Mario Medde (CISL) e la crisi sarda

 

Dalla crisi nera all’Indipendenza

di Francesco Casula*

Nella Conferenza stampa di fine anno il combattivo segretario regionale della CISL Mario Medde ha denunciato con forza la gravissima crisi economica e sociale che attanaglia la Sardegna. A fotografarla, impietosamente, sono i dati nudi e crudi, che attengono all’occupazione, al reddito, ai servizi: 212.000 disoccupati, di cui 50.000 giovani; 120.000 lavoratori irregolari; 100.000 coperti da ammortizzatori sociali e dunque cassintegrati e simili; quote di popolazione vieppiù maggiori colpite dalla povertà: siamo arrivati a ben 330.000 persone. Il tutto frutto di un tessuto produttivo e industriale in liquidazione. Cui occorre aggiungere la crisi acuta del mondo agricolo e pastorale, una scuola disastrata nelle strutture oltre che italocentrica e dissardizzata, servizi insufficienti e malandati oltreché erogati da aziende in regime di monopolio: ad iniziare dai trasporti. Rispetto a questo “status” socio-economico drammatico Medde chiede una svolta, ad iniziare da un patto sociale e dall’unità delle forze politiche sarde che “ci consenta di farci sentire di più e meglio anche a Roma e Bruxelles”; mentre sul fronte interno ripropone l’Assemblea Costituente per la riscrittura dello Statuto. Si tratta di proposte condivisibili ma insufficienti. Manca -per intanto- una critica radicale rispetto all’intero modello di “sviluppo” senza prosperità che ha caratterizzato l’Isola nell’ultimo mezzo secolo, uno sviluppo tutto giocato sulla petrolizzazione della Sardegna e sulle industrie nere e inquinanti, imposte dallo Stato ma con la complicità di una classe dirigente sarda imbelle e ascara. Uno sviluppo che ha accentuato la dipendenza strutturale ed economica anche in virtù di uno Statuto, così debole e anemico, che ha permesso alla regione solo l’amministrazione del proprio sottosviluppo. A fronte di ciò serve il superamento dell’Autonomismo per puntare dritti verso l’indipendenza federalista. Per intanto attraverso un nuovo Statuto, che ricontratti il rapporto istituzionale Sardegna-Stato italiano, oggi assolutamente impari e subalterno. Un nuovo Statuto di autogoverno e di sovranità: per iniziare a rompere il potere di tutte quelle aziende monopolistiche che impongono ai sardi, taglieggiando i loro redditi, costi più alti che nel resto d’Italia, nelle tariffe del gas e dell’energia elettrica come nei trasporti e nei servizi marittimi.

*storico

(Pubblicato il 12-1-10 su Il Sardegna)

 

 

 

 

 

 

 

Mario Medde (CISL) e la crisi sardaultima modifica: 2010-01-13T10:09:00+01:00da zicu1
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