La storia romana? In gran parte inventata e/o mistificata.

La storia romana? In gran parte inventata e/o mistificata.
di Francesco Casula
Lo storico Santo Mazzarino in tre monumentali volumi sul “Pensiero storico classico” (Ed. Laterza) sostiene alla luce di un enorme cumulo di documenti, di scoperte e di ritrovamenti archeologici che buona parte della storia romana – quella insomma che abbiamo studiato a scuola – è stata inventata spesso di sana pianta, dagli storici latini e dai cronachisti di quel periodo. Per esemplificare: succedeva spesso che in occasione di un onomastico o del compleanno – che so io – di patrizi romani, degli Scipioni per esempio, lo “storico”, magari precettore in quella famiglia ”inventasse” una battaglia in cui gli avi del festeggiato, naturalmente, avevano “gloriosamente ed eroicamente sconfitto il nemico”. E non mi riferisco – per esempio – a personaggi come Valerio Anziate, vissuto nell’età di Silla (1° secolo a.c.) che godeva già presso gli storici antichi e ancor più oggi ne gode presso gli storici moderni, fama di grande falsario o comunque di faciloneria, mancanza di scrupoli ed esagerazioni, ma a storici “praeclari”, famosissimi e considerati per secoli e secoli credibilissimi come Tito Livio, su cui il più grande latinista italiano, Ettore Paratore, (nella sua monumentale Storia della Letteratura latina, Sansoni editore) scrive, in modo impietoso, che “chi volesse farsi un’idea precisa delle campagne militari romane attraverso Livio, finirebbe per non capire nulla”( pagina 455). E il perché è presto detto: Livio intende la storia come diletto e ammaestramento che lo portano ad alterare le vicende storiche: di qui – per esempio – il prevalere degli interessi letterari e morali su quelli storici, soprattutto nella narrazione del periodo più arcaico. Livio è persuaso che quella di Roma fosse una storia provvidenziale, una specie di <storia sacra>, quella del popolo eletto dagli dei. Deriva da questa convinzione la più attenta cura a far risaltare tutti gli atti e tutte le circostanze in cui la virtus romana abbia rifulso. Tutto ciò è chiaramente adombrato anche nel proemio della sua monumentale opera “Ab urbe condita” dove si insiste sul carattere tutto speciale del dominio romano, provvidenziale e benefico anche per i popoli soggetti: “Se a qualche popolo è opportuno permettere che circondi le proprie origini col fascino della sacralità e le attribuisca agli dei, è anche da rilevare che la maggior gloria del popolo romano in guerra è che, sebbene esso vanti particolarmente Marte come primogenitore suo e del suo fondatore Romolo, le nazioni della terra sopportino questo vanto con la medesima buona disposizione con cui si assoggettano al suo dominio”. Di qui l’impegno politico che porta Livio ad esaltare i grandi valori etici, religiosi e patriottici dell’antica Roma sulla base del “Tu regere imperio populos, Romane, memento” (Ricordati, Romano, che tu devi dominare gli altri popoli) e del “Parcere subiectis et debellare superbis” (Occorre perdonare chi si sottomette e distruggere chi osa resistere). Livio scrive dunque una storia “ideologica”, senza alcun rigore storico, con svarioni colossali e immani contraddizioni. E a Livio, ahimè, si rifanno in gran parte, moltissimi storici che ci apparecchiano attraverso i testi scolastici e non siolo, tale storia.
 
 
 
 
 
La storia romana? In gran parte inventata e/o mistificata.ultima modifica: 2022-10-10T17:43:35+02:00da zicu1
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