CONNOSCHER S’ ISTORIA DE SA SARDIGNA

CONNOSCHER S’ISTORIA DE SA SARDIGNA
Tocat a amentare a
Maria Ambrogia Soddu, di Bono, 60 anni, seviziata e assassinata dalla soldataglia sabauda.

di Francesco Casula

Fallito il generoso ed eroico tentativo (sfortunato) di liberare la Sardegna dal giogo feudale e dalla tirannia sabauda, si scatenò la repressione savoiarda, crudele e sanguinaria: ad essere colpiti furono innanzitutto due Comunità simbolo della resistenza antifeudale: prima Bono poi Thiesi.
Bono è anche il paese natale di Giovanni Maria Angioy: dunque doppiamente simbolo, da distruggere.
Fra il 18 e il 19 luglio del 1796 nel paese del Meilogu arrivano 900 giannizzeri con 4 cannoni, per bombardare, devastare, incendiarlo. A guidare la soldataglia sono tre voltagabbana Ignazio Musso, Nicolò Guiso ed Efisio Pintor: solo due anni prima democratici e seguaci di Giovanni Maria Angioy, passati poi nel campo della reazione e vendutisi per un piatto di lenticchie. Pintor per essere diventato amministratore di un feudo e nel 1807 sarà podatario dei Marchesati di Villacidro, Palmas, Musei ed Orani.
Incendiano le case e devastano il paese. Fortunatamente gli abitanti, avvertiti dai paesi vicini, sono tutti scappati. E’ rimasta solo Ambrogia Maria Soddu di 60 anni, paralitica. Che non è potuta scappare in virtù della sua disabilità. Le strappano le mammelle, la violentano e la uccidono e così, testimoniano i documenti, violenter animam Deo redditit. Una titulia. Una vera e propria infamia.
Persino lo storico ufficiale (e cortigianesco) dei tiranni sabaudi, Giuseppe Manno ebbe a dire:”Non hanno avuto pieà di una povera invalida”.
Oggi Bono non ha Vie o Piazze dedicate ai savoia. Ma neppure a Ambrogia Maria Soddu: sarebbe ora che ne dedicassero a questa loro martire innocente e sfortunata!

Ma ecco come descrivono due storici il fatto:

GIROLAMO SOTGIU*: ”Perciò consolidata la situazione nel capoluogo, nel luglio Efisio Pintor accompagnato dai delegati Musso e Guiso, con 900 uomini e 4 cannoni marciò su Bono per una vera e propria spedizione punitiva. Gli abitanti della cittadina del Goceano si erano preparati all’attacco, e se non poterono impedire che gli armati entrassero nella città e la mettessero a ferro e fuoco, persino spogliando le chiese degli arredi sacri, costrinsero però gli assalitori a una precipitosa ritirata, nella quale molti furono gli uccisi e feriti. La repressione fu così spietata – ricorda Sotgiu – che la musa popolare ne ha lasciato testimonianza:
Cantu baiat nos hana brujadu/tancas, binzas e domos e carrelas/et pro cussu Pintore est infamadu/in sa Sardigna e in tota sa costera”*.
* [Girolamo Sotgiu, Storia della Sardegna Sabauda, editori Laterza,Bari, pagine 216]

GIUSEPPI DE NUR* :“il villaggio di Bono, che diede i natali a Giovanni Maria Angioy, ac¬cerchiato sotto il comando di costoro da 900 giannizzeri e 4 cannoni, benché per fortuna evacuato per tempo, fu impunemente devasta¬to, depredato e incendiato, nonostante ci fosse stato un patto con i villaggi vicini di mutua assistenza in caso di aggressione. Neppure risparmiarono una donna paralitica, rimasta lì sola per l’impossibilità di fuggire: le asportarono le mammelle, straziandola, prima di ucci¬derla. Ancora a mo’ di esempio e ammaestramento per quelli che avessero conservato una qualche residua pulsione ribelle”.
* [Giuseppi De Nur, Buongiorno Sardegna:da dove veniamo, Ed. La Biblioteca dell’Identità, 2013, pagina 152]

CONNOSCHER S’ ISTORIA DE SA SARDIGNAultima modifica: 2021-01-05T11:30:23+01:00da zicu1
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