Lingua sarda

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La lingua sarda scompare dall’Europa:dolo o dimenticanza?

Il sardo? Non è fra le minoranze

di Francesco Casula*

II Ministero dell’interno, per il 2009, ha spedito all’Unione europea il “Terzo rapporto dell’Italia sull’attuazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali”. Il rapporto è preceduto da una premessa in cui si ricorda che la Costituzione dello Stato italiano, concorre alla tutela delle minoranze con diverse disposizioni. A tal proposito ricorda che una tappa importante nell’ambito del nostro ordinamento è costituita dalla legge n.482 del 1999 che si propone di valorizzare e di tutelare la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate nonché di quelle parlanti il francese , il francoprovenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo. Bene. Dopo la premessa, a queste minoranze è dedicata una scheda, redatta dai prefetti su indicazione dei comuni. La sarda però non esiste: dell’Isola c’è solo una scheda redatta dal prefetto di Sassari riguardante il catalano di Alghero. Cos’è successo? I prefetti ignorano la lingua sarda? O, cosa ancor più grave e inquietante, i Comuni, che avrebbero dovuto trasmettere i dati alle prefetture, non lo hanno fatto? E le province, che avrebbero dovuto coordinare, che ruolo hanno svolto? E la regione, con il suo Presidente Cappellacci e l’assessore alla Pubblica istruzione Baire, si sono distratti? Fatto sta che la lingua sarda è scomparsa. Di qui la protesta del Comitadu pro sa limba, che il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, ha fatto recapitare al sottogretario alla Presidenza on. Gianni Letta:Si tratta con tutta evidenza di una mancanza grave, non tanto e non solo per la cancellazione di fatto della minoranza linguistica sarda in un documento di rilevanza comunitaria, quanto per gli effetti che nel futuro questa dimenticanza potrebbe avere. Dal rapporto risulta che o i Comuni o le Province o i Prefetti incaricati di raccogliere e trasmettere i dati al Ministero dell’Interno non avrebbero preso parte al monitoraggio necessario per la compilazione del rapporto o che il Ministero non abbia tenuto conto nella predisposizione del rapporto dei dati comunicati dalle Prefetture sarde. Quale che sia l’origine di questa grave mancanza, il dato di fatto è che la minoranza sarda non compare nell’informazione al Segretario generale del Consiglio d’Europa, unica fra le minoranze della Repubblica italiana”.

 

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna del 27-10-09)

In ricordo dell’artista scomodo

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Presentata a Gavoi l’opera di Antonello Satta

In ricordo dell’artista scomodo

di Francesco Casula*

L’Amministrazione comunale di Gavoi –con il sindaco Lai e l’assessore alla cultura Buttu in prima fila- il nove ottobre scorso ha voluto ricordare il cittadino più illustre del centro barbaricino: Antonello Satta. L’occasione è stata offerta dalla presentazione delle sue opere, pubblicate in due volumi da Condaghes editori, a cura di Alberto Contu. Scomparso nel 2003, Satta, dalla personalità poliedrica, -è stato giornalista, saggista, acuto studioso della cultura e della poesia popolare, scrittore, ricordo il suo capolavoro, “Cronache dal sottosuolo, la Barbagia”, poeta, traduttore ed editore-, nella sua vita e anche post mortem è stato sottoposto –almeno fin’ora- alla damnatio memoriae: l’espressione è del curatore delle opere Contu, autore di una magistrale introduzione. Gli è che Satta, uno degli intellettuali più lucidi e innovativi della Sardegna del Secondo Novecento, era un personaggio scomodo, irregolare: fuori e contro i Partiti e le camarille, i gruppi di potere e le lobbies, culturali, editoriali e accademiche. Un intellettuale che metteva in discussione tutte le coordinate culturali e politiche dei gruppi dominanti, di destra come di sinistra: l’area politica, quest’ultima, da cui proveniva e di cui criticava lo statalismo, l’industrialismo, il vacuo progressismo, l’ostilità alla lingua sarda, una visione becera e sbagliata della Questione sarda. Soprattutto intorno a questa ha sviluppato il suo pensiero in saggi ed articoli. Egli ritiene infatti che la Questione sarda deve rifondarsi a partire dal riconoscimento di una comunità con caratteristiche etniche originali e inconfondibili: non può dunque essere affogata e risolta all’interno della Questione meridionale, come la sinistra si ostinava a pensare, ma deve essere considerata come Questione nazionale sarda: di qui, fra l’altro l’intestazione della rivista “NAZIONE SARDA”, che fondò e diresse negli anni ’70 e a cui collaborarono intellettuali,come Lilliu, Eliseo Spiga, Antonio Cossu, Gianfranco Contu, Mario Vargiu e molti altri. Uno dei tratti essenziali della Questione sarda riteneva che fosse la Lingua: che occorreva non tutelare e conservare –come se fosse un bronzetto nuragico-, ma promuovere, valorizzare e sviluppare, per arrivare al bilinguismo perfetto, ovvero alla parificazione giuridica e pratica del sardo con l’Italiano e alla sua ufficializzazione.

 

*storico

Titolo: Maestrale: intervista ad Antonello Satta
Autore: Columbu Giovanni
Riprese: Pani Ignazio, Passoni Giuseppe
Raccolta: Archivio Rai
E’ parte di: Maestrale
Tipologia: interviste
Argomento: Storia e tradizioni
Lingua: italiano, sardo
Descrizione: breve trasmissione in cui il giornalista e scrittore Antonello Satta dialoga con sé stesso, specialmente in riferimento alla recente morte dell’artista Costantino Nivola. Il tema della riflessione è incentrato sulla condizione esistenziale dell’intellettuale, caratterizzata dalla solitudine e dalla perpetua riflessioni sul mondo, e dal senso che le sue opere assumono come mezzo di fuga dalla propria coscienza e come dialogo con la morte.

ID: 91448
Link risorsa: http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=91448


 

Premio di poesia sarda.

Celebrato il 50° del famoso premio di poesia sarda.

 A Ozieri la palestra per scrittori.

di Francesco Casula*

Il 27 settembre scorso sono stati premiati i vincitori del Premio Ozieri, che ha celebrato la 50° edizione. Si tratta del più antico e prestigioso premio di Letteratura sarda, che ha visto come vincitori poeti come Pedru Mura, Cicitu Masala (che poi farà parte della Giuria), Benvenuto Lobina, Faustino Onnis, Franceschino Satta, Paola Alcioni, Cristina Serra, Franco Carlini. il Premio è stato fondato nel 1956 da Tonino Ledda, poeta lui stesso e primo segretario della Giuria che negli anni sarà costituita da intellettuali, scrittori e poeti del calibro di Angheleddu Dettori, Antonio Sanna, Antonio Simon Mossa, Manlio Brigaglia, Fernando Pilia, Leonardo Sole, Paolo Pillonca, Salvatore Tola, Franco Fresi. Fin dal 1982 presiede magistralmente il Premio, Nicola Tanda, già Professore ordinario di Filologia e letteratura sarda presso la Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Sassari,che ha prodotto opere fondamentali per il sistema letterario sardo e italiano. In cinquantatre anni di attività il premio Ozieri è riuscito a dare visibilità a tutte le espressioni della lingua sarda che sono state valorizzate e aiutate a raggiungere traguardi letterari e da quando il premio si è aperto a produzioni letterarie provenienti da ogni parte dell’Isola, i riconoscimenti aggiudicati alle realizzazioni appartenenti ad ogni varietà della lingua sarda e alle altre parlate presenti in Sardegna, sono una dimostrazione di come esse possano convivere senza conflittualità. Ma il Premio Ozieri ha avuto come finalità anche quella di offrire agli scrittori una proposta grafica unitaria e di favorire la comunicazione letteraria, dando valore alla “parola scritta” e dunque  alla nascita e all’affermazione di una letteratura moderna che si affianca ad una tradizione orale sempre viva. Segretario della Giuria è Antonio Canalis che ricorda come in 50 anni sono passati nella “palestra letteraria” del Premio oltre 2.000 autori. Un autentico esercito. Certo, aggiunge Canalis, “non si pretende che tutti i lavori presentati abbiano dignità letteraria, ma tutti indistintamente racchiudono, al loro interno preziosi elementi, se non altro in termini linguistici ed etnodemologici e costituiscono certamente un “giacimento” letterario importante che deve essere conservato, studiato e reso disponibile a vantaggio di studiosi, cultori e anche semplici appassionati”.

 

*storico

 

(Pubblicato su Il Sardegna del 13-10-09)

 

sulla liberta di stampa

 

 

gianfrancopintore

martedì 6 ottobre 2009

“Sono meno libero”: lettera aperta ai giornalisti sardi

Cari colleghi,
molti di voi hanno credo partecipato, fisicamente o solo con il cuore, alla manifestazione di Roma per l’informazione libera. E molti, come me, avranno avuto modo di riflettere sull’avvertimento del costituzionalista Valerio Onida: “Il cittadino non informato o informato male è meno libero”. Come meglio definire lo stato dei cittadini italiani e sardi disinformati o male informati da una estesa campagna di stampa contro i dialetti e le lingue minoritarie, per altro tutelate dalla Costituzione e dalle leggi?
Nessuno, almeno non io, nega ai giornalisti la libertà di pensare e di scrivere in piena autonomia pro o contro le lingue delle minoranze e i dialetti. Ma hanno anche la libertà di mistificare, dare notizie senza fondamento, o, peggio, negare l’informazione a riguardo? La nostra libertà è sovraordinata al diritto dei cittadini di sapere? Sappiamo bene che in una società della comunicazione un fatto non esiste se non è comunicato.
Questa lettera aperta ai giornalisti sardi da parte di un giornalista sardo non vuole essere una generica mozione degli affetti, ma segnalare alcuni fatti concreti i quali portano a concludere che, per responsabilità dei due maggiori quotidiani dell’isola, il milione e duecento mila sardofoni sono meno liberi. A loro, da un po’ di tempo i due quotidiani negano l’informazione sui fatti riguardanti il loro status o, nel migliore dei casi, la mistificano.
I fatti riguardano iniziative culturali, politiche e istituzionali. Partirei dall’ultimo esempio di comunicazione istituzionale. È quella attraverso la quale l’assessore della Cultura il 3 ottobre segnala che nella rimodulazione del suo accordo con il ministro Gelmini in materia di istruzione e lavoro si punterà anche “alla tutela e alla valorizzazione della specialità linguistica della Sardegna”. L’Unione ha completamente ignorato la notizia, la Nuova Sardegna tace che fra gli obiettivi della cosiddetta rimodulazione c’è l’uso del sardo a scuola.
Su Comitadu pro sa limba sarda ha inviato alla Regione la duplice richiesta di inserire la lingua sarda (insieme al gallurese, al sassarese, al catalano d’Alghero, al tabarchino) nel Piano Regionale di sviluppo come possibile motore di crescita economica e sociale e di prevedere l’insegnamento del sardo a scuola fin dal momento di modificare l’accordo Baire-Gelmini. La notizia è del tutto ignorata dall’Unione ed è data dalla Nuova nella edizione leggibile solo a Cagliari.
Questa proposta è stata illustrata in una conferenza stampa. Mentre le televisioni ne hanno parlato diffusamente nei loro Tg, l’Unione ha completamente taciuto il fatto e la Nuova ne ha pubblicato la notizia nell’edizione leggibile solo a Cagliari. In più ha taciuto della richiesta principale (l’inserimento della lingua sarda nel PRS) e ha attribuito al “professore universitario Francesco Cesare Casula” quel che invece è stato detto da Francesco Casula. Tanto per segnalare un caso di completezza e accuratezza dell’informazione.
Ma il top è stato raggiunto all’indomani della manifestazione organizzata ad Ollolai dall’ex presidente Renato Soru per discutere di lingua, identità e sovranità. L’Unione non ha scritto una sola riga, nell’articolo della Nuova di tutto si parla (di territorio, di autonomia e persino di indipendenza) ma non di lingua che pure è stato il tema d’apertura del convegno. Io mi sento molto “meno libero” per effetto di questa disinformazione che solo un ingenuo può pensare casuale e non frutto, invece, di una scelta editoriale.
Capisco che su questa scelta possa aver influito una voglia di contrastare Bossi e il suo appello alla valorizzazione dei dialetti e delle lingue maldestramente da lui definite regionali. Del resto, a leggere quotidiani e periodici italiani, da L’Espresso a Libero, da La Repubblica a Il Corriere della Sera, appare chiarissimo che la campagna contro i dialetti, ma anche contro il friulano e il sardo, muove dal contrasto a Bossi. Ciò che non condivido ma ritengo legittimo. Quel che legittimo non è, è la negazione dell’informazione o, peggio ancora, la sua mistificazione finalizzata all’arruolamento dei lettori in un esercito anti-dialetti. Altro che libertà dell’informazione.
Non vorrei che la nostra comune battaglia per la tutela di uno dei beni più preziosi della democrazia si trasformasse in una lotta per la libertà dell’arbitrio, durante la quale una casta si arroga il diritto di decidere che cosa i cittadini debbano sapere e che cosa è meglio ignorino. O conoscano i fatti solo dopo che la casta li ha predigeriti, metabolizzati e sfornati non per quel che sono ma per quel che dovrebbero essere.

 

Per ricordare Salvatore Cambosu di Orotelli

 

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Un po’ di Miele amaro per tutti

di Francesco Casula*

La proposta di legge regionale bipartisan –prima firmataria Simona de Francisci-  finalizzata all’ingresso ufficiale della Regione nella Fondazione Salvatore Cambosu promossa dalla Amministrazione comunale di Orotelli, e dunque al relativo finanziamento della stessa, deve essere salutata con favore. Con l’augurio che, dopo decenni di silenzio, venga disseppellito e conosciuto il grande scrittore di Orotelli, che nelle sue opere ci ha raccontato, in modo suggestivo, la tradizione popolare del mondo agro-pastorale sardo. E venga studiato, ad iniziare dalla Scuola, in cui sopravvivono abbondanti cascami retorici italocentrici, ma non c’è spazio per un autore come Cambosu, l’autore di di Miele amaro (1955). Un’opera questa in cui raccoglie suoi racconti e ricordi insieme a leggende, fiabe, poesie, filastrocche, indovinelli della tradizione popolare sarda. Un libro unico nel suo genere, in cui dà voce a una esperienza collettiva, alla cultura sarda nella storia dell’Isola. Gonario Pinna lo definirà Un bastimento carico di spezie e di fiabe, di essenze di storia, d’immagini preziose e di racconti, di miele e di poesia”; Bachisio Zizi “Una grande enciclopedia e anche un labirinto di segni”; Antonio Pigliaru “Il fatto più rilevante della cronaca letteraria sarda degli ultimi decenni”; Giuseppe Petronio “Un breviario di tutto ciò che un sardo può conoscere e amare della sua isola”; Michelangelo Pira  “Dolente  mosaico della vita della Sardegna intera”; Margherita Guidacci un libro in cui i sardi “troveranno per la prima volta, scoperti alla loro attenzione, molti tratti essenziali della loro fisionomia” e per i non sardi “Una migliore introduzione alla Sardegna non si poteva desiderare”. Miele Amaro è tutto questo ma anche altro. In sintesi può essere definito come un almanacco, un’antologia, un catalogo generale dell’identità sarda, della sua storia e della sua civiltà, che Cambosu ora come etnologo e antropologo, ora come demologo e storico, ma soprattutto come narratore e poeta, racconta dall’interno, dal sottosuolo, facendosi portavoce del popolo. O, se vogliamo possiamo considerarlo un romanzo antropologico sulla Sardegna, sospesa allora fra arcaicità e modernizzazione, tradizione e innovazione, difesa e valorizzazione dell’identità e apertura all’innovazione. Che propone una sardità forte ma ancorata alla realtà e non mitizzante.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna del 7-10-09)

Precisazione

 

Ci risiamo!!!

SONO FRANCESCO CASULA E NON FRANCESCO CESARE CASULA!

I Quotidiani sardi ma anche molte case editrici, molti blog, molte biblioteche,  non  si capisce bene se per disinformazione o altri motivi,

continuano a confondermi con Francesco Cesare Casula, lo storico medievista. Così, Martedì scorso 29 Settembre La Nuova Sardegna,

nel suo resoconto sulla Conferenza stampa tenuta da Su comitadu pro sa limba il 28, riporta, attribuendole a Francesco Cesare Casula alcune

frasi pronunciate invece da me durante la stessa Conferenza. Oltretrutto Francesco Cesare, non fa parte del Comitadu e, a quanto ne so, è

persino contro il Bilinguismo e dunque la parificAvazione dell sardo con l’Italiano! Come si fa a confonderci?

FfRANCESCO CASULA