MA I NURAGICI CONOSCEVANO LA SCRITTURA?

MA I NURAGICI CONOSCEVANO LA SCRITTURA?

di Francesco Casula

Nei testi scolastici ufficiali continuiamo a leggere che “l’uso della scrittura fu introdotto dai Fenici”: esattamente come sostiene l’archeologo Donald B. Harden. Da non pochi anni però alcuni studiosi sardi hanno iniziato a mettere in discussione la storiografia ufficiale affermando che la scrittura in Sardegna era nota molti secoli prima: la conoscevano infatti e l’utilizzavano i cosiddetti “Nuragici”, gli scribi sacerdoti dell’età del bronzo finale e del ferro. A sostenerlo è soprattutto lo studioso oristanese Gigi Sanna (1) che si occupa con una rigorosa e ormai trentennale ricerca, dell’interpretazione di antichissimi documenti di scrittura in metallo, in pietra e in ceramica, rinvenuti in Sardegna e non solo. Egli è così arrivato alla conclusione, esposta in libri (in modo particolare in Sardoa Grammata e nel testo di didattica I geroglifici dei Giganti- Introduzione allo studio della scrittura nuragica), e in numerosi articoli e saggi, che i cosiddetti Nuragici conoscessero, leggessero e utilizzassero vari system alfabetici.
“La Stele di Nora – scrive Gigi Sanna – è, insieme alle minuscole ‘tavolette’ rinvenute in un ripostiglio nei pressi del Nuraghe Tzricotu di Cabras (con le quali condivide identici “principii” e modalità di scrittura), un bellissimo documento attestante il ruolo dell’altissima e raffinatissima scuola scribale nuragica della Sardegna (già operante dalla fine del Secondo Millennio a.C.) e non prodotto scrittorio di quella “fenicia”. Lo dimostrano, senza margini di dubbio, le recenti scoperte della scrittura e della stessa lingua nuragica; il rinvenimento del “coccio” nuragico di Orani (con segni alfabetici e contenuto identici a quelli della stele norense; la rilettura di questa in base a stupefacenti scoperte epigrafiche (ad es. i due “shalom” laterali della lastra, individuati dalla dott. Alba Losi dell’Università di Parma) che spingono nella direzione di letture aggiuntive rispetto alla “normale” lettura retrograda; la conferma dell’esistenza di una scrittura “numerica” a rebus, che dà al documento un significato eccezionale nella stessa storia generale della scrittura consonantica; la stupefacente comparsa del nome di un “santo” nuragico (LPHSY > EPHISY), oggi celeberrimo santo cristiano dell’Isola, alla fine della scritta (nome di persona che sostituisce l’improbabile, anche perché rarissimo, nome del dio Pumay).
Il Sanna dunque fa risalire con certezza alla cultura specifica alfabetica dei nuragici la Stele di Nora: lo confermerebbe in modo incontestabile anche il ritrovamento recente di un documento: un ciondolo scritto, di pietra grigio-scura, di forma ellissoidale (cm.7,5×4,3) contenente dei segni di scrittura graffiti in entrambe le facce alcuni dei quali solo apparentemente “fenici” perché scritti con il codice fenicio.
A conferma della presenza della “scrittura nuragica” inoltre, nel corso di un ventennio e più di ricerca, lo studioso oristanese ha proposto, oltre alla suddetta stele, più di trecento documenti, in vario supporto scrittorio scritti in diversi periodi “nuragici”. Oltre alle quattro “tavolette” bronzee (più propriamente “sigilli”: i sigilli dei ‘Giganti’ di Monte ‘e Prama) di Tzricotu di Cabras e ai “cocci di Orani”, ricordiamo il “brassard” di Is Locci – Santus di San Giovanni Suergiu, il sigillo di S. Imbenia di Alghero, lo spillone di Antas di Fluminimaggiore, il coccio del Nuraghe Alvu di Pozzomaggiore, la pietra del Nuraghe Pitzinnu di Abbasanta, il coccio di Su Pranu di Selargius, la pietra di YHW di Aidomaggiore, la fusaiola “nuraghetto” di Su Cungiau de is mongias di Uras, la pietra della capanna di Perdu Pes di Paulilatino, il frammento di “alyl” (crogiolo) del Nuraghe Addanas (Cossoine), la scritta dell’archetto della chiesetta campestre di San Nicola di Trullas di Semestene, la pietra di Jerzu, il ciondolo di Solarussa. Naturalmente ricordiamo anche e soprattutto la barchetta fittile di s’Urbale di Teti, unico documento, per ora, “accettato” dalla scienza accademica in quanto, sottoposto a perizia, è stato giudicato essere stato scritto all’incirca nel IX secolo a.C. E, notizia fondamentale, con i segni graffiti “ante coctionem”.
Tantissimi documenti dunque, tutte belle prove attinenti non solo alla disciplina epigrafica ma anche a quella scientifica storica in quanto “fonti dirette” o di conoscenza primaria. Le prove insperate che servono per far passare la Sardegna dalla preistoria alla storia, anche quella più conosciuta, del Mediterraneo.
“Eppure c’è da scommettere – scriveva specificamente per la stele e scrive ancora Sanna per gli altri documenti – che da parte dei soliti negazionisti e dei cosiddetti feniciomani si cercherà di soffocare il tutto con il più rigoroso silenzio”.
Perché, evidentemente, si tratta di verità “scomode”, che mettono in discussione e il più delle volte inficiano vecchie certezze di accademici e sovrintendenti che su di esse hanno costruito le loro carriere e i loro successi. Ad iniziare dall’inglese Donald Harden.
Nota Bibliografica
1. Gigi Sanna, Sardôa grammata, Ed. S’Alvure, Oristano, 2004

MA I NURAGICI CONOSCEVANO LA SCRITTURA?ultima modifica: 2023-08-07T16:56:09+02:00da zicu1
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