Il Comitato “Pro Palabanda” per preparare la ricorrenza del bicentenario (2012) della rivolta

 

 

COSE SARDE

PER RICORDARE

I NOSTRI MARTIRI

DI PALABANDA

di Francesco Casula

Il 30 ottobre scorso, nell’Orto botanico di Cagliari un folto gruppo di intellettuali, giovani e militanti dell’area nazionalitaria ha voluto ricordare e onorare, in occasione del 199° anniversario, gli eroi della congiura di Palabanda: Salvatore Cadeddu, Raimondo Sotgia, Giovanni Putzolu,Gaetano Cadeddu, Giuseppe Zedda, Francesco Garau, Ignazio Fanni, Giovanni Cadeddu, Antonio Massa, Giacomo Floris, Pasquale Fanni e tanti altri. Cancellati dalla storia e dalla memoria dei Sardi, dimenticati completamente, in questi quasi 200 anni, dalle istituzioni –dalla Regione sarda in primis – come dalla scuola e dalla loro stessa città. L’unico segno alla memoria che troviamo a Cagliari è una lapide collocata all’interno dell’orto botanico a cura del Rotary nel 1992 con scritto in calce: “ONORE E MEMORIA ETERNA A QUESTI CITTADINI CHE HANNO SACRIFICATO LA LORO VITA PER DIFENDERE LA DIGNITA’ DEI SARDI”.

Eravamo nel 1812, che sarà poi tramandato nella storia –e ancor più nella tradizione popolare che ne ha narrato poeticamente le drammatiche conseguenze- come l’anno della fame, “s’annu de su famini”, quando i seminati furono distrutti dalla siccità. Ebbene, il 30 ottobre di quell’anno nella località detta di Palabanda –nome che allora veniva data a una vasta area cagliaritana compresa fra l’attuale via fra Ignazio da Laconi, via Ospedale e l’Anfiteatro romano- un folto gruppo di intellettuali e di popolani, capeggiati dall’avvocato Salvatore Cadeddu, che avevano preparato una congiura contro il potere piemontese, famelico e brutale, vengono scoperti. Verranno tutti condannati a pene severissime: Salvatore Cadeddu, Sotgia e Putzolu, saranno impiccati, ad altri sarà comminato l’ergastolo, altri ancora verranno banditi dall’Isola.

Con questa rivolta – dopo il fallimento del triennio rivoluzionario angioyano- si spegne definitivamente la speranza  e il sogno dei Sardi di liberarsi dal dominio dei Savoia e dall’oppressione feudale e baronale.

Per celebrare degnamente il bicentenario della congiura, nel 2012, è stato formalizzato il “Comitato Pro Palabanda” -aperto alle adesioni di quanti, storici, artisti, cittadini, con proposte e suggerimenti vogliano collaborare- che intende concretizzare l’impegno di realizzare un Convegno storico e il progetto di un lavoro teatrale, forte già dell’adesione di molti storici  e di autori teatrali.

Pubblicato il 10-11-2011 su Sardegna quotidiano

 

LA CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA (CSS) LANCIA L’ALLARME: SALVIAMO I PICCOLI CENTRI

 

COSE SARDE

TAGLIAMO PURE

SENZA COLPIRE

I NOSTRI COMUNI

di Francesco Casula

Parte da Senis, minuscolo centro dell’Alta Marmilla con poco più di 500 abitanti, il grido di allarme per salvare i piccoli comuni. A lanciarlo è stata la Confederazione sindacale sarda (CSS) nei giorni scorsi in un Convegno che ha visto la partecipazione di molti sindaci della zona oltre che dell’intero Consiglio nazionale del sindacato etno-identitario.

Secondo il segretario generale Giacomo Meloni la Regione Sardegna in virtù del suo Statuto speciale ha tutti i poteri per opporsi alla cancellazione dei paesi al di sotto dei 1000 abitanti, così come previsto dalla manovra finanziaria in discussione in Senato.

Sono ben 117 i paesi a rischio di estinzione per legge. E sarebbe un delitto contro la stessa identità dei Sardi. Invece di usare la scure occorrerebbe invece –secondo Meloni – interrogarsi sulle ragioni dello spopolamento, che colpiscono  in modo particolare il Nuorese e l’Ogliastra, da ricercare nel taglio dei servizi essenziali (scuole, poste in primis), ma soprattutto nella mancanza di opportunità di lavoro. Le cui responsabilità –oltre che allo Stato- sono da  ricondurre alla Regione, assente nel sostenere adeguatamente le zone interne.

C’è la crisi? Si chiede il leader della CSS. Ebbene il Bilancio Regionale venga spolpato da tutte le incrostazioni e ridondanze che in molti casi sono veri e propri sprechi e abusi che gridano vendetta e che servono soprattutto per oliare i meccanismi del consenso elettorale e delle clientele. Si riducano le Provincie. Si dia un taglio netto alle prebende e ai vitalizi dei consiglieri regionali che ci costano 17 milioni di euro ogni anno. Si dia una sforbiciata decisa agli stipendi degli onorevoli regionali che sono pagati 18 mila euro al mese, in assoluto più di tutti gli altri consiglieri, essendo secondi solo ai colleghi della Regione Sicilia.

Dubito che la classe politica ascolti la denuncia della CSS. Certo è comunque che senza una svolta radicale, senza interventi decisi a favore delle Zone interne della Sardegna e dei piccoli centri, continuerà lo spopolamento, si accentuerà l’emigrazione intellettuale dei giovani, avanzerà la desertificazione del territorio a causa dell’abbandono delle campagne, la fuga verso le coste e l’inurbamento forzoso verso le città.

La Sardegna, sfregiata e mutilata nella sua identità più profonda e millenaria, di fatto sarebbe cancellata.

Pubblicato il 7-11-2011 su Sardegna quotidiano

 

 

Titolo del postLA RAI ITALIOTA DISCRIMINA LA LETTERATURA SARDA

 

LETTERATURE

IL PREMIO RAI

CHE LASCIA

FUORI LA LIMBA

di Francesco Casula

La RAI ha bandito un premio letterario “ La giara”  riservato ai giovani scrittori autori di un romanzo inedito. La selezione è prevista su base regionale, in funzione della residenza dell’Autore. Solo in lingua italiana. Viene esclusa la lingua sarda, tutelata dalla legge regionale 26/97 e dalla legge statale 482/99, in attuazione dell’art. 6 della Costituzione nonché dalla Convenzione quadro delle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa, ratificata dall’Italia il 3 novembre del 1997. Ciò costituisce una grave e ulteriore violazione dei diritti civili dei Sardi in quanto minoranza linguistica storica da parte di uno Stato – e di una sua articolazione centralista, in questo caso la RAI – che viola le stesse sue leggi.

Alla RAI occorre ricordare che è esistita ed esiste una letteratura sarda autonoma, specifica e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione o, peggio, un’appendice di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore e comunque da confinare nella letteratura “dialettale”.

Non solo. Contrariamente infatti a ciò che comunemente si dice e si pensa, la letteratura in Sardo che l’Isola ha espresso nei secoli, oltreché variegata nei diversi generi, è ricca di opere e di autori anche quando, superata la fase esaltante del medioevo, all’indomani della sconfitta del regno di Arborea, mancando un centro politico indipendente, le lingue dominanti (catalano, castigliano e infine italiano) assunsero via via il ruolo di lingue ufficiali accolte in toto dal ceto dirigente isolano.

Una letteratura in lingua sarda che a partire dall’ultima metà del Novecento –ma segnatamente negli ultimi 30 anni- ha offerto non solo quantitativamente ma anche qualitativamente risultati di grande rilievo.

Ma se quand’anche la RAI non riconoscesse una letteratura nazionale sarda distinta da quella italiana, almeno segua quanto sostengono i critici italiani più avveduti – penso in modo particolare a Carlo Dionisotti in Geografia e storia della Letteratura italiana – secondo cui occorre smetterla con la “letteratura italiana” (ovvero scritta solo in italiano) e parlano di “letteratura degli italiani”: scritta in tutta la pluralità delle lingue presenti in Italia, compresa quella sarda, che, dopo quella italiana è la più diffusa .

E dunque la smetta con un monolinguismo ottocentesco assimilatore e ormai antistorico.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 4-11-2011