LA NAZIONE SARDA NELLA LETTERATURA E NELLA STORIA SARDA ( Seconda Parte)

LA NAZIONE SARDA NELLA LETTERATURA E NELLA STORIA SARDA (Seconda Parte)

di Francesco Casula

3. La nazione sarda nel ‘700-‘800
Ma è soprattutto nel vivo dello scontro politico e sociale che – a parere di Federico Francioni, storico sassarese (7) – prende sempre più corpo l’idea di nazione sarda. E cita il triennio rivoluzionario 1793-1796 che vedrà protagonista principale Giovanni Maria Angioy. I Sardi, prendono coscienza di sé e del proprio essere “popolo” e “nazione” prima quando si battono con successo contro l’invasione francese poi quando cacciano i piemontesi da Cagliari con il “Vespro Sardo” del 28 Aprile 1794.
“Al di là delle cause che stanno alla base di questo evento – scrive ancora Francioni (8) – e della stessa dinamica di quelle giornate, fu indubbiamente l’esasperazione dell’atteggiamento colonialistico, quasi razzista dei ministri regi (ampiamente documentato da uno storico in questo verso insospettabile come il Manno) la classica goccia che fece traboccare il vaso.”
Il senso di appartenenza identitaria e di nazione sarda sarà fortemente presente nella stampa e negli scritti di quel periodo di grandi cambiamenti. « Gli ordini del regno sono depositari fedeli della sorte di tutta la nazione » si afferma nel “Giornale di Sardegna” un foglio periodico organo ed espressione del gruppo più dinamico e politicamente più progressivo degli Stamenti sardi. Ancor più forte sarà il sentimento di popolo sardo e di comunità nazionale nell’Inno di Francesco Ignazio Mannu “Su patriota sardu a sos feudatarios”; ”nell’Achille della sarda liberazione”; nella lettera “Sentimenti del vero patriota sardo che non adula” in cui l’istanza dell’abolizione del giogo feudale si coniuga con un atteggiamento anticoloniale e un sentimento nazionale sardo.
Ancor più chiaramente tale “Identità sarda” emerge nel Memoriale al Direttorio di Giovanni Maria Angioy (Agosto 1799) in cui l’Alternos (9) cerca di cogliere e di interpretare i tratti distintivi, peculiari e originali della individualità sarda, cominciando dal quadro geografico e morfologico, proseguendo con cenni sugli usi, i costumi, le tradizioni, i rapporti comunitari, l’atteggiamento dei sardi verso gli stranieri, fino a quello che si potrebbe chiamare un abbozzo “del carattere nazionale” isolano. In queste pagine non c’è solo il risentimento anticoloniale o il rimpianto per gli antichi diritti e i privilegi acquisiti dalla Sardegna nel corso dei secoli: il punto di approdo dell’esperienza e della riflessione angioyna nell’esilio parigino è ormai una repubblica sarda sia pure (come del resto, in quel frangente storico era inevitabile) sotto il protettorato della Grande Nation. Nel solco tracciato da Angioy si muoveranno Matteo Simon che individua le linee di un carattere nazionale sardo più esteso e articolato ma soprattutto consapevole del legame fra nazione e lingua e Francesco Sanna Corda, parroco di Terralba che a nome del popolo e della sarda nazione tenterà una sfortunata spedizione in Gallura nel 1802. Di carattere nazionale dei sardi parlerà il Tola, nello scritto giovanile omonimo rimasto incompiuto e di sardo dialetto parlerà lo Spano.

4. La nazione sarda dopo la fusione perfetta e l’unità d’Italia
In genere fino al 1847 nessuno dubita che la Sardegna sia una nazione: da Carlo Alberto al viceré De Launay, agli storici sardi che lo ribadiscono a chiare lettere: il quadro comincia a cambiare dopo la perfetta fusione: l’idea di nazione sarda è del tutto assente in Asproni e Tuveri, per Mazzini addirittura l’isola è italianissima! L’ingresso della Sardegna nella compagine statale unitaria, la conseguente imposizione dell’uniformismo centralistico da parte dello stato “unitario” non porta però alla completa omologazione o alla scomparsa di quella forte caratterizzazione individuale dell’Isola che viene messa in rilievo soprattutto nella memorialistica della seconda metà dell’ottocento. Ma che soprattutto emergerà sul fronte nel primo conflitto mondiale con la “Brigata Sassari”. A questo proposito infatti – scrive Lilliu – “Forse sarebbe utile approfondire l’analisi delle gesta belliche della Brigata Sassari nella penultima grande guerra, demitizzandola nel ruolo assegnatole dalla politica e dalla storiografia nazionalistica e fascista, di fedele e strenuo campione di amor patrio italiano, di custode bellicoso della Nazione Italiana. Resistendo sui monti del Grappa, in uno spazio geografico che gli ricordava il proprio, guidati e formati ideologicamente da ufficiali (come E. Lussu) nei quali urgevano violentemente, sino a forme ritenute quasi di indipendentismo, le istanze dell’autonomia isolane, i fanti della Brigata, combattendo contro lo straniero austro-ungarico-tedesco, riassumevano tutti gli antichi combattimenti con tutti gli stranieri conquistatori colonizzatori e sfruttatori della loro terra, comprendendo fra essi, forse gli stessi “piemontesi” fondatori dello stato, centralista e unitarista italiano. In tal senso, il momento della Brigata, può essere ritenuto una trasposizione in suolo nazionale della resistenza sarda di secoli” (10).
Qui mi fermo: il problema della Sardegna come nazione in Antonio Simon Mossa – vero teorico dell’indipendentismo sardo moderno – e nel cosiddetto “neosardismo” degli anni Settanta, avrebbe bisogno di un’altra lunga disamina.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
7.Federico Francioni, Storia dell’idea di nazione sarda, in La Sardegna Enciclopedia, a cura di Manlio Brigaglia vol.II, Cagliari 1989
8.A. Boi, Giommaria Angioy alla luce di nuovi documenti, Sassari 1925
9. Matteo Simon, Memoire pour Napoleon, 1803
10. Giovanni Lilliu, Costante resistenziale sarda, Cagliari 2002

LA NAZIONE SARDA NELLA LETTERATURA E NELLA STORIA SARDA ( Seconda Parte)ultima modifica: 2023-08-14T08:10:07+02:00da zicu1
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