Ottana

Il fallimento di Ottana

La “petrolizzazione dell’Isola”

di Francesco Casula*

La fermata degli impianti della Equipolymers di Ottana e la cessazione della produzione il 18 settembre prossimo, rischia di preludere alla sua definitiva chiusura. Essa segnerebbe e certificherebbe, anche simbolicamente, la fine ingloriosa di una ipotesi di sviluppo dell’intera Sardegna, tutta giocata sulla petrolizzazione dell’Isola e sulla grande industria per poli, privata ma soprattutto di stato. E sta a indicare il fallimento storico della cosiddetta Rinascita e dell’Autonomia che, tradendo le aspirazioni e le speranze del popolo sardo, si sono rovesciate nella realtà del sottosviluppo e nella involuzione ai limiti della tolleranza. Con essa si chiude un intero ciclo, più che quarantennale, fatto di promesse ma anche di illusioni programmatorie e petrolchimiche, che ha lasciato in Sardegna, un cimitero di ruderi industriali ma soprattutto disoccupazione,  malessere e inquinamento. Quell’ipotesi di sviluppo –mi riferisco segnatamente all’industria di Ottana-  che doveva creare stipendi sicuri, produzione, reddito e benessere per tutti. Trasformando anche dal punto di vista antropologico e culturale il pastore barbaricino mastrucato e che parla in Sardo, in operario con la tuta e che parla la lingua dei “signori” e della città: l’Italiano. I risultati sono stati altri. Quell’ipotesi di fuoruscita della Sardegna dalla dipendenza e dall’arretratezza, incentrata essenzialmente nell’industria di base, ovvero nelle prime lavorazioni del petrolio, non ha creato né occupazione, né benessere, né ricchezza. Questo perché si trattava di industrie ad alta intensità di capitale (si è arrivati a un miliardo di lire per posto di lavoro e siamo prima dell’euro!) e a poca intensità di mano d’opera, senza alcun rapporto e collegamento con il territorio e le risorse locali. Che dunque non crea sviluppo endogeno e autocentrato. Ma c’è di più: questa industria ha attentato alla cultura e all’identità etno-nazionale dei sardi, magari con il pretesto di combattere il banditismo; ha sconvolto gli equilibri e le vocazioni naturali produttive dell’Isola; ha devastato e depauperato il territorio; ha degradato e inquinato l’ambiente.  Dopo tali disastri ,Stato e privati fuggono: issos si pigant su ranu e a nois lassant sa palla. O peggio: gli escrementi. Come e più che nel  passato remoto. Che almeno siano obbligati a bonificare i territori lordati!

*storico

 

(Pubblicato su Il Sardegna del 15-9-09)

Ottanaultima modifica: 2009-09-16T07:28:00+02:00da zicu1
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