LETTERA APERTA AGLI INDIPENDENTISTI

Francesco Casula
LETTERA APERTA AGLI INDIPENDENTISTI
di Francesco Casula
Vedo gli indipendentisti divisi. Litigiosi. Abbacchiati. Spaesati Rannicchiati. Chiusi in se stessi. Tutt’al più tesi a gestire e coltivare e custodire il proprio orticello. Sa tanchitta. Che risulta viepiù modesta: e dà pochi frutti. Sempre meno Vedo gli indipendentisti, soprattutto, pessimisti. Quasi disperati. Come se la storia fosse già finita. E loro – e noi – vinti e sconfitti. Per sempre. Definitivamente. Vedo molti giovani indipendentisti già vecchi. Invecchiati prima del tempo. Bacucchi. Anche loro rassegnati. Che invece di cambiare il mondo, rivoluzionandolo, cambiano se stessi, adeguandosi. Alle mode del momento. Ai valori dominanti. Alla cultura mass-mediologica. Anche loro diventati “realisti”, “pragmatici”. A la page. Che cercano scorciatoie e, magari, nuove prospettive e “sistemazioni”. Vedo intellettuali indipendentisti pieni di rancore. Boriosi e settari. Che si impancano a giudici. E a tutti danno giudizi implacabili, definitivi e definitori. Ma soprattutto negativi verso tutto il mondo indipendentista. Giudizi sprezzanti. Assolutamente ingenerosi. Sia ben chiaro: la critica anche radicale è necessaria. Altrettanto l’autocritica. Che deve essere impietosa. Anche dura. Da parte di tutti i gruppi. Ma anche da parte dei singoli militanti. Troppi errori hanno fatto. Abbiamo fatto: troppo ideologismo. Troppa propaganda vuota. Troppo settarismo. Inutili (e dannosi) leaderismi. Sottovalutazione della questione linguistica e culturale. Scetticismo se non opposizione al sardo come lingua nazionale unitaria, favorendo lo sminuzzamento della lingua stessa, ridotta in tal modo a “dialetti” cioè folclore paesano. Sottovalutazione della questione sindacale e della questione istituzionale (Riforma dello Statuto sardo) con posizioni inutilmente estremiste e primitive. Ma soprattutto: troppe divisioni. Divisioni nefaste e ingiustificate. E ingiustificabili. Inutili rotture e ancor più inutili “separazioni”. Il mio non è un ingenuo invito all’embrassons nous. A una rappacificazione e unità, formale. Senza chiarezza. Senza obiettivi. Senza strategia né visione. Tuttì’altro. Il mio è un invito a ri-partire: nella chiarezza. A ri-prendere il cammino iniziato dai nostri Padri: seguendo la rotta indipendentista indicataci da Antonio Simon Mossa e Angelo Caria; la rotta comunitarista di Eliseo Spiga; la rotta culturale e linguistica di Cicitu Masala e Giovanni Lilliu; la rotta antropologica di Placido Cherchi. L’importante è riprendere e ripartire con la militanza attiva per una capillare, ubiquitaria e diffusa controinformazione culturale e politica: senza limitarsi ad agitare al vento facili slogan o discorsi che non riescono a far muovere i mulini per macinare grano. L’importante è fare le cose non limitarsi a denunciarle, sperimentare e non solo predicare, praticare l’obiettivo, praticare scampoli di indipendenza (anche nel campo economico e sociale, oltre che in quello culturale e linguistico) e non aspettare l’ora x in cui questa si raggiungerebbe. L’importante è incrociare la gente, i lavoratori, i giovani, i loro sguardi: leggendo cuori, ascoltando storie, percorrendo strade, sostando nelle Piazze, stringendo mani a persone non ad interessi. L’importante è costruire trame che organizzino e compattino i soggetti sui bisogni, gli interessi, la crescita culturale e civica, favorendo l’autorganizzazione dei cittadini e il protagonismo sociale, i contropoteri popolari e comunitari. L’importante è rivolgersi ai Sardi, a tutti i Sardi: uscendo dal minoritarismo gruppettaro. L’importante è partire dalla consapevolezza che, attraverso la rottura delle catene della dipendenza. abbiamo tutto da guadagnare e niente da perdere, come popolo intendo e non come singoli. E il popolo sardo deve essere il nostro referente: e la nostra bussola. Con lui dobbiamo costruire l’Autodeterminazione nazionale: con un progetto e un processo.
 
 
 
 
 
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LETTERA APERTA AGLI INDIPENDENTISTIultima modifica: 2023-03-08T21:30:11+01:00da zicu1
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