E’ proprio vero: senza gesti eclatanti in questo Paese non si riesce a far sentire le proprie ragioni. Cosi i pastori hanno dovuto ricorrere al blocco dell’ingresso agli aeroporti sardi per dare voce ai loro problemi e il fatto non è passato inosservato se è vero che per la prima volta ha avuto risonanza
nazionale.
Tutti i giornali, infatti, hanno riportato la notizia suscitando l’indignazione di tanti fuorché del mondo politico dal quale è emerso, di passaggio, qualche accenno di solidarietà, se non addirittura il tentativo di liquidare il caso come se questi “babbei” fossero guidati non da seri problemi bensì da qualche sindaco zombi di sinistra. I
n verità, alla manifestazione di Cagliari e Alghero ho notato le facce disperate di questi operatori che, sempre più ostaggio dei grossisti del latte che impongono
prezzi irrisori,dovranno chiudere bottega. Non è possibile, infatti, continuare il lavoro in perdita senza prospettive future.
Ho avuto modo in altre circostanze di dimostrare, dati alla mano, come il rapporto tra entrate
e uscite di questa categoria sia a scapito delle prime. Per non ripetermi, comunque, basta pensare che nel lontano 1993 il prezzo del latte ovino era di 1700 lire per litro, mentre oggi, col prezzo delle granaglie quadruplicato, il latte ovino oscilla tra i sessanta e i settanta centesimi ( a voi le
conclusioni). Se non si interviene presto, quindi, un’altra calamità si aggiunge a quelle già presenti nell’isola. Dopo il fallimento dell’industria e delle miniere, l’abbandono della pastorizia, un terzo
del patrimonio nazionale, sarebbe la catastrofe.
Lo sviluppo turistico, di cui per tanto tempo ci si è riempiti la bocca, se non si ha qualche prodotto
locale da offrire, avvantaggerebbe solo pochi soggetti. Né sono credibili gli appelli al consumo di prodotti di latte sardo e derivati se gli stessi urlatori importano latte dall’estero creando concorrenza ai nostri prodotti. Sarebbe ora che il problema venisse affrontato seriamente senza preconcetti ideologici. Del problema è bene che se ne facciano carico sia i sindaci, perché il problema riguarda tutte le comunità da loro amministrate, sia i responsabili regionali, con interventi mirati, traendo lezione anche da finanziamenti improduttivi del passato, di cui hanno beneficiato più settori industriali che pastori, aprendo un confronto sia a livello nazionale che europeo se si vuole evitare lo sfascio.
Enzo Murgia (Seulo)