NAPOLITANO L’ULTRASABAUDO

NAPOLITANO L’ULTRASABAUDO
di Francesco Casula
Da sempre si è favoleggiato di Giorgio Napolitano figlio di Umberto II. Un giornalista, certo Cristiano Lovatelli Ravarino lo ha scritto esplicitamente in un articolo il 5 marzo 2012 in cui parla della madre di Napolitano che, “dama di compagnia di Maria Josè, divenne amante di Umberto II, da cui sarebbe nato il nostro pargolo”. Penso che sia una fola e comunque non mi interessa: credo infatti che appartenga al genere gossip e scandalistico che tanto piace a certa stampa italica e a certa opinione pubblica decerebrata. Mi interessa (e indigna) invece l’essere lui stato un cinico ultrasabaudo, giustificatore dello sterminio piemontese nel Meridione, in nome dell’Unità d’Italia, celebrata come foriera “di magnifiche sorti e progressive” invece che fonte di disastri e infamie e di devastante colonialismo interno, consumato sulla pelle e sul sangue dei sardi e dei popoli del Sud. Ecco cosa dichiarava in veste di Presidente della Repubblica nel Discorso al Parlamento in occasione dell’apertura delle celebrazioni del 150ºanniversario dell’Unità d’Italia: “Fu debellato il brigantaggio nell’Italia meridionale, anche se pagando la necessità vitale di sconfiggere quel pericolo di reazione legittimista e di disgregazione nazionale col prezzo di una repressione talvolta feroce in risposta alla ferocia del brigantaggio e, nel lungo periodo, col prezzo di una tendenziale estraneità e ostilità allo Stato che si sarebbe ancor più radicata nel Mezzogiorno” Pare che poco abbia imparato da uno che avrebbe dovuto essere, in quanto comunista, un suo maestro. Mi riferisco ad Antonio Gramsci che ha scritto:” “Lo stato italiano è stata una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti.” Molti furono, infatti, i paesi e le città che diedero un contributo in vite umane. Da ricordare prima di tutti il massacro di Bronte da parte di garibaldini comandati da Nino Bixio, e poi San Lupo ed altri paesi completamente rasi al suolo, Casalduni e Pontelandolfo che il Generale Cialdini fece distruggere ed incendiare dopo aver fatto trucidare i cittadini inermi. La crudeltà di quella che fu una vera e propria guerra civile, si manifestò anche con gesti disumani come l’esposizione in pubblica piazza dei cadaveri dei briganti o delle loro teste mozzate. E passi non aver ascoltato Gramsci, per lui troppo di sinistra, ma almeno da un giornalista moderato come Paolo Mieli, avrebbe dovuto imparare qualcosa. Ecco quanto ha sostenuto il prestigioso giornalista e storico :”Il Sud è vittima di una storia negata e con l’occupazione piemontese ha subito massacri e stupri indicibili, citando Pontelandolfo e Casalduni, i nazisti hanno imparato dagli italiani”. Ma tant’è: il pluripresidente ultrapatriottardo e statalista, giustifica tutto ciò in nome e per conto del superiore valore dell’Unità. Alla stessa maniera giustificò, anzi elogiò senza mezzi termini il brutale intervento dei carri armati di Mosca in Ungheria, parlando nell’VIII congresso del Partito comunista italiano, (che si tenne a Roma dall’8 al 14 dicembre 1956) e sposando totalmente la linea stalinista dettata dal segretario Palmiro Togliatti. Questa volta in nome dei superiori valori dell’URSS e dell’Unità dei Paesi Comuinisti! Qui mi fermo: ma occorrerà pur ritornare al suo novennato come Presidente della Repubblica, segnato da una serie di decisioni e comportamenti nefasti: il suo ruolo nella guerra alla Libia, il suo (vergognoso) no a Gratteri ministro della Giuistizia, la nomina di Monti capo del Governo ma soprattutto i suoi comportamenti e atti, per lo meno obliqui, nei confronti della trattativa Stato-mafia.
 
 
 
 
 
 
Visualizzato da Francesco Casula alle 10:39
Invio
 
 
 
 
 
 
Scrivi a Francesco Casula
 
NAPOLITANO L’ULTRASABAUDOultima modifica: 2023-09-25T16:49:17+02:00da zicu1
Reposta per primo quest’articolo