LA GUERRA CIVILE IN SPAGNA GIACOBBE E LA BANDIERA SARDA

LA GUERRA CIVILE IN SPAGNA
GIACOBBE E LA BANDIERA SARDA

di Francesco Casula

Dino Giacobbe, uno dei fondatori del Partito sardo d’Azione e già Presidente del Movimento combattentistico sardo “il 2 settembre 1937 partì dalla spiaggia di Santa Lucia (Siniscola) come volontario per combattere nella guerra civile in Spagna contro Franco,, come volontario.
Partito clandestinamente raggiunse così la Francia, governata in quel momento dal fronte popolare, con il proposito di proseguire per la Spagna dove la guerra civile si era trasformata in uno spaventoso scontro fra nazifascismo e democrazia. A guidare i nazionalisti spagnoli e la reazione era Francisco Franco, sostenuto da gran parte dell’esercito, dal clero e dai latifondisti. Da tutto il mondo convergono volontari per difendere la Repubblica spagnola con le nuove idee socialiste e libertarie, mentre fascisti italiani e nazisti tedeschi si schierano con i nazionalisti di Franco, inviando aerei navi ed eserciti, addestrati nell’uso di nuove armi micidiali che sperimenteranno proprio in Spagna.
La scelta di Giacobbe, sardista e antifascista, perseguitato dal regime e sorvegliato speciale, è naturale e scontata.
“Giunto a Parigi, alla redazione del settimanale Giustizia e Libertà, Giacobbe è messo al corrente del mutamento della situazione politica che si era verificato negli ultimi mesi in Spagna, all’interno del fronte democratico che nel 1936 aveva vinto le elezioni: i comunisti che allo scoppio della guerra civile erano una minoranza, ora detengono la leadership. Essi non vedono di buon occhio gli altri gruppi politici e li combattono apertamente e subdolamente. Per andare in Spagna occorre una sorta di loro lasciapassare” (dalla relazione di Simonetta Giacobbe – inedita – tenuta ad Alghero nella Prima Cunferentzia internazionale sentza istadu il 24-26 agosto 2012, Hotel Catalunya).
Mentre, sempre sull’arrivo di Giacobbe a Parigi, Gianfranco Contu scrive “Arrivato a Parigi Giacobbe incontrò Lussu il quale aveva già dato inizio alle trattative con alcuni massimi esponenti del PCI (Ruggiero Greco, Ilio Barontini, Giuseppe Di Vittorio) che avevano il vero potere sulle decisioni del comando della XII Brigata internazionale, da poco ribattezzata «Garibaldi». L’accordo definitivo era che Giacobbe doveva recarsi in Spagna, arrivare ad Albacete (centro di smistamento delle B. I.), controllare lo schedario, onde poter contattare i combattenti sardi, che volessero fare parte di una unità speciale tutta sarda, di artiglieria. Il 6 di novembre Giacobbe attraversò i Pirenei, con numerosi altri volontari, fra i quali c’era un suo carissimo compagno sardo, Cornelio Martis, anche lui emigrato antifascista, amico di Lussu e legato al Movimento «G. e L»”.
L’avventura di Martis, comune a quella di Giacobbe nella prima parte del viaggio, finirà tragicamente: vittima dei crimini commessi dal PCI durante la guerra in Spagna. Secondo il Partito comunista italiano, allora ferocemente stalinista, Martis sarebbe stato un ufficiale dell’esercito italiano e della milizia fascista (accusa risultata poi completamente falsa), una spia dell’OVRA e per questo sarebbe stato fucilato.
Giacobbe invece ebbe miglior sorte: ma fu sottoposto ugualmente a un controllo esasperato, tanto che gli misero al fianco per il viaggio un giovane miliziano iugoslavo, che ne sorvegliasse ogni mossa. Dai comunisti – ormai padroni della politica della Spagna repubblicana – non erano ben visti i giellisti, i socialisti, gli anarco-sindacalisti e, nel caso di Giacobbe, i sardisti.
Contrasti ebbe anche nella costituzione e nella denominazione della nuova formazione militare sotto il suo comando: una batteria anticarro che assieme ad altre due, una iugoslava e una francese avrebbe formato il 4° gruppo di artiglieria della XII Brigata.
Alla fine comunque, battezzata con il nome di «Carlo Rosselli» venne costituita e poté fregiarsi della bandiera rossa con la spada fiammeggiante, simbolo di «G e L» e con l’emblema dei Quattro Mori. Venne anche classificata come Batteria della «Nazione sarda», che pertanto risultava la 54° nazione combattente nelle Brigate internazionali.
Certo, non era il progetto iniziale di Lussu né di Giacobbe: che avrebbero voluto una legione, politicamente e militarmente autonoma, non una sezione di una legione internazionale. Comunque sia il fatto che fosse stato inserito l’emblema dei Quattro Mori sia che fosse classificata come batteria della Nazione sarda, poteva essere considerata una parziale vittoria.
La più brillante operazione bellica la fece il 9 giugno del 1938, riuscendo a bloccare (e in parte a distruggere) una colonna di carri armati nemici, che stava cercando di intrappolare il grosso della fanteria repubblicana in ritirata.
Gianfranco Contu ricorda che “Sarà anche l’ultima battaglia della batteria: in ottobre il governo Negrin decise (con una comunicazione della Società delle nazioni) di ritirare tutti i volontari stranieri, nella speranza, presto delusa, che anche i reparti inviati da Mussolini facessero altrettanto) e così le B. I. vengono smobilitate e costrette a lasciare il territorio spagnolo” .
Smobilitò anche Giacobbe e si avviò con la sua batteria al centro di smobilitazione di Torello nei pressi dei Pirenei, in attesa del passaggio in Francia. A questo punto è estremamente interessante quello che successe a Giacobbe in quel periodo di forzata inattività: partecipò a una serie di Conferenze-Dibattito. In una di queste, dedicata alla Riforma agraria – è sempre Contu a scriverlo – “Giacobbe espose un suo vecchio progetto di futura trasformazione pastorale della sua isola, nella quale si sarebbe dovuti tornare alla conduzione comunitaria delle terre e dei pascoli (si richiamava al periodo di «su connottu». Il suo interlocutore, un certo Ercoli (che in seguito doveva scoprire trattarsi di Palmiro Togliatti) era di parere totalmente opposto, in quanto sosteneva che la proprietà privata della terra e dei pascoli non doveva subire in Sardegna trasformazioni radicali anche a vantaggio della produttività…Togliatti comunque non si lasciò sfuggire l’occasione (con il cinismo che gli era proprio) per punzecchiare Giacobbe, dimostrandogli che di lui il PCI conosceva tutto e facendogli pesare i larghi margini che gli erano stati concessi in Spagna, solo perché era stato presentato da personaggi importanti come Grieco e Trentin”.
Poco ci mancava insomma che gli dicesse che senza quelle “raccomandazioni” avrebbe fatto la fine dello sfortunato Martis!

LA GUERRA CIVILE IN SPAGNA GIACOBBE E LA BANDIERA SARDAultima modifica: 2023-08-15T07:55:45+02:00da zicu1
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