Lo sturpo dell’identità della Sardegna

Lo stupro dell’Identità della Sardegna

di Francesco Casula

La storia dei Sardi, come nel passato, continua ad essere caratterizzata da quella che Giovanni Lilliu, in un interessantissimo libro chiama “La costante resistenziale”, che ha loro permesso di conservare il senso d’appartenenza ovvero “quell’umore esistenziale del proprio essere sardo, come individui e come gruppo che, in ogni momento, nella felicità e nel dolore delle epoche vissute, ha reso i Sardi costantemente resistenti, antagonisti e ribelli, non nel senso di voler fermare, con l’attaccamento spasmodico alla tradizione, il movimento della vita e della loro storia, ma di sprigionarlo il movimento, attivandolo dinamicamente dalle catene imposte dal dominio esterno”.
Costante resistenziale che ben si attaglia anche all’oggi e alla “rivolta” in atto contro la speculazione energetica, con una mobilitazione e un protagonismo mai visto e che attraversa l’intera Isola: ubiquitariamente. Con manifestazioni, sit-in, assemblee popolari. E con una raccolta di firme, a decine di migliaia, per una proposta di legge popolare “Pratobello 2024” in grado di bloccare o comunque limitare la speculazione energetica e lo scempio delle migliaia di Pale e degli smisurati campi fotovoltaici.
Ancora una volta i Sardi, come tante volte nella loro millenaria storia, fin dai tempi della dominazione romana, costantemente “resistono” alle ruberie, agli sfregi e agli stupri ancora oggi inferti da “chi viene dal mare”: speculatori o meglio veri e propri colonizzatori, faccendieri, affaristi e predatori incalliti, invasivi, invadenti e sbrigativi, che sono entrati (e i più), vogliono entrare in casa nostra. Senza permesso. Al di fuori e contro la nostra volontà.
Sono predatori venuti da tutto il Pianeta, d’oltreoceano e d’oltralpe, che hanno deciso di mettere a ferro e fuoco, ogni angolo di questa terra promessa, votata al ruolo di genio naturale, trasformata per scelte scalmanate e devastanti in terra di ulteriori servitù: come se non bastassero quelle militari.
Vengono in Sardegna per sfruttare e depredare le nostre risorse, deprivandocene: vento e sole, terra e mare. Suolo e sottosuolo. Per devastare manomettere e squassare il nostro territorio: imbruttendo il nostro paesaggio. Violentando l’ambiente. Sradicando gli alberi. Peraltro senza alcun ritorno neppure in termini economici e finanziari per la Sardegna e i Sardi. Per produrre energia “verde”, pulita e bella e pronta all’Italia, ma soprattutto al Nord. E consegnare i colossali profitti dei mostri delle Pale e dei campi eolici a imprese e fondi finanziari di mezzo mondo.
Ma non solo. Vogliono interrare la nostra storia, la nostra cultura, la nostra identità linguistica e persino antropologica. Occorre infatti ricordare che Il territorio non è solo un luogo, uno spazio fisico. È un complesso di identità geografiche, ambientali e paesaggistiche. Ma soprattutto storiche e archeologiche. Artistiche e architettoniche. Letterarie e linguistiche. Antropologiche.
Con l’assalto delle Pale e delle distese fotovoltaiche ci sarebbe un vero e proprio scempio e scasso della Identità complessiva dei Sardi, che sarebbe gravemente non solo ferita ma brutalmente devastata e manomessa, forse irrimediabilmente.
Ad essere colpiti sarebbero soprattutto i paesi, accelerando lo spopolamento già in atto, e con essi soprattutto i pastori e contadini, cui sarebbero sottratti ulteriori spazi ma cui causerebbero anche danni enormi. A tal proposito voglio ricordare quanto sostenuto dal dottor Domenico Scanu, presidente Medici per l’Ambiente- Isde Sardegna, secondo il quale le pale eoliche, oltre che generare campi elettromagnetici e rumore, hanno già ridotto la produzione del latte.
Con un ulteriore crisi delle campagne e della pastorizia e dunque lo spopolamento dei paesi, soprattutto quelli dell’interno, la Sardegna si ridurrebbe a forma di ciambella: con uno smisurato centro abbandonato, spopolato e desertificato, anzi, funereo. Cimiteriale. Senza più uno stelo d’erba: popolato da distese infinite di pannelli cinesi e mostri eolici. Sarebbe questa la transizione ecologica?
E le comunità di paese, spogliate di tutto: in morienza. Di contro, con le coste sovrappopolate e ancor più inquinate e devastate dal cemento e dal traffico. Coste da cui “ammirare”, anche loro, un bel po’ di Pale, con i nuovi parchi eolici offshore.
E i Sardi? Con Ottana e la sua industrializzazione si voleva trasformare i pastori in operai, tutti rigorosamente con la tuta al posto della mastruca. E oggi? Tutti lavapiatti e camerieri? Neppure: perché non è detto che a subirne gli effetti nefasti non sia anche il turismo e l’appetibilità della nostra Sardegna. Per cui i giovani, ancor più di oggi sarebbero senza avvenire e senza progetti. E tutti senza più un orizzonte né un destino comune. Senza sapere dove andare né chi siamo. Girando in un tondo senza un centro: come pecore matte.
Una Sardegna ancor più colonizzata e dipendente. Una Sardegna degli speculatori, dei predoni e degli avventurieri economici e finanziari di mezzo mondo, di ogni risma e zenia.
Una Sardegna ridotta a un territorio, uno spazio anonimo: senza storia e senza radici, senza cultura e senza lingua. Disincarnata e sradicata. Ancor più globalizzata e omologata. Senza identità. Senza popolo. Senza più alcun codice genetico e dunque organismi geneticamente modificati (OGM). Ovvero con individui apolidi. Cloroformizzati e conformisti. Sarebbe un etnocidio: una sciagura e una disfatta etno-culturale e civile, prima ancora che economica e sociale.
Evitare ciò è possibile o comunque limitarne i danni. Per intanto continuando a raccogliere decine di migliaia di firme per “Pratobello 2024”.

Lo sturpo dell’identità della Sardegnaultima modifica: 2024-09-11T09:27:18+02:00da zicu1
Reposta per primo quest’articolo

Lascia un commento