A un anno di distanza dalla sua scomparsa

In memoria dell’utopia di Dessy

sudSabato scorso a Cagliari familiari, amici ed estimatori hanno commemorato, nell’anniversario della sua scomparsa, lo scrittore Ugo Dessy, proponendosi di dar vita a un Centro Studi per tener viva la sua memoria, diffondere le sue opere e pubblicare gli inediti. Fortemente antimilitarista e libertario, giornalista, poeta, saggista e narratore ci ha consegnato una serie sterminata di articoli ed opere che costituiscono un prezioso documento per capire l’ultimo settantennio della Sardegna contemporanea. Di particolare interesse rimangono i saggi sulla militarizzazione dell’Isola, di cui censisce in modo rigoroso le basi e le servitù in “Sardegna un’isola per i militari” (Marsilio editore,1972) e “La Maddalena morte atomica nel mediterraneo” (Ed. Bertani, 1978). Negli ultimi due decenni ha dedicato le sue risorse soprattutto alla ricerca delle tradizioni popolari pubblicando quattro volumi dal titolo “Su tempus chi passat” (Alfa editrice). Ma quando si parla di Dessy, occorre ricordare sempre che egli è stato oltre che uno scrittore e uno studioso di vaglia, un militante, “un testimone attivo del suo tempo”, amava definirsi, che nonostante le sue condizioni di salute –a un anno e mezzo è colpito dalla poliomielite- non si è mai chiuso in una sorta di orgoglioso isolamento. Dessy studia, conosce, interpreta il mondo, con il passato e il presente: ma per cambiarlo. Di qui nel ‘48/49 la sua partecipazione, insieme ai contadini al movimento per l’occupazione delle terre incolte nella Marmilla; nel ‘52/’53 la sua battaglia con i pescatori di Cabras per la liberalizzazione degli stagni; nel ’68 in Barbagia contro l’occupazione militare dei pascoli di Pratobello. Da più parti si è parlato di Ugo Dessy come di un vecchio cavaliere ed eroe romantico, di un apostolo, di un nuovo profeta, idealista. Mai a braccetto con i potenti. Forse anche un po’ folle e donchisciottesco. Dunque “irragionevole”. Può darsi. Ma di quella irragionevolezza di cui parlava un caustico esponente della cultura europea del primo Novecento quando affermava che l’uomo ragionevole si adatta al mondo, l’uomo irragionevole vorrebbe adattare il mondo a se stesso: per questo ogni progresso dipende dagli uomini irragionevoli. Di sicuro era un utopista: e condividerebbe l’aforisma di Antonello Satta secondo cui “Se non hai qualche utopia in tasca devi dimetterti dalla vita”. (Francesco Casula, storico)

Da Il Giornale di Sardegna del 18/05/2010

A un anno di distanza dalla sua scomparsaultima modifica: 2010-05-20T11:56:00+02:00da zicu1
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