L’ Occupazione Cartaginese

L’OCCUPAZIONE CARTAGINESE
A cura di Francesco Casula
Arrivo dei Cartaginesi in Sardegna con Malco
I rapporti inizialmente amichevoli con i Fenici diventano via via più conflittuali quando i Sardi iniziano ad accorgesi delle conseguenze nefaste della loro presenza. Fatto sta che per difendere i fenici, i cartaginesi – ricordo che Cartagine fu fondata proprio dai Fenici nell’814 a.C. – mandano il generale Malco, già vittorioso con i Greci in Sicilia. Il pretesto è quello di liberare le città fenicie dal pericolo di annientamento da parte dei Sardi.

Resistenza sarda e Malco (= Re)
I sardo-nuragici che ricorrono alla guerriglia (come faranno con i Romani) resistono all’attacco di Malco, lo sconfiggono e dunque il suo tentativo di conquista fallisce. E’ costretto a tornare in patria dopo inutili e sanguinosi combattimenti.

I soldati cartaginesi portano la malaria
Pare ormai certo che a portare in Sardegna la malaria siano stati i soldati arrivati nella prima spedizione cartaginese con Malco nel 540 a.C.: risulta infatti con certezza che i Nuragici fossero immuni dalla malaria. Ciò emerge da uno studio storico-paleoimmunologico condotto dal dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Sassari, dal dipartimento di Scienze della salute pubblica e pediatriche dell’Università di Torino e della divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa. Le analisi sono state effettuate su materiali osteoarcheologici provenienti da diversi siti dell’Isola. Lo studio ha anche consentito di accertare che durante la dominazione cartaginese accanto alla malaria, era diffusa la leishmaniosi (L’Unione sarda, 28 ottobre 2013).
Pare, fra l’altro, che la malaria sia all’origine della bassa statura dei sardi, diminuendola, mediamente di 5/7 centimetri.
Le zanzare anofele rappresenteranno nell’Isola – per due millenni e mezzo – un vero e proprio flagello. Fino al 1946-50 quando saranno sterminate da industriali dosi di DDT con la Rockefeller Foundation. Peraltro con effetti devastanti sull’ambiente come sulle persone e gli animali. Oggi i DDT in Italia è vietato.

535 a.C.: Amilcare e Asdrubale (figli di magone)
I cartaginesi nel 535 tornano alla carica e tentano una nuova campagna militare per conquistare l’Isola. I Sardi resistono anche nei Campidani per ben 25 anni fino al 510. Nel 509 Asdrubale, ferito morirà e lascerà il comando al fratello Amilcare: a sostenerlo lo storico Giustino Giuniano (M. Iunianus Iustinus – II secolo d. C.). I Cartaginesi ormai vittoriosi impongono, anche ai Romani, il divieto di commerciare in Sardegna senza il loro permesso, nella parte sarda da loro controllata.

509 a.C. Roma riconosce a Cartagine il possesso della Sardegna
Ma anche dopo questo trattato continueranno le rivolte dei sardi contro i Cartaginesi, contro le tasse da loro imposte, contro il divieto di coltivare in proprio le terre, contro la perdita del controllo dei centri minerari, specie nell’Iglesiente.
I Cartaginesi infatti assumono il controllo diretto delle miniere e sfruttano la manodopera sarda per estrarre i minerali.
Interrogativi sul ruolo di Cartagine nei confronti della Sardegna
Il fronte nazionale sardo, sconfitto nel 509 da Asdrubale e Amilcare, dopo circa 25 anni di operazioni militari, entrerà in perenne conflitto con i Cartaginesi, in quanto si vedeva progressivamente defraudato di lembi di territorio fertile da parte dei ricchi mercanti e latifondisti insediatisi lungo le coste. Proprio in quell’anno, nel 509, i Cartaginesi imposero ai popoli del Mediterraneo – fra cui, come abbiamo scritto sopra, ai Romani – il divieto di commerciare in Sardegna senza il loro permesso, almeno nella parte da essi controllata: si trattava di una parte ampia della Sardegna che andava dall’altopiano di Campeda (Padria-Bonorva), dalla dorsale del Goceano (Bolotana- Macomer) e dal Medio Tirso (Sedilo-Neoneli-Fordongianus) fino alle pendici del Sarcidano (Asuni-Nureci- Genoni-Isili) e del basso Flumendosa (Goni-Ballao-Villaputzu).
“Una simile clausola – scrive Barrecca – presupponeva da parte di Cartagine un effettivo dominio sulla Sardegna e specialmente su tutte le coste, così da essere in grado di impedire a chiunque di mettere piede e commerciare ad insaputa dei propri rappresentanti locali. È a tal fine che si dotano di un possente sistema fortificato posto lungo i confini e all’interno dei territori di cui abbiamo parlato prima”1.
C’è da chiedersi a questo punto perché Cartagine non porti a compimento la conquista della Barbagia. “Probabilmente – scrive ancora Barrecca – perché non aveva alcuna intenzione a proseguire in quei territori, impervi e per lei praticamente privi di importanza economica, una guerra inevitabilmente lunga e quindi costosissima, per le ingenti forze mercenarie che avrebbe dovuto impegnarvi. Meglio era lasciare quei territori ai protosardi e accontentarsi di sorvegliare le loro mosse per mezzo di guarnigioni arroccate su posizioni strategiche, opportunamente scaglionate ai margini delle terre conquistate. Questo rientrava nella mentalità cartaginese, sempre decisamente contraria alle imprese militari che non fossero motivate da gravi necessità di difesa o da importanti interessi economici” 2.
Al contrario di Roma che invece doveva comunque conquistare per “regere imperio populos, debellando superbos”: dominare i popoli, distruggendo coloro i quali avessero resistito. Così Cartagine dopo la guerra dei Magonidi per tutto il secolo V e parte del IV non ebbe più motivi di condurre in Sardegna operazioni militari.
Evidentemente – citiamo ancora Barrecca –“la vittoria sui Barbaricini era stata completa, anche se, ovviamente, non è da escludere che siano avvenuti ripetuti scontri fra Cartagine e i Sardi Pelliti, specialmente occasionati da quelle razzie e bardane che, ancora in età romana i sardi rimasti indipendenti sulle montagne del Gennargentu, organizzano a danno dei territori agricoli di confine: ma dovettero trattarsi di episodi militari di modesta portata, più che altro di operazioni di polizia, che non lasciano traccia né nel racconto degli storici né nella documentazione archeologica”3.
La situazione subì un profondo mutamento nel 368 a.C. quando secondo le antiche testimonianze delle fonti letterarie antiche si verificò una grande insurrezione delle popolazioni protosarde. A parte la data d’inizio delle ostilità, non sappiamo niente né sull’andamento né sulla conclusione: che comunque dovette essere prima del 348, anno in cui Cartagine stipula con Roma un nuovo Trattato, nel quale la Sardegna appare quanto e più di prima, territorio sotto l’assoluto e incontrastato dominio di Cartagine, ove i Romani non possono nemmeno mettere piede, per alcun motivo, e dal quale debbono partire, entro cinque giorni, qualora siano costretti da forza maggiore ad approdarvi.
“E come in seguito al trattato del 509 anche ora vi fu la creazione di un possente sistema fortificato, ben documentato dalle esplorazioni archeologiche, – precisa Barrecca –con cui si restaurano, secondo la nuova tecnica ellenizzante dei blocchi squadrati, le mura a Tharros, Sulcis, Bithia, Nora, Karalis e si costruiscono fortezze interne come quelle di Santa Vittoria di Neoneli, in posizione più avanzata rispetto alla linea di demarcazione del secolo V. Miglioramento dunque del vecchio sistema fortificato e contestualmente spostamento in avanti di alcune guarnigioni, reso possibile dalle conquiste di nuove terre”4 .

Riferimenti bibliografici
*1.Ferruccio Barrecca, La Sardegna fenicia e punica, Chiarella editore, Sassari 1965, pagina 69.
*2. Barrecca, op. cit. pag. 70.
*3 .Barrecca, op. cit. pag. 72.
*4. Barrecca op. cit. pag. 80.

L’espansione cartaginese e i nuovi confini
L nuove rivolte dei Sardi portano i Cartaginesi a creare un blocco navale:la Sardegna è così assediata oltre che occupata non solo nelle coste ma anche in molte parti interne:
 nei Campidani, fino a Monastir e San Sperate
 nel Sinis, fino a Narbolia e San Vero Milis
 nella Trexenta
 nell’Iglesiente (Monte Sirai)
Si creano così due Sardegne: una resistente (quella più interna) e quella sottomessa (quella più vicina alle coste). Vedi a questo proposito la terza lettura su “Lilliu e la costante resistenziale”.
Vengono tracciati confini (Limes) per potersi difendere
 da Padria e Macomer –Bonorva – Bolotana – Sedilo – Neoneli – Fordongianus – Samugheo – Isili – Orroli – Goni – Ballao
 Vengono fondate città come Olbia e Alghero
 Fortificate Dorgali – Tertenia – Colostrai – Olbia

Organizzazione politica e sociale
L’organizzazione politica e sociale è analoga a quella cartaginese: le città-stato perdono la loro autonomia e sono la semplice estensione delle città stato (madre o sorelle) e tutto è in funzione di queste.

Blocco del commercio e cultura mista
Viene bloccato il commercio dei centri nuragici che sono privati dei centri minerari e si sviluppa una cultura mista con molti sardi mercenari.

Crisi del nuragismo sociale, sostanzialmente egualitario
Entra definitivamente in crisi la vecchia società nuragica con la nascita di nuove gerarchie e caste: comandanti militari- sacerdoti – mercenari stranieri – la creazione di una classe numerosa di servi – proprietari terrieri (grandi medi e piccoli).

L’economia: cerealicoltura, pastorizia, pesca, sale.
Si sviluppa la cultura intensiva del grano e per questo si continua a tagliare i boschi: da Othoca a Cagliari si producono 125 mila ettolitri di grano. Grande impulso viene dato alla produzione della cerealicoltura, alla coltivazione del lino, della palma, dell’ulivo, ortaggi. Viene introdotto il cavallo e si moltiplica il bestiame ovino e bovino. Viene incrementata la pesca (tonno, sardine, corallo) e l’estrazione del sale.

Miniere
Enorme sfruttamento delle miniere (piombo, argento, ferro, rame).

Arte
A Bithia e Portopino sono state trovate lucerne puniche; nelle miniere sulcitane stele votive e maschere.

Religione
I Punici assimilano la cultura religiosa indigena come quella del Sardus pater e della Grande Madre (Astarte); così come i sardi assimilano gli dei venerati dai Punici stessi. Così troviamo:
 Nei tophet: Anon e Tanit
 ad Antas _ Fluminimaggiore:Sid Addir
 A Cagliari; Astarte
 A Tharros: Melqart
 A Villanova Forru e Santa Margherita di Pula il culto per Demetra e Kore (accertato a Cartagine)

L’ Occupazione Cartagineseultima modifica: 2021-01-23T16:03:43+01:00da zicu1
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