GLI YES-MAN DEL PD E GLI ACCOZZI DI DILIBERTO

E IN COMMISSIONE VALE SOLTANTO IL DIKTAT DI ROMA

di Francesco Casula

Pacta servanda sunt, recita un antico adagio latino. Integrato e completato da unu diciu sardu: sa paraula si mantenet. Sottendono ambedue un valore tipico della civiltà latina e sarda: la necessità di tener fede alla parola data e di mantenere le promesse fatte. Tale valore non sembra albergare nel nostro Consiglio regionale. Che pure dovrebbe essere abitato dagli aristoi o, per rimanere a casa nostra senza scomodare il lessico greco, dai boni homines della Carta De Logu. Insomma dai migliori: dae sos omines de gabbale, di valore. Ma evidentemente, vieppiù, la selezione dei politici, è al contrario. Capita così che nel Parlamento sardo, la più alta espressione della nostra rappresentanza, la parola data è deprivata del suo valore. Questi i fatti. Nella Regione Sardegna a metà consiliatura devono essere rinnovate, per regolamento, le commissioni consiliari. L’intera opposizione definisce un accordo globale riguardanti le stesse, per quanto attiene alle vicepresidenze. Per la seconda (Diritti civili ed emigrazione)  viene scelta e designata Claudia Zuncheddu. Che puntualmente onora l’accordo permettendo ai consiglieri del Pd di essere eletti vicepresidenti in diverse commissioni e non solo. Gli stessi invece non mantengono l’impegno: votano un consigliere del Pdci. Cos’è successo? E’ lo stesso capogruppo del Pd, Giampaolo Diana a rivelarcelo, candidamente: “Abbiamo ricevuto tutti una lettera del leader del Pdci, Oliviero Diliberto, che ci segnalava come il suo partito contava sulla riconferma di Ben Amara”.

Naturalmente alle segreterie romane non si può dir di no e dunque gli ordini da loro imposti valgono più degli accordi presi in Sardegna: viene eletto Ben Amara e non Zuncheddu. E la parola data? Carta straccio. E le pompose affermazioni sull’autonomia politica del Pd dalle centrali italiane? Chiacchiere. Nella migliore tradizione dei sudditi o, se ci aggrada di più, degli  yesmansempre proni e servilidi fronte al capo. Inaffidabili. E sarebbero questi l’alternativa al moriente sistema e regime berlusconiano? E che dire di Diliberto, leader della sinistra dura, pura, e moralizzatrice? Forse le lunghe e assidue frequentazioni del potere e dei potenti lo hanno trasformato a tal punto che anche lui mutua dai suoi avversari politici i peggiori costumi: anche lui si adatta all’accozzo e alla raccomandazione. Triste.

Pubblicato su Sardegna quotidiano il 21-11-2011

 

GLI YES-MAN DEL PD E GLI ACCOZZI DI DILIBERTOultima modifica: 2011-11-21T13:01:24+01:00da zicu1
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