PERCHÉ STUDIARE LA STORIA

PERCHE’ STUDIARE LA STORIA
PERCHE’ STUDIARE LA STORIA SARDA
di Francesco Casula

Sostiene Umberto Eco nel suo monumentale romanzo L’Isola del giorno prima: Io sono memoria di tutti i miei momenti passati, la somma di tutto ciò che ricordo. Mentre Benedetto Croce a chi gli chiedeva cosa sia il carattere di un popolo rispose che “Il carattere di un popolo è la sua storia, tutta la sua storia”. Parole non nuove – ricorda Corrado Augias in I segreti d’Italia – più volte ripetute , fra gli altri da Ugo Foscolo, che nell’orazione inaugurale all’Università di Pavia (22 gennaio 1809) conosciuta con il titolo Dell’origine e dell’ufficio della letteratura ammoniva: O Italiani, io vi esorto alle storie…
E l’afgano Khaled Hosseini, nel suo primo romanzo di grande successo Il cacciatore di aquiloni, (Ed. Piemme, 2004 a pag.7 scrive che:Non è vero come dicono molti che si può seppellire il passato. Il passato si aggrappa con i suoi artigli al presente.
E dunque, se non è una scempiaggine, è per lo meno un’ingenuità ritenere che il passato stia sepolto o per lo meno fermo nella teca del tempo. Al passato – certo se ne abbiamo la forza e la capacità – anche il più gravoso, può essere restituita energia, fino a farne sprizzare fuori qualcosa di utile non solo per il presente ma anche per il futuro.
Mentre un altro scrittore, sardo questa volta, Giorgio Todde, pluripremiato e tradotto in una decine di lingue, in “Il mantello del fuggitivo,, (Ed. La Nuova Sardegna, Sassari, 2021, pagina 139) scrive”“Nessuno può sfuggire al proprio passato e se una comunità non sa riconoscere le proprie radici accadono disgrazie.
Il principio spirituale di un luogo rappresenta un’essenza che ha impiegato decenni, secoli, millenni a costituirsi. Non possiamo cancellarlo, ci si ammala. Lo dobbiamo conservare e ripetere.
Quest’anima si costruisce lentamente, di generazione in generazione, viene da lontano nel tempo, ha perfino una sua ereditarietà.
La prima identità si forma nei luoghi dove nasciamo. L’identità è in gran parte un abito dismesso da chi ci ha preceduto, noi lo ritroviamo, lo rattoppiamo e se il rammendo è ben fatto l’abito diventa anche più bello di quello che abbiamo trovato.
Ma se di quell’abito dismesso ci vergogniamo e lo buttiamo allora ci mettiamo addosso altri abiti, nel tentativo di travestirci da quello che non siamo. E crediamo di esistere solo se rassomigliamo a qualcuno visto in qualche altrove.
Si può persino nascere lontano, ma essere legati al luogo dove è nata la nostra gente. Perché i luoghi, anche senza averli mai visti sono incisi dentro di noi attraverso i nostri geni”
La storia è la radice del nostro essere, della nostra realtà e identità collettiva e individuale: nessun individuo come nessun popolo può realmente e autenticamente vivere senza la conoscenza e coscienza della sua identità, della sua biografia, dei vari momenti del suo farsi capace di ricostruire il suo vissuto personale.
Un filo ben preciso lega il nostro essere presente al passato: il filo della nostra identità e specificità, come individui e come comunità. Se non fossimo diversi non potremmo neppure dialogare, confrontarci, conoscere. La diversità ci salva dalla omologazione–standardizzazione. Sia ben chiaro: la coscienza di essere diversi non esclude la consapevolezza di essere e di vivere dentro un universo più vasto. La conoscenza della nostra storia, delle nostre radici etno-culturali, le nostre specificità artistiche e musicali, ci aiutano a superare i conflitti fra le diversità, in quanto la coscienza della nostra storia peculiare deve portarci non all’esaltazione acritica del nostro passato, magari in termini mitologici, né all’etnocentrismo, né alla chiusura verso l’esterno e/o il diverso: bensì al dialogo e alla tolleranza e – perché no? – alla contaminazione e al meticciato, in cui la nostra identità si plasma e si trasforma, arricchendosi e irrobustendosi con l’innesto di nuove culture.

PERCHÉ STUDIARE LA STORIAultima modifica: 2022-09-22T16:23:12+02:00da zicu1
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