Distruzione delle foreste sarde: dopo Cartaginesi e Piemontesi ecco Monti.

Addio ai boschi

Ma c’è solo

Gran silenzio

di Francesco Casula

L’Isola del «grande verde»,  che fra il XIV e XII secolo avanti Cristo fonti egizie, accadiche e ittite dipingevano come patria dei Sardi shardana è sempre più solo un ricordo. La storia documenta che l’Isola verde, densa di vegetazione, foreste e boschi, nel giro di un paio di secoli fu drasticamente rasata, per fornire carbone alla industrie e traversine alle strade ferrate, specie del Nord d’Italia. Certo, il dissipamento era iniziato già con Fenici Cartaginesi e Romani, che abbatterono le foreste nelle pianure per rubare il legname e per dedicare il terreno alle piantagioni di grano e nei monti le bruciarono per stanare ribelli e fuggitivi, ma è con i Piemontesi che il ritmo distruttivo viene accelerato. Essi infatti bruciarono persino i boschi della piana di Oristano per incenerire i covi dei banditi mentre i toscani li bruciarono per fare carbone e amici e parenti di Cavour, come quel tal conte Beltrami “devastatore di boschi quale mai ebbe la Sardegna”, mandò in fumo il patrimonio silvano di Fluminimaggiore e dell’Iglesiente.

Con l’Unità d’Italia infine si chiude la partita con una mostruosa accelerazione del ritmo delle distruzioni: lo stato italiano promosse e autorizzò nel cinquantennio tra il 1863 e il 1910 la distruzione di splendide e primordiali foreste per l’estensione incredibile di ben 586.000 ettari, circa un quarto dell’intera superficie della Sardegna, città comprese.

Così, mentre ancora ai tempi di La Marmora la Sardegna aveva dei boschi fitti che potevano ricoprire un quinto dell’Isola, è certo – come scrive anche Le Lannou che dal 1850 al 1925 il patrimonio forestale dell’Isola s’è notevolmente e ulteriormente assottigliato grazie all’opera “criminale” di italiani, inglesi, francesi e belgi che trasformarono intere distese di alberi secolari in traversine per le ferrovie e travature per le miniere e per far legna con cui fondere i minerali. Oggi si vuole di continuare a tagliare gli alberi: grazie al Governo Monti. Una nuova legge (la n.35 del 4 aprile 2012) riduce i vincoli di salvaguardia delle aree boschive, così 700000 ettari rischiano di non essere più protetti. I Media sardi tacciono su quest’obbrobrio legislativo. Ne ha dato conto solo questo Quotidiano, con un bel servizio di Maddalena Brunetti, il 17 luglio scorso. Ma dove stanno gli ambientalisti? E che dicono i nostri politici?

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 24-7-2012

 

 

 

 

 

 

 

 

Distruzione delle foreste sarde: dopo Cartaginesi e Piemontesi ecco Monti.ultima modifica: 2012-07-24T17:28:23+02:00da zicu1
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2 pensieri su “Distruzione delle foreste sarde: dopo Cartaginesi e Piemontesi ecco Monti.

  1. In sardu iscrio, in sa limba imparada dae totu senza mastru in pizzinnia; in conca mia restadu non bi hada ne latina ne itala poesia, si in cussas limbas l’haere imparada mi dian haer nadu chi no est mia: Coment’isco faeddo, accola nada, però est cosa mia et non furada. Sardos unidos torrade a sa domo vera de su populu Sardu chena chimiduras.
    Salighera, 26 de lampas 2012

  2. Ho provato a scorrere la legge 35/2012 per trovare il riferimento a ciò che si dice nell’articolo, ma non l’ho trovato. Mi potete aiutare?
    Grazie
    Sandro

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