SIGISMONDO ARQUER

Casula Francesco Archivi • ALFA EDITRICE
SIGISMONDO ARQUER:
intellettuale sardo di dimensione europea, condannato al rogo per eresia, pochissimo conosciuto (anche dai sardi), assente nei testi scolatici.
Di questo martire della libertà, condannato al rogo dall’Inquisizione, parlerò sabato prossimo (0re 20.30) nella trasmissione di Telecostasmeralda “Logos de logu”.
Sigismondo Arquer nasce a Cagliari nel 1530, da madre sarda-cagliaritana e da padre di origini aragonesi.
Studia teologia e legge nell’università di Pisa dove nel maggio del 1547 consegue la laurea in Diritto civile e canonico, mentre nell’università di Siena si laurea in Teologia. Tornato in Sardegna diviene avvocato del fisco a Cagliari. Nel settembre del 1548 lascia di nuovo l’Isola per recarsi presso il re Carlo I (Carlo V imperatore) a Bruxelles, a perorare la causa della sua famiglia alla quale erano stati posti sotto sequestro i beni.
Durante un breve soggiorno a Basilea, su invito di Sebastian Münster, geografo, cartografo e di fede luterana presso il quale era ospite, scrive una monografia sulla Sardegna Sardiniae brevis historia et descriptio, cui era allegata una carta dell’isola e una veduta di Cagliari (Tabula corographica insulae ac metropolis illustrata), che viene inserita nella Cosmografia scritta dallo stesso Münster.
La brevis istoria contiene quel severo giudizio sul clero, che pare essere alla base della sua condanna : Sacerdotes indoctissimi sunt, ut raros inter eos, sicut et apud monachos, inveniatur, qui latinam intelligat linguam. Habent suas concubinas, maioremque dant operam procreandis filiis quam legendis libris” (I sacer¬doti sono ignorantissimi al punto che è raro trovarne tra essi, come tra i monaci, uno che conosca il latino. Vivono con le loro concubine e si danno con più impegno a mettere al mondo figli che a dedicarsi alla lettura).
Accusato di luteranesimo viene incarcerato a Toledo nel 1562. Riesce ad evadere, ma non può uscire dalla Spagna perché vengono inviate a tutte le frontiere le indicazioni sulla sua persona, per cui è imprigionato una seconda vol-ta.
L’Arquer sostiene appassionatamente la sua innocenza ed in carcere scrive un’autodifesa in lingua castigliana, la Passione. Il poema – che segna l’inizio della drammaturgia religiosa in Sardegna – si compone di 45 strofe, ognuna delle quali comprende dieci versi ottosillabi con rima assonante mista, ossia baciata e alternata.
Il manoscritto del poema sulla Passione fu rinvenuto nel 1953 fra le carte del processo a carico di Arquer presso “l’Archvio Historico Nacional” di Madrid da Francesco Loddo e Alberto Boscolo, studiosi di storia sarda, durante un loro viaggio nella capitale spagnola, che lo pubblicarono nel volume XXIV dell’Archivio storico sardo.
Nel poema l’Arquer esalta la passione di Gesù Cristo così simile alla sua, ma i suoi nemici cagliaritani, tra i quali vi erano gli Aymerich e gli Zapata, intrigheranno contro di lui raccogliendo prove tali da accelerarne la fine.
Egli sosterrà sempre la propria innocenza ed anzi si dichiarerà martire della vera fede, schernendo quegli stessi ministri del culto che lo esortavano al pentimento. Per questo, durante il terribile “auto da fé” (l’espressione deriva dal portoghese e significa atto della fede), ossia la proclamazione pubblica della sentenza, lo si metterà alla sbarra prima che venisse addossato al palo, ed i carnefici vedendo che non solo non si pentiva ma che anzi esaltava il suo martirio, lo trafiggeranno con le lance e lo getteranno poi nel rogo degli eretici. Così morirà nel il 4 Giugno del 1571 a Toledo, dopo sette anni e otto mesi di detenzione e di indicibili torture.
Arquer plurilinguista
L’Arquer conosceva oltre che il latino il sardo, il castigliano, il catalano e l’italiano.
Ci ha lasciato un Pater Noster scritto oltre che in latino, in Sardo e in Catalano: le due sue lingue materne, che rivendicherà con orgoglio. Eccolo:
Pater noster qui es in coelis sanc¬tificetur nomen tuum. Adveniat
Pare nostre che ses en los cels sia santificat lo nom teu. Venga
Babu nostru sughale ses in sos che¬ius santu siada su nomine tuo. Ben¬giad
regnum tuum, fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra:
lo regne teu, fasase la voluntat tua axicom en lo cel i en la terra:
su rennu tuo, faciadsi sa voluntade tua comenti in chelo et in sa terra:
Panem nostrum quotidianum da nobis hodie, et dimitte nobis
lo pa nostre cotidià dona a nosaltres hui, i dexia a nosaltres
su pane nostru dogniedie dona a no¬sateros hoae, et lassa a nosateros
debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris, et ne
los deutes nostres, axicom i nosal¬tres dexiàm als deutors nostres, i no
is debitus nostrus, comente e nosa¬teros lassaos a is debitores nostrus, e no
inducas in tentationem, sed libera nos a malo, quia tuum est
nos induescas en la tentatio, mas livra nos del mal perché teu es
nos portis in sa tentatione, impero libera nos de su male, poiteu tuo esti
regnum, gloria et imperium, in secula seculorum amen.
lo regne, la gloria i lo imperii en los sigles de les sigles, amen.
Su rennu, sa gloria e su imperiu in sos seculos de sos seculos, amen.
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SIGISMONDO ARQUERultima modifica: 2020-05-28T09:43:55+02:00da zicu1
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