CONNOSCHERE SU TEATRU IN LIMBA SARDA: Berto Cara ( 1906 _ 1964 )

CONNOSCHERE SU TEATRU IN LIMBA SARDA: Berto Cara (1906 – 1964)

di Francesco Casula

Berto (Filiberto) Cara nasce a Barisardo, il 12 aprile 1906. Finito il ginnasio, impossibilitato a proseguire gli studi per motivi economici, viene assunto come impiegato nelle Poste nel suo paese. Verrà poi trasferito a Mamoiada e, quindi, ad Orotelli, dove nel 1925 conosce e poi sposerà Salvatora Pintori, la madre dei suoi 5 figli.
Il giovane Cara, intanto, continua a pubblicare poesie, novelle, atti unici, riflessioni varie sulla società sarda, saggi di critica letteraria in diversi giornali dell’Isola e della Penisola. In questa sede ci interessano solo le sue opere teatrali e dunque ricorderemo Sa Lampana, dragma in tres actos, pubblicata nel 1929.
Sa Lampana è scritta in sardo-nuorese. A questo proposito Tonino Loddo, valente studioso di Berto Cara, ricorda che esso scrisse l’opera,”più che per i cosiddetti istruiti, principalmente per il popolo, per il popolo sardo, che non ha ancora una letteratura o, meglio, un teatro suo proprio. Or ecco – sostiene Cara – perché ho anche preferito scrivere la triste storia di Manzela e di Stene Mura in dialetto, e nel loro dialetto, anziché in lingua italiana o anche semplicemente logudorese. Il mio lavoro è scritto nella lingua della taciturna Barbagia, alla quale lo dedico e consacro come una primizia del genere”.
Nel tempo libero dagli impegni di lavoro, Cara si dedica allo studio, nel tentativo di realizzare un suo antico sogno: laurearsi in Lettere.
Nel 1936 riesce a fare il primo passo in tale direzione, ottenendo a Cagliari il diploma magistrale.
Nello stesso anno scriverà Marytria, la sua opera teatrale più importante. Questa appena pubblicata, verrà ritirata dalla circolazione con un decreto della censura fascista, perché vi comparirebbero alcune figure con connotazioni ritenute offensive per il regime: ad iniziare da Nanni Dore, il podestà di Araè. Questi invaghitosi della sorellastra Marytria Albais, con prepotenza e brutalità, approfittando del suo ruolo politico e amministrativo, condanna al confino Badore ‘e Ligios il giovane poeta amante di Marytria, da cui aspetta un figlio segreto, In tal modo pensa di eliminare il suo competitore.
A parte questo, di per sé si tratta di un’opera “antifascista” se pensiamo che già nella prefazione al testo, in evidente polemica col divieto fascista della lingua sarda, Berto Cara scriveva: Custa limba podet esprimere totu sos sentimentos, finzas sos pius tragicos e soberanos. E custa limba tantu donosa, meritat abberu sa morte e s’esiliu?
Commenterà Francesco Masala: Il fascismo non riuscì a eliminare il bilinguismo e neppure riuscì a eliminare dalle scene sarde, le antiche farse in limba, esse continuarono ad essere allestite nelle filodrammatiche parrocchiali nei villaggi di Sardegna.
Nel 1947 partecipa e vince il Concorso per Direttore didattico: gli verrà assegnata la sede di Orbetello. Nel 1948 da Cagliari si trasferisce a Siena.
Giunto in Toscana, per prima cosa, il Cara pone mano alla versione italiana di Marytria il cui titolo modifica in Paska che conserva però alla lettera lo svolgimento scenico di Marytria.
Lavora, contestualmente, alla redazione del suo primo romanzo, Dio non si cura dei funghi. Contemporaneamente, apre un’intensa e lunga collaborazione poetica con la prestigiosa rivista sarda S’Ischiglia, fondata da Angelo Dettori, che nella sua lunga storia ospiterà e sarà palestra di una buona parte dei poeti in lingua sarda, strumento indispensabile perché la stessa continui a vivere anche nei momenti più difficili.
Dopo quindici anni egli si trasferirà a Grosseto dove morirà il 31 luglio 1964. Per sua volontà le spoglie furono riportate in Sardegna, precisamente a Cagliari, dove riposano nel monumentale cimitero di Bonaria.

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