Grillo, Bersani e la crisi.

GLI OTTO PUNTI DEL PD

E LA GOVERNABILITA’

di Francesco Casula

Prosegue il can can mediatico, guidato dai grandi Quotidiani italiani –  capofila la Repubblica di Scalfari    per cercare di convincere l’opinione pubblica sulla bontà degli otto punti del Pd di Bersani. Cui Grillo non può sottrarsi, salvo esiti inquietanti e apocalittici per l’intero Paese: segnatamente nel campo economico. In soccorso scendono in campo anche un gruppo di intellettuali, usi ad appelli, in genere patetici e comunque, come in questo caso, fuori tempo massimo. Si invita il Movimento 5 Stelle a garantire la “governabilità”, favorendo, attraverso la fiducia a Bersani, di fatto un monocolore Pd.

Ma dove vivono?  Che bizzarra provocazione è mai questa? Si sono già dimenticati che Grillo ha condotto, riferendosi a tutti i vecchi Partiti,  la sua campagna elettorale al grido di “Tutti a casa, siete circondati, arrendetevi?”. Ed ora dovrebbe resuscitarne qualcuno? Per quale motivo, di grazia? Il comico genovese, una volta diventato leader politico, per anni è stato oscurato poi demonizzato, infine dileggiato deriso e insultato con gli epiteti i più svariati: populista – e passi – ma poi anche qualunquista e persino fascista e razzista. E oggi dovrebbe garantire un governo del Pd da cui puntualmente e per anni ha ricevuto quelle piacevolezze? Si dirà: anche lui, in fatto di insulti, provocazioni e dileggi non scherza. E’ vero: ma è coerente. Lui infatti continua a lanciare palle di fuoco contro tutti i partiti della seconda repubblica. E’ il Pd che ha fatto le capriole: facendo retromarcia e considerando oggi i grillini interlocutori preziosi e possibili alleati. Ma passi anche tutto questo: si consideri chiusa la campagna elettorale, con i toni inevitabilmente smodati e sopra le righe e si discuta seriamente su un possibile governo. Bene: che fa il Pd? Presenta otto punti programmatici penosi. Zeppi di fumisterie e genericità. E su questi punti chiede il consenso dei parlamentari di 5 Stelle. Del cui programma non c’è neppure un vago odore. I Grillini hanno posto con forza e nettezza l’abolizione del finanziamento pubblico dei Partiti? Ebbene Bersani risponde che “Occorre una rivisitazione del finanziamento altrimenti la politica la fanno solo i miliardari”. E sugli altri punti qualificanti del programma di 5 Stelle? Su alcuni come le 30 ore lavorative settimanali o la cancellazione delle grandi opere, ad iniziare dalla TAV o la drastica riduzione delle spese militari ad iniziare  dai costosissimi e inutili F35, neppure un cenno. Su altri, come i costi della politica, (finanziamento dei Gruppi consiliari, riduzione degli emolumenti faraonici dei parlamentari) promesse e chiacchiere: senza nessuna precisa quantificazione né, tanto meno, calendarizzazioni.

E allora? Allora ci troviamo in un Paese allo sbando, alla bancarotta. Ingovernabile. Con un bipolarismo finito miseramente, senza alcuna maggioranza politica: con i Partiti italioti contrapposti gli uni agli altri.

E’ il risultato di 20 anni inconcludenti e fallimentari. E ora tutti i nodi vengono al pettine. Ad iniziare dalla impotenza e dalla decrepitezza degli schemi ideali e programmatici delle forze politiche della seconda repubblica. Che hanno causato una vera e propria crisi di sistema. Una crisi drammatica, non solo economica e finanziaria ma anche culturale e antropologica. Ma non da sola la partitocrazia, bensì in combutta e con la complicità del Moloch rappresentato dal potere economico- finanziario-mediatico.  Incapaci di accordarsi al drammatico vissuto della crisi.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 16-3-2013

 

 

 

Grillo, Bersani e la crisi.ultima modifica: 2013-03-18T08:03:49+01:00da zicu1
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