Il programma del Movimento di Maninchedda e Sedda

SE I “NEOSOVRANISTI”

SI DIMENTICANO

DELLA LINGUA SARDA

di Francesco Casula

Stimo Paolo Maninchedda e seguo da sempre con simpatia le sue iniziative: spesso condividendone contenuti e ispirazioni. Ancor maggiore è stato il mio interesse per quella più recente che ha dato vita al Partito dei sardi, insieme a Franciscu Sedda che egualmente apprezzo. Le mie valutazioni atterranno dunque esclusivamente alle posizioni politiche: e non dunque alla sua persona, sbrigativamente attaccata come “trasformista” e, talvolta insultata. Ebbene se gli elementi programmatici del nuovo Movimento sono quelli che Maninchedda ha riassunto alla Nuova Sardegna, in una lunga intervista il 24 luglio scorso, occorre dire che non ci siamo: egli ripete il vizio di Onesicrito, un certo geografo che tra il 332 e il 336 a.c. aveva visitato l’India al seguito di Alessandro Magno, riportandone descrizioni alquanto fantasiose, che misero a lungo fuori strada i geografi dell’epoca. Anche Maninchedda offre cioè della Sardegna una visione “fantasiosa” proponendo per l’Isola (solo) fallimentari ricette economicistiche, per di più spacciate come “temi del sovranismo”: il fisco, l’energia, la capacita delle imprese di operare. Neppure un accenno alla lingua sarda! Come se fosse possibile una qualche sovranità, da parte di un popolo-nazione senza la propria lingua! E’ la vecchia e becera visione della Questione sarda che riemerge: come questione di semplice “arretratezza economica”. Di una Sardegna solo colonia interna dello Stato italiano e non anche nazione oppressa dallo stesso. Contro cui è viepiù in atto un pericolosissimo processo di “genocidio” soprattutto culturale ma anche, certo, economico, politico e sociale. Quella stessa visione, la cui cartina di tornasole è rappresentata dallo Statuto sardo tutto giocato sul crinale economicistico. In cui l’insieme degli aspetti linguistici e etnoculturali è del tutto assente. Ecco come Lilliu denuncia la scelta dei Costituenti: “Is consultoris sardus hiant stimau chi s’istruzioni e sa cultura, in cussu momentu de recuberamentu materiali de sa Regioni fessint de interessu segundariu e hiant lassau a su Stadu de nci pessai issu esclusivamenti. E poita is Consultoris no hiant bofiu sa cumpetenzia primaria in sa istruzioni, sa scola e sa cultura sarda no figurant in sa lei de su 23 de friaxiu n.3. Aici est nasciu unu statutu sardu zoppu, fundau sceti apitzus de s’economia reali in sa cali, po s’effettu de operai in sa politica de su renascimentu, s’est scaresciu propriu de is valoris idealis e de is concettus po ponniri in  movimentu su renascimentu, eus a nai cussu chi est sa basi de sa venganza autonomistica. Valoris is calis, in prus, donant arrexonis e fundamentus perennis a sa spezialidadi de sa Regioni sarda, ch’est verdaderamenti una Regioni-Natzioni: unu populu cun sinnus proprius de limba, etnia, storia, cultura, maneras de si cumportai, de gestus, de pensai is calis calant a fundu in sa vida de dognia dì e balint e operant a totus is livellus de sa sociedadi….Sa repulsa de sa cultura hat tentu effettus negativus no sceti cun sa crisi de s’autonomia. Issa hat impediu su cresciri de una classi dirigenti forti e libera sa cali hiat a essiri agatau ideas e stimulus po operai in politica, creativamenti, cun s’aggiudu de sa cultura de su logu impari a sa cultura in generali. Sa cultura de s’Autonomia fundada apitzus de sa cultura sarda, cultura de sa diversidadi, de disturbu, de resistenzia hiat a essiri indulliu is politicus sardus a si liberai de sa dependenzia, a non essiri maschera de su stadu”.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 29-7-2013

Il programma del Movimento di Maninchedda e Seddaultima modifica: 2013-07-29T11:57:58+02:00da zicu1
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3 pensieri su “Il programma del Movimento di Maninchedda e Sedda

  1. No, Casula, non ci siamo. Maninchedda non ha una visione economicista della Sardegna: ha un’idea del suo sistema di poteri, della sua economia, dei suoi rapporti internazionali. Ha un programma di governo. Lei non ce l’ha. Lei rappresenta ideologemi. L’Irlanda per essere indipendente ha parlato gaelico o inglese? In Sudafrica mi pare siano tutelate sette lingue, non una. La verità è che difendete più la vostra specializzazione intellettuale che gli interessi della Sardegna. Parlate da pensionati comodi. Io vi ho seguito da giovane: ho studiato linguistica sarda sull’onda delle vostre argomentazioni. Poi ho dovuto prendermi la seconda laurea e preferisco un Maninchedda che parla di bilinguismo all’interno di una strategia di governo a voi che pretendete di risolvere tutto parlando in sardo.

    • Ha detto bene, Alberto, Maninchedda ha una sua idea come tutti i narcisisti che pensano solo a se stessi. Maninchedda, purtoppo , si dimentica che ci sono anche gli altri, tutti gli altri:il Popolo. Maninchedda dimentica che un buon leader, prima di tutto, deve neccesssariamente essere l’interprete della volontà Popolare. Dimentica che per realizzare qualsiasi idea di governo della Sardegna è neccessario il consenso popolae e io, che seguo Maninchedda da ormai cinque anni, sinceramente, non ho ancora visto una sua strategia per conquistare il consenso popolare!

  2. Avere un’idea non significa essere narcisisti, e se l’idea prevale e trova gambe è solo perché nessuno è in grado di confutarla. Questo concetto, vivaddio, non è di certo valido solo per le idee di Maninchedda. Se fosse vero che si dimentica che ci sono anche gli altri, credo che sarebbe da folle perseguire il confronto e il consenso, con le primarie, e questo è un fatto, non un’opinione. Se è vero che lo conosce da cinque anni, dovrebbe pur sapere che non aspira ad essere leder, non aspira ad essere il Mosè che ci condurrà, attraverso il deserto, alla Terra Promessa, come sovente lui stesso ha dichiarato. (Se è vero come è vero che “la parola è già azione”, come ha dichiarato una nota indipendentista).
    E per dare man forte ad Alberto, un altro esempio è quello dell’Indipendenza americana, (seppur e purtroppo con l’uso di forza bellica, che non auspico di certo per la nostra terra) dove comunque l’Inghilterra esercitò una forte ed esclusiva strategia coloniale imperniata tutta sul dominio politico ed economico. Emblematica ad esempio la tassa sul tè (Boston tea party). Ma fu anche grazie all’unione dei movimenti politici americani che fecero resistenza, e successivamente con il “common sense”, dove si chiedeva alle tredici colonie americane di proclamare l’indipendenza, dandosi una propria costituzione, che si avviò così il processo dell’indipendenza.
    Prof. Casula, che sono “ricette economicistiche fallimentari”, sa molto bene che non basta dirlo, ma bisogna pure dimostrarlo, con le parole e con i fatti. Credo poi che in merito alla lingua sarda Maninchedda si sia espresso liberamente e in maniera diretta ed esaustiva in altre sedi. E mi fa specie che un intellettuale onesto e preparato come penso che lei sia, possa trarre delle conclusioni così taglienti, basandosi su un’intervista filtrata da un articolo di giornale.
    Cun soberania, finzas a s’indipendenzia.

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