SA SCOMUNIGA DE PREDI ANTIOGU: Presentazione del Testo

Università della Terza Età di Quartu 17-4-2013   

15° Lezione

di Francesco Casula

Sa Scomuniga de Predi Antiogu. Presentazione del testo

Predi Antiogu, emblema non soltanto del clero –e dunque di una classe di potere– ma anche dei poveri di villaggio, fatti tutti uguali dalla miseria, è costretto, se vuole sopravvivere,  a  entrare  e  inserirsi  anche  lui  nella  economia  locale, e si fa allevatore di pecore e di capre. Ma anche lui è costretto a “pagare” una decima, pesante ed esosa: subisce, infatti, il furto del suo bestiame. Così s’arrettori de Masuddas porta sul pulpito la sua dolorosa esperienza privata, l’aver subito in «d’una notti de scuriu», [«in una notte oscura»], il furto. In tal modo, i «malignosus e discannotus», [«maligni e ingrati»], nei paesi come Masullas hanno voluto degumai po finzas a is sacerdotus, [«far fuori persino i sacerdoti»]. Antonello Satta colloca la composizione in quel genere letterario specificamente sardo che chiama «poesia agreste», che riconduce nel cuore stesso di un modo di pensare la propria esistenza che è tipica della civiltà di villaggio della Sardegna dell’Ottocento.

Dentro lo schema del componimento che è semplicissimo (denuncia particolareggiata del furto e anatema) scorre la vita della comunità della Marmilla, una regione storica della Sardegna meridionale, vista nel suo sottosuolo antropologico. Un popolo dedito alle fatiche e alle miserie delle attività contadine diventa «archiladori, chi non lassat cosa in logu, una maniga de ladronis» [«uccello rapace che non lascia niente dove passa, un manipolo di ladri»]. Tutti, infatti, sono «furuncus che i su ’attu, imbidiosus de s’allenu, praizzosus che i su cani» [«ladri come i gatti, invidiosi dei beni altrui, poltroni come i cani»].Particolarmente duri ed efficaci sono gli improperi contro le donne, cui sono dedicati i versi riportati: esse, per predi Antiogu (prete Antioco), non si limitano a bagassai, (puttaneggiare), soltanto quando vanno a Cagliari, come domestiche: ma si comportano allo stesso modo anche a intro ’e ’idda, (dentro il paese), tanto che «tottu su logu è pringiu e accanta de iscioppai» (tutto il posto è pregno e vicino a esplodere, partorire).L’autore de Sa scomuniga nei suoi versi rifiuta e sfugge a preziosismi retorici e lessicali come a metafore di riporto o immagini meramente letterarie. La sua lingua scorre fluida e lieve nell’alveo della poesia/creazione comunitaria, senza forzature popolareggianti di matrice colta. La lingua di base è il campidanese dell’area di Mogoro-Masullas in cui si sovrappongono elementi lessicali, fonetici e sintattici appartenenti ad altre aree linguistiche dei campidani. Il metro si avvicina a quello della repentina, una composizione estemporanea e improvvisata, cantata soltanto da pochissimi improvvisatori, il verso è libero.

(Tratto da Letteratura e civiltà della Sardegna, volume I, di Francesco Casula, Grafica del Parteolla Editore)

 

 

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