Le (false) Carte d’Arborea

 

Università della Terza Età di Quartu  Lezione 5° del 6-febbraio 2013

1. LE (FALSE) CARTE D’ARBOREA

Sotto la denominazione impropria di “Carte d’Arborea” si raccoglie un insieme di pergamene, di codici cartacei e di documenti (una quarantina di testi di varie dimensioni, attualmente custoditi quasi tutti nella Biblioteca universitaria di Cagliari, riguardanti il periodo  dal VI al XV secolo (ovvero dalla dominazione romana al Medioevo) che, a partire dal 1845 vennero offerti in vendita dal frate  Cosimo Manca del Convento di santa Rosalia in Cagliari. Il frate ne asseriva la provenienza dagli Archivi dei re-Giudici d’Arborea di Oristano, da qui il nome di Carte di Arborea. Che comunque – è bene sottolinearlo – niente a che fare hanno con la Carta de Logu della regina-giudicessa Eleonora d’Arborea.

La prima pergamena (conosciuta come Pergamena di Arborea) fu offerta allo storico sardo Pietro Martini proprio nel 1845 che la pubblicherà un anno dopo, nel 1846.

“Nel corso del decennio successivo a questo primo documento se ne aggiunsero degli altri di vario genere, che apparvero subito destinati a operare un vero e proprio radicale rivolgimento di quanto fino ad allora si conosceva non solo della storia sarda ma anche della storia italiana, in particolare della lingua. Il complesso dei documenti infatti, sembrava non solo di poter colmare i vuoti di conoscenza relativi all’Alto Medioevo sardo, ma anche modificare le conoscenze sulla fase iniziale della lingua e della letteratura in Italia. Il ritrovamento aprì una lunghissima discussione fra storici, paleografi e letterati sui contenuti delle Carte d’a ma soprattutto sulla loro autenticità, presto messa in dubbio da diversi studiosi” 1 

 

Note bibliografiche

1. La grande enciclopedia della Sardegna, volume II, Edizioni La Biblioteca della Nuova Sardegna, Sassari, 2007, pagine 427-428.

2. I falsi, per la verità di Natalino Piras, Il Manifesto sardo,16 giugno, 2009

 

2. Influenze sulla Lingua sarda

  -L’elemento italiano: alcuni esempi

Le repubbliche di Pisa e Genova cominciarono a insinuarsi in Sardegna nell’XI-XII sec, contendendosi il predominio commerciale e l’influenza politica. Misero nelle città i loro fondaci e godettero di franchigie doganali e privilegi commerciali. I genovesi esercitarono la loro influenza soprattutto nella parte settentrionale. Sono i pisani che estendono i loro rapporti nei Giudicati di Cagliari e Arborea. La prevalenza che avevano i Genovesi in Corsica, permise loro di guadagnare maggiore influenza nella parte settentrionale della Sardegna. Sotto la protezione di Genova si dichiarò indipendente la città di Sassari. Dopo la conquista del giudicato di Cagliari da parte dei pisani la civiltà italiana penetrò largamente e dominò nella capitale e nel bacino minerario di Iglesias. Quindi nei documenti sardi antichi e nella lingua, anche moderna, sono penetrati degli elementi delle varie parlate italiane  come:

·mediu: nei documenti antichi è meiu che è arrivato fino a noi

·  mesu: sardizzazione di mezzo/altru:  deriva dal toscano antico atro

·preidi: dal toscano antico preite, si ritrova nel sud dell’isola

·abbaidare: guardare, dall’italiano  antico guaitare /abbisare: suggerire, italiano antico avvisare /aggitoriu. aiuto, dal toscano  antico aiutorio /diaderu: davvero, dal toscano antico verdadiero /manicare, nuorese: mangiare, dall’italiano antico manicare /brigungia: vergogna, dall’i taliano antico virgogna/ ciaffu:. schiaffo, dal toscano ciaffo.

·La forte influenza toscana si è sentita maggiormente nel campidanese soprattutto nella fonetica, infatti, confrontando gli antichi testi campidanesi con quelli logudoresi vediamo già quelle particolarità che differenzieranno poi le due varianti. Molto più importante l’azione dell’italiano sulla sintassi, fino alla creazione di due sintassi: una popolare e antica che ritroviamo nell’interno e nei documenti antichi; l’altra italianizzante che troviamo in città. La morfologia invece è rimasta inalterata e il sistema di flessione non è stato intaccato nemmeno nella capitale. Oltre all’influsso toscano e letterario italiano, sono da menzionare altre influenze dialettali italiane. A Sassari ebbe molta importanza l’influenza politica di Genova che si rifletté anche sulla lingua come nel caso del ROTACISMO in cui L diventa R.  Alcune parole d’altri dialetti italiani sono:

  dzindzinu:. riccio di mare, dal genovese /drollu: strano, dal piemontese /Agnolottus: ravioli, dal piemontese/Tomatigas: pomodoro, dal piemontese/Gianchettus: bianchetti dal genovese/Bagna: sugo, genovese e piemontese /Scampirru: Piccolo tonno dal siciliano/Caddotzu: sporco dal siciliano

-L’elemento catalano e spagnolo: alcuni esempi

La dominazione spagnola in Sardegna iniziò nel 1326, ma si estese a tutta l’isola solo dopo la battaglia di Macomer del 1478 in cui fu sconfitto definitivamente e sciaguratamente il giudicato d’Arborea e dunque la Sardegna perse la sua indipendenza per la seconda volta nella sua storia: la prima volta dopo la conquista romana.

I conquistatori Aragonesi avevano come lingua il catalano che s’impose nel meridione dell’isola e particolarmente a Cagliari, dove prima si usava l’italiano introdotto dai Pisani. In seguito, con l’unione delle due Corone d’Aragona e di Castiglia e la creazione del regno di Spagna, la lingua ufficiale divenne il castigliano –ovvero la parlata di Madrid- e fu accolto particolarmente nel settentrione dell’isola, dove fino al XVII secolo si scriveva in sardo o latino e dove il catalano non si affermò mai. 

Anche dopo il passaggio ai Savoia nel 1718, in Sardegna si continuò a parlare lo spagnolo, in particolare modo nelle chiese. Fu allora imposto l’uso esclusivo dell’italiano e le università di Cagliari e Sassari furono riformate. Infatti, la cultura fu per secoli spagnola e tali furono gli usi, costumi e moda. Però anche in quel periodo la cultura italiana era abbastanza influente, tanto che i giovani aristocratici sardi frequentavano indifferentemente tanto l’università spagnole che italiane.

Centro d’irradiazione della cultura fu Cagliari che importò nel Campidano, ma anche nelle Barbagie e nel Nuorese catalanismi, e ispanismi, mentre nel settentrione maggiore fu l’influenza spagnola: spesso nella parte meridionale si usa una parola catalana e nel settentrione una spagnola:

Arratonera: camp. dal cat. =arratera dallo spagnolo nel log.:trappola per topi/Leggiu: camp. dal cat / feudallo spagnolo nel log.: brutto/ ulliera: camp,/  barb. nuorese, dal cat = kocciari dallo spagnolo nel log.: cucchiaio.A volte il camp. usa un catalano mentre il log.  preferisce un italianismo:

• olieras: camp. dal cat. = occbiales, log.

oppure log sett.  ispiyttos dal genov.: occhiali.

La convivenza secolare – e più o meno conflittuale – tra sardo, catalano, spagnolo, italiano ha fatto sì che  nascessero degli incroci e calchi, specialmente nei derivati, dove la voce base si trova nel sardo:

abbardente= acquavite, miscuglio tra spagn. e cat / sa!fatta = vassoio, miscuglio tra spagn. e cat.

Molti spagnolismi che rappresentano termini astratti sono caduti in disuso a favore d’italianismi, ma sono, invece ben radicati quei vocaboli che designano oggetti concreti:

ventana: finestra / bardunfula: trottola /cadira= sedia, cat.

Con la dominazione catalana  e spagnola furono importati vari termini riguardanti sia l’amministrazione, sia in particolare modo la chiesa:

·     sindicu= sindaco, cat. e spagn. / Abogau= avvocato, spagn. / barracellus= guardie civili, spagn.

·     s’incontru= spagn. rappresenta la processione di Pasqua durante la quale si rincontrano Maria e Gesù resuscitato, provenienti da due chiese diverse.

·     Mongiu/mongia= monaco/a  cat. /para= frate, cat. /relichia= reliquia, spagn. e cat.

·     baullu= cassa da morto, cat. e spagn. /Nasamentu:  camp, presepe, dallo spagn., = presepiu log. e camp. dall’italiano.

Molti sono anche i nomi d’indumenti e capi di vestiari che derivano da spagnolo e catalano:

·bottas= stivali, spagn. /cordoneras= lacci delle scarpe, cat. miggia = calza, cat ./bonnette= cappello, cat . berrita> berretto, cat./Muccaloru: fazzoletto, cat. Deventali:  grembiule, cat. e spagn.

·Numerose sono anche le parole che indicano oggetti che riguardano la casa e la cucina:

·    Mattalaffu:materasso, cat./Manta: coperta, cat. e spagn.

·    cosinera= federa, cat. /ggueffus= particolari dolci sardi, spagn.

·    pirichitus= particolari dolci sardi, spagn. /cappollada= particolari piatti sardi, cat  cassola= particolari piatti sardi, cat ./panada= particolari piatti sardi, spagn.

·    Arrosu= riso, spagn. e cat. /flan= crema solida, spagn.

·    iscabecciu= particolari piatti sardi, cat. /tassa= bicchiere, cat .

·    calasciu= cassetto, cat.

A causa della“scarsa attrazione” –scrivono molti linguisti- che i Sardi hanno per il mare, molti nomi di pesci o di termini che riguardano la pesca, sono importati dal catalano. E’ vero. Ma questa  “scarsa attrazione” occorre spiegarla partendo dalla storia.

Recita unu diciu sardu : Furat chie benit dae su mare (Ruba chi viene dal mare). E dunque è un nemico, come recita un verso di una famosa poesia di Aquilino Cannas: Su boe muliache. Ma non sempre è stato così.

L’arrivo dei Cartaginesi e il loro imperialismo –scrive l’archeologo Giovanni Lilliu- rompe la struttura della civiltà nuragica e spezza un popolo. L’Isola fu divisa in due. Vi fu da una parte il popolo barbaricino rinchiuso in una sorta di “riserva” montanara e vi fu, in una più vasta area, il popolo integrato nella cultura del vincitore.

Ecco alcuni termini attinenti alla pesca e ai pesci:

·       aragna= cat/ arengu= cat. e spagn/ bakkaliari= cat./boga= cat. e spagn /giarrcttu= cat. / !issa= muggine, cat. e spagn./maccioni= ghiozzo, cat ./a!aya= sogliola, cat. oppure siciliano  o napoletano /surellu= cat ./  vacca= cat . /boliggiu= cat

Anche pronomi e avverbi catalani si sono intrufolati nel parlare sardo, specialmente in quello meridionale:

 • chini? =chi?, cat . /• aicci= così, cat  / aundi= dove, cat.

Numerosi sono anche i modi di dire calcati su quelli catalani e  spagnoli:

·    pigai crorroriga= essere bocciati, spagn ./segai sa conca> dar fastidio, spagn .

·    donai corda= caricare l’orologio, spagn ./sonaisi su nasu> soffiarsi il naso, spagn.

·    gei du  greu= lo credo bene, spagn.

 

 

 

Le (false) Carte d’Arboreaultima modifica: 2013-02-01T11:43:15+01:00da zicu1
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