Il Garibaldi di Cazzullo supera la retorica patriottarda di De Amicis

Il Garibaldi di Cazzullo supera la retorica patriottarda di De Amicis
di Francesco Casula
Povero Edmondo de Amicis: in quanto a mitizzazione e mistificazione di Garibaldi è stato superato da Aldo Cazzullo. Scrive De Amicis su Garibaldi : «Affrancò milioni d’italiani dalla tirannia dei Borboni […] Quando gettava un grido di guerra, legioni di valorosi accorrevano da lui da ogni parte […] Era forte biondo bello. Sui campi di battaglia era un fulmine, negli affetti un fanciullo, nei dolori un santo» (De Amicis, Cuore, Garzanti, Milano, 1967, pagina 176). Su la7 Cazzullo (15-1-2023) celebra, retoricamente Garibaldi, fin dall’incipit della trasmissione, etichettandolo come “l’uomo più famoso del mondo” che ha compiuto, con i Mille in Sicilia, “la più folle ed entusiastica impresa di tutto il Risorgimento italiano”. “I governi lo temono” prosegue, perché “sanno che è capace di tutto”. Ma la vetta del panegirico (e della mistificazione cortigianesca) è: ”Ovunque ci sia un popolo oppresso, appendono il suo ritratto nelle case e gridano il suo nome nei cortei”. E ancora: ”I popoli lo invocano per essere liberati”. Un’occasione persa per la cultura italiana, che pure vorrebbe dominare la Sardegna: e con quale spocchia! Un vero peccato per Cazzullo e la storiografia risorgimentale ancorata viepiù alla retorica e agiografia patriottarda: che dimentica interra omette e nasconde le stragi, i massacri, le ruberie, le devastazioni compiute nella conquista, manu militari, del Sud da Garibaldi o comunque in nome e per conto di Garibaldi. Per ristabilire infatti con un minimo di decenza un po’ di verità storica occorrerebbe, messa da parte l’oleografia patriottarda, andare a spulciare fatti ed episodi che hanno contrassegnato, corposamente e non episodicamente, il Risorgimento e Garibaldi: Bronte e Francavilla per esempio. Che non sono si badi bene, episodi né atipici né unici né lacerazioni fuggevoli di un processo più avanzato. Ebbene, a Bronte come a Francavilla e in moltissime altre località, vi fu un massacro, fu condotta una dura e spietata repressione nei confronti di contadini e artigiani, rei di aver creduto agli Editti Garibaldini del 17 Maggio e del 2 Giugno 1860 che avevano decretato la restituzione delle terre demaniali usurpate dai baroni, a chi avesse combattuto per l’Unità d’Italia. Così le carceri di Franceschiello, appena svuotate, si riempirono in breve e assai più di prima. La grande speranza meridionale ottocentesca, quella di avere da parte dei contadini una porzione di terra, fu soffocata nel sangue e nella galera. Così la loro atavica, antica e spaventosa miseria continuò. Anzi: aumentò a dismisura. I mille andarono nel Sud semplicemente per “traslocare” manu militari, il popolo meridionale, dai Borboni ai tiranni sabaudi: ancor più sanguinari e famelici. Altro che liberazione!
 
 
 
 
 
 
Visualizzato da Francesco Casula alle 10:09
Invio
 
 
 
 
 
 
Scrivi a Francesco Casula
 
Il Garibaldi di Cazzullo supera la retorica patriottarda di De Amicisultima modifica: 2023-11-21T10:19:13+01:00da zicu1
Reposta per primo quest’articolo