non cumbengat

-sa passioni po sa cultura,

 

Is librus  scritus de Franciscu Casula e imprentaus de Alfa Editrice  ddus apreziaus  poita si podint imparai a  essi:

1)fèminas  capassas de caminai in is bias de su mundu a conca pesada comenti ant fatu Lionora, Grazia e  Marianna

2) patriotas sardas chi tenint s’obrigu de cumbati po sa cultura, po s’identidadi, po s’autonomia e po sa libertadi.

3) maistas de iscola chi  arrenescint a  donai una vida noa a sa scola sarda in manera chi is fillus de oi siant cras òminis e fèminas de  cabali.

Franca Marcialis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Statutaria

Statutaria addio e meno male.

di Francesco Casula*

La Corte Costituzionale ha bocciato la Legge Statutaria: ha ritenuto infatti illegale la promulgazione avvenuta nel Luglio scorso da parte di Soru. Approvata il 7 marzo 2007 con una maggioranza inferiore ai due terzi dei Consiglieri Regionali, è stata sottoposta a Referendum popolare richiesto da 19 consiglieri regionali e tenutosi il 21 ottobre 2007. I Sardi, a stragrande maggioranza, votano contro, condividendo il NO espresso da intellettuali e politici sia del centro sinistra che del centro destra. La bocciatura della Corte, per motivi di forma, è stata dunque anticipata dal No dei sardi, per motivi di corposa sostanza politica e culturale. Si trattava infatti di una Legge pericolosa, ispirata a un presidenzialismo autoritario,  che nascondeva  la voglia di potere e di controllo in una sola persona, rifuggendo da ogni forma di partecipazione e condivisione sociale; ispirata  e a un nuovo centralismo regionale che limitava pesantemente le competenze e l’autonomia delle Province e dei Comuni. E‘ stata inoltre votata dal Consiglio regionale senza un vero dibattito del Consiglio stesso, sotto il ricatto dello scioglimento. Ancor meno vi è stato un confronto con le parti sociali, economiche e culturali della Sardegna. Ma c’è di più: la Statutaria favoriva il permanere al potere della casta politica, escludendone di fatto il popolo sardo: limitava fortemente infatti la libertà di partecipazione popolare dei cittadini, aumentando da 10 mila a 15 mila le firme per la richiesta dei Referendum e riducendo arbitrariamente le materie che si possono sottoporre a Referendum popolare, tra cui l’ordinamento degli organi statutari e degli uffici regionali. Infine annullava  l’equilibrio dei poteri, svuotando il ruolo del Consiglio Regionale a cui veniva sottratta tutta la materia regolamentare che andava in capo alla Giunta Regionale unitamente a tutte le nomine degli Enti Regionali su cui il Consiglio non aveva ha più nessun potere di controllo. E neppure risolveva -come pure sosteneva Soru- il conflitto di interessi, che anzi regolamentava  a favore del Presidente, degli Assessori e degli stessi Consiglieri, consentendo alle società di Presidente, Assessori e Consiglieri di beneficiare di provvedimenti di favore, compresa la partecipazione alle gare d’appalto indette dalla Regione con commissioni nominate e controllate dalla stessa Giunta regionale.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna del 19-5-2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Europee

Sardegna esclusa dall’Europa.

di Francesco Casula*

Ci sono tutte le premesse perché le elezioni europee di oggi e di domani si risolvano in un clamoroso flop, ovvero in un massiccio astensionismo. Per intanto a causa della campagna elettorale tutta giocata –e immiserita- in polemiche strumentali, “domestiche”. Di tutto infatti si è parlato –e scritto- fuorché dell’Europa, del suo ruolo, dei suoi limiti, delle sue prospettive. Soprattutto da parte dei maggiori partiti: il Pdl e il Pd. In secondo luogo vi è una legge elettorale infame: uno sbarramento del 4% che obbliga movimenti e partiti politici ad aggregazioni innaturali e comunque rischia di cancellare dall’Europa culture, sensibilità politiche, rappresentanze territoriali storiche importanti. Mentre per lo sbarramento per le elezioni politiche era stato addotto –ma era solo un pretesto- il problema della governabilità, a livello europeo questo è del tutto assente. L’unico motivo che ha spinto Pdl e Pd a introdurre le forche caudine del 4% è stato esclusivamente il calcolo elettorale di garantirsi,–blindandoli- i seggi e le poltrone europee, senza il “fastidio” dei concorrenti. Per cui ritengo improbabile che siano molti gli italiani che si recheranno alle urne. E ancor meno i Sardi. Che hanno ulteriori motivi per non votare. Ad iniziare da una aggregazione perversa che ci vede combattere, nello stesso collegio dei Siciliani, in una lotta impari, essendo noi Sardi meno di un terzo rispetto a loro. Non a caso da ben 20 anni siamo stati cancellati dall’Europa. Eppure la nostra voce, come minoranza etno-linguistica e come nazione senza stato, sarebbe stata importante. Abbiamo infatti un mercato unico, con circa mezzo miliardo di consumatori, ma poiché a contare saranno i grandi Stati e, ancor più, le grandi imprese e il grande capitale, è facile prevedere che nel futuro prossimo, i processi di concentrazione produttiva, economica e finanziaria produrranno vieppiù drammatici effetti sociali in tutti i “meridioni” e Sud d’Europa, -e dunque anche in Sardegna- accentuando vecchie e nuove disuguaglianze, territoriali oltre che sociali, creando nuova emigrazione e ulteriore sottosviluppo. Forse l’unico strumento per delegittimare la “truffa” delle Europee è proprio l’astensione. E se proprio si ritiene indispensabile votare, che si dia il voto ai piccoli partiti. In Sardegna c’è una candidata eccellente: l’astronoma  Margherita Hack.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna del 6-6-2009)