La rivolta dei precari

Tagli alla scuola: Una scelta sbagliata.

di Francesco Casula*

“Tagliare nel mondo della scuola è una specie di suicidio collettivo”, ha sostenuto Franceschini. Che ha ricordato gli otto miliardi di tagli in tre anni con i 132.000 posti di lavoro in meno. E’ difficile non convenire: anche perché i dati oggettivi parlano chiaro. E si sa, come i latini ci hanno insegnato: “De evidentibus non est disputandum”. Da discutere invece ci sarebbe e molto, in merito alla credibilità del candidato alla segreteria del Pd, e dunque del suo partito, che più di dieci anni fa, attraverso i progenitori, ha inaugurato la politica dei tagli: con la Iervolino prima e Berlinguer poi. Certo si dirà che fu poca cosa in confronto con quelli attuali ben più rovinosi e forsennati; rimane comunque il dato nefasto dell’avvio di quel processo perverso, mirante a saccheggiare la scuola, dequalificandola e impoverendola. Perché una cosa deve essere chiara, la politica della Gelmini colpisce certo l’occupazione (in Sardegna avremo 2448 posti di lavoro in meno di cui 1839 docenti) ma attenta –non solo alla qualità dell’istruzione con le classi numerose, la riduzione delle attività integrative, la girandola dei docenti per la soppressione di intere classi- ma allo stesso diritto all’istruzione, alla formazione e al sapere dei giovani sardi, segnatamente di quelli appartenenti alle classi più deboli e dei paesi più piccoli. In cui ritorneranno in auge le pluriclassi degli anni ’50 e riprenderà il pendolarismo, esasperante fin dalle scuole medie. La rivolta dei precari –che spesso hanno alle spalle anni e persino decenni di insegnamento e sono forniti di titoli e specializzazioni- è dunque sacrosanta. E a poco serve, se non come misero palliativo, l’intervento “assistenziale” del Governo nei loro confronti, che riguarda comunque solo chi l’anno scorso ha avuto la nomina annuale. Come è del tutto insufficiente l’accordo Gelmini-Baire anche, eventualmente, rivisto. E’ urgente invece una soluzione strutturale e definitiva: la loro stabilizzazione. Impossibile però all’interno del quadro normativo italiano. Di qui l’esigenza di fuoruscirne presto. Per gestire noi, autonomamente, come Sardegna, non solo tutta la partita riguardante gli organici, ma l’intero pianeta dell’istruzione e della formazione. Ma i precari, insieme all’intero mondo della scuola e non solo, avranno il coraggio di porre all’ordine del giorno tale prospettiva?

 

*storico

(Pubblicato il 26-9-09 su Il Sardegna)

La rivolta dei precariultima modifica: 2009-09-28T07:23:03+02:00da zicu1
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