IL GRANDE CARROZZONE CANZONETTARO SI E’ MOSSO

 
 
 
Francesco Casula
IL GRANDE CARROZZONE CANZONETTARO SI E’ MOSSO…
di Francesco Casula
Premessa e prodromo del Carrasegare e delle carnevalate, puntuale come un orologio svizzero, anche quest’anno si è mosso il carrozzone sanremese: zeppo, a isticu a isticu, di personaggi simili a quelli che Orazio, il grande poeta latino, nella undicesima satira, aveva battezzato come balatrones (guitti, comici e buffoni). Anche quest’anno ha primeggiato, fra tutti questi, il menestrello di regime. Nello stesso Festival nel 2011 si improvvisò esegeta del bellicista (e orrendo) inno italico e quest’anno è assurto e si è impancato a interprete della Costituzione, peraltro manipolandola, ad usum Delphini. Un altro guitto, certo Del Branco, fa invece il ribelle. O meglio, il bullo. Naturalmente dentro parametri prestabiliti: tutto è stato infatti previsto, programmato, deciso, preordinato. Serve per rompere la monotonia canzonettara, il lucicchio dei lustrini e degli imbellettamenti, le bolse e viete banalità? No, semplicemente per “fare spettacolo”. Per l’audience, dicono “i moderni”. Tutto qui? No c’è dell’altro e di peggio. Ne scrisse qualche anno fa, in modo straordinario e fulminante, Franco Battiato, a proposito ugualmente di un Festival sanremese,ma che ben si attaglia anche a quello testé celebrato: ”Un inutile spettacolo canoro perfetto per la tv; o meglio un demenziale varietà televisivo, in cui quattro scalzacani travestiti da artisti, fanno da balia a grotteschi presentatori, ridicoli direttori artistici e a damigelle insignificanti. Ancor peggio vedere giornalisti prezzolati, sportivi ed attori del momento, rimpinguare il proprio portafoglio. Non è certamente un’iniziativa il cui scopo principale sia parlare di musica, questi parlano del contorno tiepido e insipido che trema intorno al piatto nel quale gli altri gozzovigliano come corvi affamati”. Tutto burrumballa e dunque tutto al macero, allora? No, ci sono state voci di verità e realtà (drammatiche). E persino giuste e sacrosante denuncie. Ma affogate sommerse e inghiottite dal mare magnum dei rumori scomposti, del pensiero unico e unanimistico, del vuoto pneumatico, dei fatui e finti anticonformismi scandalistici: tutto giocati sulle mascherature e sulle rodomontate; ma soprattutto sulla retorica patriottarda, culminata nel canto dell’Inno italico e addirittura in una “parata” di militari nel palco, protesi in un maxi spot proselitistico. Si dirà : è stato legittimato da 10 milioni di spettatori e dall’immane business televisivo, che si vuole di più? Ma niente. Va tutto bene. Arrivederci al baraccone, al matzamurru del 2024.
 
IL GRANDE CARROZZONE CANZONETTARO SI E’ MOSSOultima modifica: 2023-02-14T09:57:29+01:00da zicu1
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