RICORDANDO NICOLA ZITARA

Nicola Zitara, i nuovi meridionalisti e il colonialismo interno.

 

L’amico Mario Carboni, che ringrazio, m’informa cheIl 1° ottobre 2010 è morto, a Siderno, dopo una lunga malattia, Nicola Zitara, studioso meridionalista e storico. Aveva 83 anni… Negli anni ‘70 il circolo Città campagna con Eliseo Spiga e Antonello Satta collaborarono con la rivista Quaderni del Mezzogiorno e delle Isole iniziando un rapporto politico fra Sardegna e Meridione e in particolare con Zitara e Tassone che ne furono gli animatori… L’opera di Zitara, difficilissima in Calabria e nel Meridione stretti fra il colonialismo italiano e le mafie ha dato però una nuova interpretazione della Questione meridionale che così concepita contrariamente alla vulgata patriottarda filorisorgimentale si colloca con la Questione settentrionale e la Questione sarda fra i nodi da sciogliere in questo Stato italiano in dissoluzione solo con l’auto decisione dei popoli interessati a queste questioni politiche e per la Sardegna con l’indipendenza nazionale”.

Nicola Zitara, ex imprenditore, giornalista militante (scrive sul Gazzattino del Jonio, Quaderni Calabresi, Il Volantino) è autore di numerosissimi saggi sulla Questione meridionale , in particolare dei seguenti libri:

L’Unità d’Italia- nascita di una colonia, Ed. Jaca-Book, Milano, 1971.

Il l Proletariato esterno. Ed. Jaca-Book, Milano 1972

Memorie di quand’ero italiano  (romanzo storico edito dall’Autore)

I nuovi termini della Questione meridionale (coautore con Capecelatro, Carlo, Pugliese, Donolo,Salvati ecc) Savelli editore, Roma 1974

 

 

Nicola Zitara, all’inizio degli anni ’70, con alcuni intellettuali fra cui, Anton Carlo e Carlo Capecelatro che verranno poi chiamati nuovi meridionalisti, iniziò una revisione del “vecchio meridionalismo” e dell’intera “Questione meridionale” così com’era stata concepita e narrata anche dalla sinistra e dal PCI. Furono tacciati brutalmente dall’Unità di essere filoborboni e reazionari. Avevano osato dissacrare quanto tutti avevano divinizzato: il movimento e il processo, considerato progressivo e progressista del Risorgimento; avevano osato mettere in dubbio e contestare le magnifiche sorti e progressive dello Stato unitario, sempre celebrato da chi a destra, a sinistra e a  centro aveva sempre ritenuto che tutto si poteva criticare in Italia ma non l’Italia Unita e i suoi eroi risorgimentali.

Zitara e i nuovi meridionalisti – in modo particolare, ripeto, EdmondoMaria Capecelatro e Antonio Carlo, quest’ultimo fra l’altro per molti anni docente incaricato di diritto del lavoro all’Università di Cagliari – ritengono che il Meridione sia una “colonia interna” dello Stato italiano e che dunque la dialettica sviluppo-sottosviluppo si sia instaurata soprattutto nell’ambito di uno spazio economico unitario – quindi a unità d’Italia compiuta – dominato dalle leggi del capitale.

Si muovono in sintonia con studiosi terzomondisti come V. Baran e Gunter Frank che in una serie di studi sullo sviluppo del capitalismo tendono a porre in rilievo come la dialettica sviluppo-sottosviluppo non si instauri fra due realtà estranee o anche genericamente collegate, ma presuma uno spazio economico unitario in cui lo sviluppo è il rovescio del sottosviluppo che gli è funzionale: in altri termini lo sviluppo di una parte è tutto giocato sul sottosviluppo dell’altra e viceversa.

Così come sosterrà anche Samir Amin, che soprattutto in La teoria dello sganciamento-per uscire dal sistema mondiale,riprende alcune analisi che ha sviluppato nelle opere precedenti sui problemi dello sviluppo/sottosviluppo, centro/periferia, scambio ineguale.

Per Amin il sottosviluppo è l’inverso dello sviluppo: l’uno e l’altro costituiscono le due facce dell’espansione – per natura ineguale – del capitale che induce  e produce benessere, ricchezza, potenza, privilegi in un polo, nel ”centro” e degradazione, miseria e carestie croniche nell’altro polo, nella “periferia”.

Nel sistema capitalistico mondiale infatti i centri sviluppati (i Nord del Pianeta) e le periferie (i Sud) sottosviluppati sono inseparabili: non solo, gli uni sono funzionali agli altri. Ciò a significare che il sottosviluppo non è ritardo ma supersfruttamento. In questo modo Amin contesta la lettura della storia contemporanea vista come possibilità di sviluppo graduale del Sud verso i modelli del Nord, in cui l’accumulazione capitalistica finirà per recuperare il divario.

L’espansione capitalistica mondiale per i Sud del pianeta non comporta solo sottosviluppo ma anche “compradorizzazione” delle società e delle borghesie locali, nonché l’espansione “bianca”. Ovvero distruzione delle culture “extraeuropee”. Vi è anzi un legame strettissimo fra il carattere capitalistico della modernizzazione e l’espansione del dominio culturale europeo.

Di qui il genocidio di interi popoli marginalizzati con l’assimilazione forzata, la deculturazione massiccia, la distruzione di intere etnie e con esse di altrettante lingue culture, modi di vivere originali e specifici.

 

Breve bibliografia

1.      E. M. Capecelatro- A. Carlo, “Contro la Questione Meridionale”, Ed. Savelli, Roma 1972.

2.      V. Baran,  Il surplus economico e la teoria marxiana dello sviluppo, Milano,1966                            

3.  Gunter Frank, “Capitalismo e sottosviluppo in America latina, Torino 1969.

4. Samir Amin , Sulla Transizione,  Ed. Jaca-Book,   Milano, 1973

5. Samir Amin , La teoria dello sganciamento, Ed. Diffusioni, Milano 1986.

 

 

 

RICORDANDO NICOLA ZITARAultima modifica: 2012-12-29T18:03:41+01:00da zicu1
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