SLOGGIAMO CARLO FELICE (più noto come CARLO FEROCE)

GIOVANNI LILLIU

DEDICHIAMOGLI

LA CARCO FELICE

di Francesco Casula

Su Nazionalisti sardi-Portale di critica, informazione e comunicazione politica, Adriano Bomboi di U.R.N. Sardinnya, riprende la proposta avanzata da Macomer da Michele Floris sulla Rete, di intitolare alla memoria di Giovanni Lilliu, la statale 131. Si tratta di una proposta quanto mai opportuna. Intestando la principale arteria stradale sarda al nostro più grande archeologo nonché storico e intellettuale di vaglia, ricorderemo e onoreremo un grande sardo, che tanto prestigio ha dato alla nostra Isola, non solo con i suoi studi ma con la sua indefessa azione nella valorizzazione e diffusione della lingua sarda e della cultura identitaria come nella difesa intransigente dei beni culturali e ambientali. Nel contempo ci libereremo da una presenza nefasta come quella di Carlo Felice: uno dei rappresentanti più odiosi della zenia dei savoia che tante sciagure ha apportato alla Sardegna. Su Carlo Felice infatti, vicerè e poi re, ottuso e inetto, sanguinario e famelico (pensava ad accumulare il suo “privato tesoro” mentre il governo non riusciva a pagare gli stipendi agli impiegati e mentre le carestie decimavano le popolazioni affamate), la storia ha già emesso la sua condanna inappellabile. Lo storico Pietro Martini, pur di orientamento monarchico, lo descrive come gaudente parassita, gretto, che “avea poca cultura di lettere” e ancor meno “di pubblici negozi… servo dei ministri ma più dei cortigiani”. Ai feudatari, da vicerè, – scrive, un altro storico sardo Raimondo Carta Raspi – diede carta bianca per dissanguare i vassalli. Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da parte di Giovanni Siotto-Pintor, l’epiteto di “carnefice e giudice dei suoi concittadini”. Divenuto re con l’abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I, mira a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza: “con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l’iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll’enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo”: è ancora Martini a scriverlo.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 3-3-2012

SLOGGIAMO CARLO FELICE (più noto come CARLO FEROCE)ultima modifica: 2012-03-03T14:39:39+01:00da zicu1
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