L’Autonomia? Fallita. Lo Statuto sardo? Scaduto

L’Autonomia? Fallita. Lo Statuto sardo? Scaduto
Ecco alcuni perché.
di Francesco Casula
Da decenni possiamo ormai considerare l’Autonomia sostanzialmente fallita e lo Statuto speciale della Sardegna “scaduto”. Molte le ragioni. Nato nel lontano 1948, già depotenziato, debole e limitato – più simile a un gatto che a un leone, secondo la colorita espressione di Lussu – lo Statuto sardo in questi circa 75 anni di storia si è rivelato, sostanzialmente, un fallimento. Molte le cause. Ad iniziare da quella che lo storico Francesco Cesare Casula individua con nettezza scrivendo: “Nello Statuto sardo non c’è nessun preambolo che supporti le ragioni dell’essere, nessuna coscienza storica che giustifichi il perché dovremmo essere trattati diversamente dalle altre 19 regioni italiane. Esso apre con un desolante titolo l: «La Sardegna con le sue isole è costituita in regione autonoma fornita di personalità giuridica entro l’unità politica della Repubblica italiana, una e indivisibile, sulla base dei principi del¬la Costituzione e secondo il presente statuto … » In altre parole, secondo il nostro storico medievista “Lo Statuto sardo, difetta di un preambolo giustificativo nella contrattazione col governo centrale, ben presente nello Statuto catalano, che fonda la sua contrattazione sulla peculiarità nazionale promanante dall’ antico Principato di Catalogna. Ed è quanto purtroppo manca da noi. sebbene abbiamo più ragioni dei Catalani di rifarci alla storia per una rivendicazione autonomistica non solo speciale ma particolare”. Di qui la necessità, nel rifacimento di un nuovo Statuto, di un corposo prologo che lo giustifichi e lo sostenga. A me personalmente piace quello contenuto nella proposta e bozza di Nuovo Statuto, chiamata “Carta de logu nova de sa Nazione sarda” elaborata qualche anno fa da un Comitato “Firma per la tua Sardegna”, che fu presieduto dal compianto giornalista e scrittore Gianfranco Pintore. Eccolo: “la Sardegna è una Nazione con proprio territorio, storia, lingua, cultura, tradizioni, identità e aspirazioni distinte da quelle della Nazione Italiana… per questo gestisce e coltiva in sovranità la propria eredità culturale, materiale e immateriale, in un ordinamento istituzionale nel quale la Regione sard a è dotata di sovranità a titolo eguale a quella dello stato centrale, ripartita consensualmente secondo la presente Costituzione sarda”. Naturalmente, nessuno può pensare che le ragioni del fallimento dello Statuto sardo siano da ricondurre esclusivamente alla miseria, culturale e politica del Prologo. Occorre infatti ricordare che in questi 75 anni ha subito un processo di progressi¬vo svuotamento e di compressione sia dall’esterno, cioè da parte dello Stato centrale, sia dall’ interno, ovvero da parte delle forze politiche dirigenti sarde, che non sanno usare e, spesso, non vogliono utilizzare, gli stessi strumenti, possibilità e spazi che l’autonomia regionale offriva. Basti pensare a questo proposito alla vicenda delle norme di attuazione, che avrebbero dovuto riempire di contenuti le astratte previsioni statutarie, stabilendo quali dovevano essere i poteri reali della Regione nelle materie attribuite alla sua competenza. Queste norme o vengono emanate tardi, o non vengono emanate per niente, o vengono emanate in modo ecce¬zionalmente riduttivo. E comunque non vengono quasi mai poste in atto. Ciò per con¬statare come le forze politiche sarde abbiano svilito la stessa limitata autonomia. statutariamente riconosciuta. Non solo. Nato come Statuto speciale, oggi risulta dotato di meno poteri delle regioni a Statuto ordinario costituite nel ’70, e di fatto, rappresenta oramai un ostacolo alla realizzazione di una vera Autonomia, o peggio: serve solo come copertura alla gestione centralistica della Regione da parte dello Stato, di cui non ha scalfito per niente il centralismo. Paradossalmente lo ha perfino favorito, consentendo ai Sardi solo il succursalismo e l’amministrazione della propria dipendenza. La Regione sarda di fatto, in questi 70 anni di storia, ha operato come mera struttura di decentramento e di articolazione burocratica dello Stato e come centro di raccordo e di mediazione fra gli interessi dei gruppi di potere locali e la rapina neocolonialista, soprattutto del Nord: esemplare in questo è la vicenda della industrializzazione petrol-chimica. E non solo. Nasce da qui l’esigenza e la necessità di imboccare decisamente la strada del rifacimento dello Statuto Sardo, una nuova Carta de Logu, come vera e propria Carta Costituzionale di Sovranità per la Sardegna, che ricontratti su basi federaliste il rapporto Sardegna-Stato Italiano e Sardegna-Europa che, partendo dal¬l’identità etno-nazionale dei Sardi, ne sancisca il diritto a realizzare l’Autogoverno e l’Autodeterminazione.
 
 
 
 
 
Visualizzato da Francesco Casula alle 07:20
 
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L’Autonomia? Fallita. Lo Statuto sardo? Scadutoultima modifica: 2023-03-11T20:01:40+01:00da zicu1
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