Una storia di estorsioni e devastazioni del territorio sardo: prima con i Romani poi con i Piemontesi e Italiani (oggi con Moratti)

GIU’ LE MANI

DALLA TERRA

DI’ELEONORA

di Francesco Casula

Il furto delle risorse e del territorio, da parte degli occupanti e dominatori, è stata una costante nella storia della Sardegna. Iniziarono i Cartaginesi e i Romani: segnatamente questi ultimi furono particolarmente voraci nel depredare il grano: serviva per sfamare gli eserciti e la “plebaglia” dell’Urbe. E con il grano minerali pelli formaggi carne e lana. Pare persino che abbiano fuso i bronzetti, le preziose statuine, per modellare pugnali e corazze, per chiodare giunti metallici nelle volte dei templi, per corazzare i rostri delle navi da guerra.

Continuarono a depredare e fare bardana i successivi dominatori: in particolare i Piemontesi, famelici e spietati nel disboscamento. Fin dal 1740 – ci ricorda Giuseppe Dessì –quando concedono al nobile svedese Carlo Gustavo Mandel non solo il diritto di sfruttare tutte le miniere di Parte d’Ispi (Villacidro) ma di prelevare nelle circostanti foreste il carbone e la legna per le fonderie, costringendo i comuni a delle vere e proprie corvées e distruggendo così il patrimonio forestale sardo.

Sempre i Piemontesi continuarono con l’abbattimento delle foreste con Cavour: i cui amici e parenti – come quel tale conte Beltrami – mandarono in fumo il patrimonio silvano di Fluminimaggiore e dell’Iglesiente. E dopo i Piemontesi gli Italiani, i Francesi e i Belgi che trasformarono intere distese di alberi secolari in traversine per le ferrovie e travature per le miniere. Tanto che lo stato italiano fra il 1863 e il 1910 promosse e autorizzò la distruzione di ben 586.000 ettari di foreste: un quarto dell’intera superficie della Sardegna, città comprese.

E poi insieme all’Italia venne l’America a sequestrarci il territorio: con le basi militari e i poligoni. E gli arabi: ieri con l’Aga Kan ed oggi con gli emiri arabi. Con una classe politica che li accoglie e si genuflette, parlando senza pudore di “valorizzazione dell’Isola”.

Ed oggi Moratti, dopo aver inquinato una delle zone più belle dell’Isola, vorrebbe, nella ricerca del gas, trivellare nell’Oristanese, ad Arborea, dove è presente una delle eccellenze agro-alimentari: assolutamente incompatibili con idrocarburi, per l’impatto ambientale devastante. Le comunità locali hanno capito: di qui l’opposizione e la protesta contro il “ Progetto Eleonora”. Di qui la mobilitazione degli Indipendentisti: con ProgRes in prima fila. Perché questa volta, estorsori e predatori non prevalebunt!

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 20-3-2013

 

 

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