Recensione del volume “UOMINI E DONNE DI SARDEGNA” (Alfa Editrice) di Giancarlo Bruschi, già dirigente scolastico e Pretore di Nuoro

 

Recensione di UOMINI E DONNE DI SARDEGNA (Alfa Editrice)

di  Giancarlo Bruschi

Per meglio capire l’opera che viene presentata sono necessarie alcune brevi note sulla formazione culturale dell’autore. Francesco Casula asserisce di avere iniziato ad apprendere l’italiano a sei anni dopo avere usato sino a quell’età la lingua di Ollolai come lingua madre. Segnalare questo fatto mi sembra importante per verificare la possibilità di mantenere la piena padronanza della lingua  appresa dalla nascita, nella quale di solito si continua a pensare,e – a penare – e conseguire nel contempo la piena padronanza di una  seconda lingua, in questo caso l’italiano, con la facoltà di scegliere di volta in volta quella che si ritiene di usare, cosa che Francesco fa con grande consapevolezza e misura in ogni caso. Ho detto ciò perché probabilmente uno dei temi del dibattito sarà proprio quello della lingua. Secondo momento rilevante della formazione di Francesco Casula è la frequentazione della Scuola  dei Gesuiti, dopo le elementari, che ad una naturale disposizione  allo studio e alla riflessione ha aggiunto l’abitudine  del ragionamento, la disciplina formale, l’ordine espositivo, oltre che  l’autocontrollo in termini più generali. La laurea conseguita presso l’Università di Roma alla scuola dei migliori maestri dell’epoca ha completato la formazione. L’acquisizione di questi presupposti lo ha messo in condizione di proporre un testo pieno di suggerimenti e suggestioni, ma anche leggibile da chiunque voglia mettere l’impegno per entrare in terreni  oggi poco frequentati o voglia evitare  di alimentarsi di luoghi comuni. L’opera presenta 15 figure della storia e della cultura sarda  la cui rivisitazione può portare ad arricchire un patrimonio di conoscenze  che ci consentono di vedere meglio il nostro mondo, in particolare si tratta di Amsicora, Eleonora di Arborea, Sigismondo Arquer, Giommaria Angioy, Grazia Deledda, Antonio Gramsci, Marianna Bussalai, Montanaru, Antonio Simon Mossa, Emilio Lussu, Giuseppe Dessì, Grazia Dore, Francesco Masala,  Eliseo Spiga, Giovanni Lilliu.  La narrazione spazia su oltre 2200 anni e quindi nella lettura occorre sempre ricordarsi che spesso si ha a che fare con uomini e donne di tempi diversi e di culture lontanissime tra loro, per fare u esempio la nozione di Stato e di cittadino posseduta da Eleonora, nulla ha a che fare con quella che abbiamo noi.

Fatto ancora più interessante è che i testi  dedicati alle diverse personalità sono nati in sardo e quasi tutti pubblicati separatamente, e riuniti in questo unico volume, riproposti oggi in un ineccepibile italiano, ricchi di una parte antologica e di riferimenti a scritti che riconducono alla personalità presa in considerazione.

Mi sembra importante richiamare l’attenzione  sull’utilizzo della prosa scritta sarda, alla quale siamo meno abituati, per l’elaborazione di testi importanti e complessi. Bisogna anche sottolineare che spesso siamo più portati ad  ascoltare le storie, anziché conoscere la storia. Le storie portano spesso lontano dalla verità affascinano come un flauto magico e distolgono dalla realtà. Casula è riuscito a restare nella storia pur  mantenendo un tono di narrazione che non è né pedante né piattamente scolastico, ma trattiene l’attenzione del lettore anche su argomenti di una certa complessità. Attraverso queste figure proposte si fa nascere una proposta che potrebbe configurare quella di un uomo o di una donna da portare come modello anche per il futuro sviluppo della Sardegna. Nasce un’idea di sviluppo e di crescita dell’isola che supera i luoghi comuni troppo facilmente affermati dell’autonomia o dell’indipendenza della Sardegna, perché l’autore resta sempre con i piedi ben saldi per terra  e non si fa sfuggire  i limiti di un progetto di crescita che non può fondarsi sui desideri o peggio sui generici proclami politici, ma deve partire da una profonda meditazione sulla realtà e camminare su gambe ben allenate. In questa luce meriterebbe un approfondimento il forte richiamo alla costante resistenziale, attribuita ai sardi dal Prof.Lilliu, perché mi sembra che il concetto di costante resistenziale implichi una costante tensione ed un costante rigore politico e culturale che male  si accompagnano al bisogno  di aperture  e abbandoni di diffidenze – a priori- che il concetto di resistenza così fortemente immanente nei testi del Lilliu presuppone.

La brevità del tempo a disposizione non consente un esame più approfondito.

Tra i temi che emergono vi sono quello della lingua, con un percorso che va da Eleonora d’Arborea, a Sigismondo Arquer, passando da Grazia Deledda, Dessì, Lussu, Gramsci.

Il secondo tema è quello dell’organizzazione sociale, della riflessione sulla condizione umana, le prospettive per una migliore organizzazione sociale e politica, in particolare l’autonomia o l’auspicata indipendenza.

La consapevolezza delle necessità di non cadere nella retorica  porta l’autore a proporre una serie di figure apparentemente sconfitte.

Amsicora, Arquer,  Gramsci, Antonio Dore. Mi sembra importante soffermarsi su queste figure che consentono di avere una visone non localistica, ma ampiamente nazionale e nel contempo pienamente sarda, nel senso migliore, di personalità che hanno conservato in pieno la loro dignità e forza autentica di sardi pur operando in contesti  più vasti che ai loro tempi superavano i confini regionali, sia politici che culturali.

Amsicora, per quello che è possibile saperne dalle fonti storiche è un capo delle popolazioni sarde che erano entrate in contatto con la potenza cartaginese che occupava prevalentemente le coste sarde con importanti stanziamenti. Erano gli anni delle guerre tra Roma e Cartagine per il controllo del mediterraneo, era in atto una scontro mortale tra le due più importanti civiltà del mondo occidentale di quell’epoca. La figura di Amsicora si pone dunque come interlocutore tra le popolazioni autoctone della Sardegna e le due grandi potenze internazionali che si combattevano. In gioco è l’assoggettamento della Sardegna  al potere di Roma che in questo caso non tende a fare dei sardi degli alleati ma delle popolazioni totalmente sottomesse. Amsicora è quindi un capo locale sardo, come, lo si era allora, ma politicamente capace di stare ai massimi livelli della politica internazionale del tempo. Dopo la morte del figlio Iosto, che imprudentemente ha ingaggiato battaglia con i romani, Amsicora preferisce suicidarsi anziché cadere prigioniero. Sconfitto ma moralmente vincitore  é come tale ricordato. Queste guerre sono anche l’occasione per tenere presente  che la Sardegna con la sua posizione geografica finisce con essere coinvolta in tutta la storia geo- politica del mediterraneo; di ciò bisogna tenere conto per non cadere in una visione  familistica e localistica dello sviluppo della società sarda.

Per quanto riguarda Sigismondo Arquer si tratta di un suddito spagnolo, nato a Cagliari, uomo di grande rettitudine  morale e capacità professionale per gli studi seguiti a Pisa, dove apprende l’italiano, perfeziona il possesso del latino, lingua ai tempi internazionale e necessaria  per qualsiasi contatto internazionale, come oggi l’inglese. In particolare entra in contatto con il fermento culturale legato alla riforma luterana e quindi al Protestantesimo. Il mondo, dopo la scoperta dell’America sta uscendo dalla  visione ristretta del mediterraneo, per  aprirsi agli Oceani. Una dimensione troppo grande per  le beghe cagliaritane, che porteranno in carcere prima il padre e poi lui stesso con l’accusa di eresia. Erano i tempi in cui anche le regine potevano essere accusate di eresia e se non condannate, seriamente esautorate. Nel contesto della sua permanenza in Svizzera, sarà invitato redigere un testo riguardante la storia e la geografia della Sardegna, in latino, che per anni sarà il modello di tali opere; in Sardegna l’opera fu largamente copiata dal Fara, vescovo di Bosa e poi di Alghero, che ebbe poi modo di preoccuparsi per le fonti, provenienti da un eretico, utilizzate. L’accusa di eresia pur  formulata nel contesto di beghe locali, diventa un atto di tragica gravità, poiché la mostruosa organizzazione chiamata Inquisizione Spagnola una volta avviata  si auto alimenta. E Arquer per certi versi, eretico lo è davvero, essendo molto vicino al pensiero genericamente definito Luterano. L’unica via di salvezza sarebbe stata l’abiura totale, nonché l’indicazione di chi a sua conoscenza partecipasse delle stesse idee. Torturato, incarcerato per oltre 7 anni, non tradisce gli amici e non abiura. La fine è scontata, solo un colpo di alabarda  infertogli mentre conferma la sua innocenza lo sottrae alla tortura finale del fuoco. Casula spinge la sua apertura  ponendo un catalano, prima funzionario a Cagliari, poi per un certo tempo in Spagna, tra le figure di sardi meritevoli di essere ricordate; è il segno di una visione  ampia e culturalmente feconda dello sviluppo della Sardegna.

Antonio Gramsci, sardo nel senso migliore, per temperamento determinazione e serietà, è pure lui vittima prima di tutto della sua coerenza che non prevede abiure, sia nei confronti del fascismo, ma anche  della sua visione  del riscatto dell’Italia nell’ambito della poi fallita rivoluzione socialista. In questo contesto entra in contrasto con le tesi ufficiali genericamente riferibili a Mosca, e subisce in carcere l’isolamento da parte dei detenuti politici comunisti genericamente definibili stalinisti, ma non è neppure destinatario di seri tentativi di ottenerne la liberazione. La pubblicazione dei quaderni dal carcere è stata tortuosa, tormentata, quasi l’opera di un eretico. Anche in questo caso appare come vittima di una mostruosa religione laica, negatrice di ogni libertà individuale, in nome di un’astratta ragione di Stato.

Antonio Dore seguirà anche lui la strada dell’isolamento, sempre ad opera dello stesso gruppo opposto a Gramsci- Togliatti per la cronaca- che qualche decennio dopo decapitò di nuovo il gruppo dirigente del PCi sardo guidato allora da Renzo Laconi. Innumerevoli appaio gli spunti che d’improvviso emergono  nel contesto del libro. Sulla complessità del pensiero gramsciano , mi viene in mente  un colloquio con un famoso antifascista a suo tempo carcerato; noi giovani curiosi di conoscere dal vivo notizie sul personaggio Gramsci chiedevamo notizie, senza avere concrete risposte. Alla fine, preso coraggio, sbottò: Gli puzzavano i piedi. E quando ci lamentavamo, si toglieva le calze e le metteva in tasca.

Per quanto riguarda le figure femminili appaiono di particolare interesse  la Bussalai e le sorelle Dore. La prima profondamente impegnata nell’azione politica, legata al meglio della classe politica sarda antifascista, le seconde, donne di grande forza promotrici di attività dedicate all’educazione e quindi alla modificazione dall’interno della società della Sardegna centrale, legate al mondo culturale romano prima, fondatrice di un ordine religioso – Peppina-   e pedagogiste e scrittrici le seconde( Grazia e Raffaella). Assieme ad Antonio Pigliaru, ed altri giovani intellettuali, diedero origine ad un movimento legato alla rivista Ichnusa che per circa un decennio ha influenzato  il rinnovamento della scuola dell’obbligo, almeno nel nuorese e in certe zone del sassarese, portando anche un soffio di novità nella vita politica sarda. Negli stessi anni scriveva Albino Bernardini e nasceva il movimento di cooperazione educativa, del quale alcuni di noi hanno fatto parte.

Uno spazio a parte merita Dessì che con l’opera letteraria ha raccontato con autenticità e profondità il mondo arcaico della Sardegna della sua infanzia, cogliendone gli aspetti poetici ma anche quelli crudamente reali della  povertà e della morte, senza cadere mai nella retorica compiaciuta. L’uso della lingua, senza bisogno di pesanti inserimenti di termini sardi, riesce a  calarci con realismo poetico in quel mondo che era stato anche dell’infanzia di Gramsci e di Lussu.

 Lussu per un verso incarna le contraddizione del sardo volontario e combattente nella prima guerra mondiale, e antifascista poi, ma sempre punto di riferimento dei suoi ex compagni di trincea,  teorico di una moderna forma di organizzazione statale che con grande lucidità, prospetta per l’Italia del secondo dopoguerra, come un organico federalismo, con consapevolezza piena  degli obiettivi e delle difficoltà, senza cedere a sogni astratti di indipendenza di fantasia. Nella rigorosa ricostruzione dei fatti l’autore cita uno scontro tra Lussu e Gullo -allora importante dirigente del PCi-  che contrasta l’idea del federalismo, in coerenza con l’idea centralista  del PCI. L’avvocato Gullo, calabrese, confinato in Sardegna, per lungo tempo fu ospite della casa di mio nonno, e questa notazione mi rende più attuale il testo; questa paradossale condizione riservata a confinati politici, ricevuti nelle famiglie buone della città, che in  futuro avrebbero avuto ruoli importanti nella vita  politica italiana, ricordo ancora Pietro Mancini, meriterebbero una approfondita riflessione sui rapporti tra fascismo e antifascismo a Nuoro.

In questo senso, come ritorno finale alla realtà, non si può ignorare Francesco Masala, autore del testo “Quelli dalle labbra bianche”, spesso ingiustamente ignorato, ma anche  di dure e paradossali riflessioni  sulla effettiva consistenza  di certe vittorie di cui non sembra meritorio gloriarsi. Avere sconfitto i francesi, al momento della rivoluzione francese, è stata  una vittoria, o la restituzione ai Piemontesi e aggiungo io ai feudatari o proprietari sardi, il controllo dell’Isola? Come deve essere valutata la cacciata degli impiegati Piemontesi da Cagliari, mentre si invocava il Re? Concludendo pongo una domanda: è meglio una perenne recriminazione contro l’invasore  o padrone di turno o è meglio l’operoso e quotidiano  impegno delle sorelle Dore? Leggere per intero il libro, provocatorio e ricco di suggestioni, può servire a trovare risposte e nuove domande.

 

 

 

 

 

 

Recensione del volume “UOMINI E DONNE DI SARDEGNA” (Alfa Editrice) di Giancarlo Bruschi, già dirigente scolastico e Pretore di Nuoroultima modifica: 2011-12-16T17:22:17+01:00da zicu1
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