Recensione di “Omines e feminas de gabbale” di Vincenzo Mereu

I Grandi del passato, le loro imprese, il loro eroismo e il loro martirio, per la conquista della libertà in difesa della propria terra, costituiscono la vera storia di un popolo e le sue nobili radici: faro luminoso di orientamento e di stimolo alle future generazioni. Ma se nell’animo degli eredi di così grandi valori albergano sentimenti di indifferenza e di ignavia, le immagini dei Grandi si allontanano, le nobili imprese si disabelliscono e perdono di vigore e le radici marciscono sotto la coltre plumbea dell’oblio. È ciò che è accaduto ai Sardi negli ultimi 50 anni, tanto che la nostra terra ha subito danni incalcolabili, che neppure i nostri secolari dominatori erano riusciti a lasciarci: le nostre splendide coste devastate barbaramente dalla cementificazione, la parte più bella della Sardegna in Costa Smeralda data in pasto alla voracità miliardaria dei big di tutto il mondo, e financo le viscere della nostra terra sventrate, per far posto a una miniera, che ha dato tonnellate d’oro agli Australiani in cambio dei veleni al cianuro, lasciato in dono ai Sardi. E tutto questo col beneplacito e l’arbitrio dei nostri politici regionali di quel tempo. Inoltre la cultura e la lingua sarde neglette e abbandonate in un angolo, come cosa di cui vergognarsi. Per fortuna, anche in quest’ultimo cinquantennio, profondo Medioevo per la nostra storia, non sono mancate personalità di alto livello storico e culturale, che hanno ripescato dai fondali del passato tutti quei valori e quelle immagini di eroi, fermento di rinnovamento per una nuova coscienza di sardità. Fermenti di rinnovamento che hanno risvegliato la coscienza politica degli ultimi due anni, con cui la Regione Sarda ha posto in essere un Disegno di Legge che all’art. 6 mette in valore il patrimonio culturale e linguistico della Sardegna, con l’auspicio che a tale Disegno di legge faccia seguito, al più presto, un programma didattico, per l’insegnamento nelle scuole della cultura, della storia e della lingua sarde.
In favore di quei valori e di tale progetto giunge l’iniziativa editoriale della Alfa Editrice di Quartu Sant’Elena, che con la collana “Omines e Feminas de Gabbale” con le opere di Francesco Casula e Matteo Porru, offre un contributo inestimabile per la riscoperta e la divulgazione della storia, della cultura e della lingua della Sardegna. Tale edizione comprende le seguenti opere: Leonora d’Arborea, Grazia Deledda, Antoni Simon Mossa, (di Francesco Casula), Emilio Lussu (di Matteo Porru), Antonio Gramsci (di Francesco Casula e Matteo Porru). Hanno fatto seguito poi Francesco Masala (Matteo Porru e Tonino Langui), Giov. Maria Angioy, Amsicora, Marianna Bussalai (di Francesco Casula tradotte da Giovanna Cottu e Amos Cardia) e Giovanni Battista Tuveri (di Gianfranco Contu e Ivo Murgia). La collana sarà completata con la pubblicazione di altri 5 libri in tempi brevi, che metteranno in luce altre figure storiche e culturali di grande rilevanza della statura di Giuseppe Dessì, Peppino Mereu, Montanaru, Sigismondo Arquer e Sebastiano Satta.
Tutti i testi sono di fattura editoriale di grande pregio e suscitano subito curiosità e interesse, per la qualità della carta patinata, per i caratteri di stampa, per l’impaginatura e la marginatura e la ricchezza di immagini. Le immagini riguardanti i volti dei nostri Grandi e gli ambienti in cui vissero rendono i testi più discorsivi, già di per sé spediti e intuitivi, e ne enunciano i tratti della personalità, con una collocazione ambientale e familiare che ne arricchiscono gli elementi della puntuale conoscenza. Tutto ciò risponde ad una scelta metodologica di grande valore didattico. E fu proprio il grande pedagogista Amos Comenski, padre della pedagogia moderna, a proporre tale metodologica con le sue opere monumentali: “Didattica Magna” e “Orbis Pictus” (mondo dipinto) con cui dà rilevante importanza al corredo dei testi con cose o immagini. Nella narrazione dei fatti storici emergono, in maniera chiara e distinta, le scene e le vicissitudini del popolo sardo attraverso i secoli, e si evidenzia il valore eroico e culturale dei personaggi. Spicca fra le diverse immagini la figura di Leonora d’Arborea, nella saggezza del suo Governo e nelle sue battaglie e nella sua preziosa opera “La Carta de Logu”, con la quale conferisce una sistemazione giuridica, civile, penale, politica, economica e sociale al popolo del suo regno, con 198 capitoli, scritta “A LAUDE DE JESU CHRISTU SALVADORI NOSTRU; ED EXALTAMENTU DESSA IUSTICIA “. Onore alla città di Oristano che le ha reso riconoscenza e prestigio, dedicandole un artistico monumento nella piazza centrale, a differenza di Cagliari che in una piazza centrale accoglie e ostenta ancora un’immagine trionfale dei nostri dominatori e sfruttatori, in un atteggiamento arrogante, che sembra dire “Vae victis!” (Guai ai vinti!).
Di grande pregio la presentazione di Antonio Gramsci colto nei suoi affetti familiari, nelle sue battaglie sociali, nel suo pensiero politico, filosofico, economico, critico e letterario, nelle sue convinzioni federaliste e autonomiste, eroe e insieme martire della libertà. Ben stagliata e descritta la figura inconfondibile di Emilio Lussu, che io non esito a definire “atleta e apostolo della libertà” per la quale subì la persecuzione e il carcere, strenuo combattente e forbito scrittore. Altra immagine ben presentata ai lettori è quella di Antonio Simon Mossa che “Era ed è rimasto bagliore di luce cui immergersi per capire, sentire, entusiasmarsi e razionalizzarsi l’utopia”. Nei tratti della sua personalità spiccano lealtà, simpatia, determinazione e tenacia nelle aree del pensiero e dell’attività, in cui si collocano architettura artistica nel rispetto dell’ambiente e politica per la difesa dell’identità sarda, a cui dedicò tutta la sua vita. Architetto di fama nazionale realizzò opere artistiche di grande importanza e progetti per la Costa Smeralda, rispettando la vocazione ambientale del luogo. Ma quando si accorse che quel gioiello di smeraldo doveva finire nelle fauci dell’affarismo e del colonialismo, per realizzare paradisi terrestri da destinare ai magnati miliardari, con offesa estetica all’ambiente, voltò le spalle all’Aga Khan, quasi in un pianto di fronte alle devastazioni della sua amata Sardegna.
Altra immagine degna di essere proposta all’attenzione di tutti i lettori, per il valore storico e culturale delle sue opere è certamente Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, sarda non solo per nascita ma per cultura e carattere, certamente moderna rispetto alla mentalità del suo tempo, col grande merito di avere salvato nelle sue opere tutto quel mondo agropastorale tipicamente sardo e barbaricino, in cui visse intensamente, situato alla fine dell’Ottocento. Scrittrice di grande sensibilità poetica, ha scritto belle poesie e decine di libri che raccontano anche una parte della storia e della cultura della Sardegna. Opere tradotte in tante lingue del mondo, con un successo editoriale e divulgativo eccezionale. Il valore delle sue opere è avvallato dai saggi critici in suo favore, da parte dei più grandi letterati critici italiani.

La collana editoriale “Omines e Feminas de Gabbale” della Alfa Editrice di Quartu S.E. con i suoi libri scritti interamente in lingua sarda, giunge in tempo giusto, nel momento in cui la difesa dell’identità sarda trova larghi consensi, considerata anche la volontà della Regione Sarda di introdurre nelle scuole la lingua, la storia e la cultura sarda. I volumi della collana per il loro contenuto storico e letterario, con l’assunto metodologico e didattico che li caratterizza, costituiscono uno strumento validissimo, per l’apprendimento della nostra lingua e per la formazione culturale dei giovani, con l’auspicio che con una nuova coscienza di veri Sardi impediscano altri scempi, ai danni della nostra amata Sardegna, come avvenuto in passato. .

Vincenzo Mereu

Recensione di “Omines e feminas de gabbale” di Vincenzo Mereuultima modifica: 2013-01-21T17:57:51+01:00da zicu1
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