La manomissione delle parole e la truffa semantica

di Francesco Casula

Gianrico Carofiglio,ex magistrato ed ex senatore ed oggi scrittore e
romanziere di successo, nel 2010 ha scritto un saggio-panflet su “La
manomissione delle parole” (Rizzoli editore). In esso analizza e denuncia il
logoramento e la perdita di senso del lessico, viepiù utilizzato in modo
sciatto..
Io direi di più: siamo ormai di fronte a una vera e propria truffa semantica
con cui -soprattutto da parte della “lingua” del potere e della
sopraffazione, segnatamente dei politici, giornalisti e in genere dei
media –  deliberatamente  si mistifica e si falsifica la realtà,
stravolgendo il senso e il significato delle “parole”, sempre meno aderenti
alle “cose”.
Evidentemente chiamare le “cose” con il loro “nome” è – per il Potere –
pericoloso. Ecco perché è urgente – e rivoluzionario – ripensare il
linguaggio.
Faccio solo due esempi con una breve premessa.
Nella politica odierna tende sempre più a dominare un uso più consolidato e
più spregiudicato dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, di tecniche più
sofisticate di psicologia di massa, di linguaggio, di controllo dell’informazione,
di sondaggi. In essa attraverso tali tecniche e linguaggi, Partiti, uomini
politici e programmi vengono “venduti”, prescindendo dai contenuti: quello
che conta, che si valorizza – come in tutte le operazioni di marketing – è l’involucro,
la confezione, l’immagine, il look. Per essere più “appetibili” e dunque
conquistare il consenso, con messaggi semplificati e un lessico suadente si
stravolge così il senso delle parole, truffando l’opinione pubblica.
1. E’ il caso del termine “Riforme”, foriere di magnifiche e progressive
sorti e del “Nuovo”, contrapposto al “vecchio” del passato. E dunque da
rottamare.
Così viene presentata la Riforma Fornero sulle pensioni: in realtà un vero e
proprio scempio, con cui si prendono a roncolate i diritti dei lavoratori,
facendoli precipitare in un rovinoso precariato senza fine.
Così viene presentata la nuova Riforma elettorale, che fa strame del diritto
di rappresentanza e stravolge il verdetto popolare assegnando al Partito
“vincitore” un premio spropositato di maggioranza che fa impallidire persino
la “Riforma” fascista di Acerbo del 1923.
E il “Nuovo”? Altra falsità e mistificazione: viene gabbato come tale – ma è
solo un esempio – il sistema elettorale uninominale, in vigore negli anni
scorsi (e oggi ancora preferito dal Pd di Renzi e “scartato” solo perché
sgradito a Berlusconi). Ma quale nuovo? Il sistema uninominale e
maggioritario è in realtà un vecchio arnese dell’Italia prefascista, uno dei
principali strumenti di potere del Partito liberale di allora, dato che i
suoi esponenti, in genere appartenenti alle élites locali, riuscivano a
raccogliere senza troppe difficoltà – grazie anche a rapporti personali, di
amicizia e di clientele – l’appoggio di un esiguo manipolo di elettori.
Con l’introduzione del suffragio universale (maschile) nel 1913 e del
sistema elettorale proporzionale nel 1919, il vecchio sistema politico finì
gambe all’aria e si affermarono proprio quei grandi Partiti democratici e di
massa, quello Socialista e quello Popolare, che si erano battuti contro il
Partito dei notabili,  delle clientele, della corruzione e della malavita e
dunque, contro il sistema uninominale e maggioritario che lo favoriva.
Tutto ciò è stato dimenticato e non si conosce la storia?
2. E’ il caso del termine “Populismo”. Populista è diventato ormai un
termine denigratorio, al limite dell’insulto e della contumelia. Ebbene, si
tratta dello stravolgimento e della falsificazione della storia e della
realtà prima ancora che del significato lessicale. Il Populismo è stato ben
altro. Fu fondato dal grande intellettuale russo Aleksandr Herzen nella metà
dell’800, come movimento politico-culturale mirante alla emancipazione e
liberazione delle masse contadine dal feudalesimo e dall’oppressione
autocratica zarista e alla creazione di una società socialista. Perché –
scriveva Herzen – alla base della vita del popolo russo c’è la comunità
rurale con la ripartizione dei campi, col possesso comunista della terra,
con le amministrazioni elettive, con l’uguaglianza giuridica di ogni
lavoratore.
Mi chiedo cosa c’entri con tutto ciò “il populismo” con cui politici di
bassa o mediocre “taglia” e giornalisti pisciatinteris, (sempre pronti a
salire sul carro (o tir) dei nuovi Cesari), apostrofano chi si oppone o
comunque non vuole rassegnarsi alla miseria del presente e alla
restaurazione neoautoritaria in atto.

La manomissione delle parole e la truffa semanticaultima modifica: 2014-06-25T14:04:36+02:00da zicu1
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