I Media, Veltroni e il Veltronismo

0ad04dc91458ac326db355146c0f8e20.jpgIl sindaco di Roma si avvia ad essere incoronato segretario del Partito democratico ma continua ad essere oggetto di giudizi caustici: da sinistra come da destra. Veltroni? Un imbroglio mediatico. Giulietto Chiesa lo liquida così, in modo impietoso e brutale. Non è da meno Tremonti che lo definisce  il Truman show politico, lo spettacolo in cui “tutto è falso”.

 

In tali valutazioni, forse  è presente un sovrappiù di animus, un’acredine che rende il loro giudizio troppo risentito e acceso: il fondo è però sostanzialmente condivisibile. Certo si potrà obiettare che è parziale, riduttivo ed eccessivamente liquidatorio. Difficile comunque non riconoscere scampoli di verità: senza i media infatti Veltroni e il veltronismo non esisterebbero.

 

Finita l’era delle appartenenze ideologiche, espresse dai partiti di massa e dalle grandi organizzazioni sociali, da almeno 20 anni, dopo la caduta del muro di Berlino e della prima repubblica, il distacco dei cittadini dalla politica e dai partiti si è fatta sempre più ampio e palese. Da “fedeli” sono diventati “spettatori”. Di una commedia con pochi attori protagonisti. Prima la rappresentanza si fondava sulla partecipazione e sui partiti. I quali promuovevano il rapporto fra le istituzioni e la società. Selezionavano e legit- timavano la classe dirigente. Oggi tutto ciò si è rovesciato. Al posto dei partiti si sono imposti i gerarchi. Al posto della partecipazione i sondaggi e la comunicazione. Mentre la legittimazione ormai è divenuto un problema di marketing. I partiti non sono scomparsi ma si sono evoluti (o devoluti) in funzione dei leader. Partiti personali. Così la democrazia si è ridisegnata: da confronto fra grandi linee interpretate da grandi organizzazioni a competizione fra persone, fra leader. E fra programmi riassunti in dieci punti, in tre parole, in slogan.

 

Veltroni nuota dentro questa temperie culturale che, seppellendo le vecchie ideologie, ne ha fondato una nuova: quella dello spettacolo e del marketing politico. Con cui, da sindaco di Roma, è riuscito ad avvolgere i problemi della capitale in una coperta visionaria fatta di inaugurazioni, concerti, eventi culturali, aiuti all’Africa e messaggi elettorali pigliatutti, gigantesche operazioni di immagini che costituiscono il succo del veltronismo: basti pensare ai Villaggi della solidarietà, alla individuazione di aree destinate alla costruzione di chiese in periferia, alle visite agli anziani, ai regali ai bambini ammalati, alle cittadinanze conferite a profughi ed esuli, ai fuochi di artificio per il compleanno del papa, al Colosseo illuminato contro la pena di morte, alle foto giganti dei sequestrati in Irak o in Afganistan allestite sulla piazza del Campidoglio, ai  pranzi con i poveri della Caritas, alle presenze alla inaugurazione dei ristoranti per sordomuti, alla dedica a Giovanni Paolo II di una stele alla Stazione Termini nei giorni di maggior attrito sul caso Welby, all’insediamento di un ufficio comunale per la pace in Medio Oriente. Tanto da far scrivere su Libero all’allora segretario radicale Capezzone che prima o poi delle moltitudini si sarebbero recate in pellegrinaggio al Campidoglio per adorare le stimmate del sindaco santo.

 

Con la politica dello “spettacolo” Veltroni coniuga quella dell’inclusione: mette insieme l’ex candidato di Berlusconi alle regionali del Lazio Michelini, e Edo Patriarca, (già portavoce del Comitato Scienza e Vita, voluto dal Cardinal Ruini che promosse l’astensione ai Referendum sulla fecondazione assistita) con il no global Nunzio D’Erme; l’Opus Dei con i missionari comboniani, la Comunità di Sant’Egidio con i protestanti e i buddisti. Presenta il libro della tradizionalista principessa Alessandra Borghese (Sete di Dio) e si fa fotografare nel bel mezzo di danze dal sapore animista con capre e galli votivi in Malawi.

 

Insieme strizza l’occhio a Padoa Schioppa e a Draghi, ricevendo gli elogi di Montezemolo. Mette d’accordo tutti i Ds, compresi Fassino e D’Alema e questi con la Margherita , ad iniziare da Rutelli e Marini. Conquista anche i Sindaci retralcitranti del Nord: da Chiamparino a Cacciari. Getta scompiglio nella stessa Casa della Libertà e piace agli ex DS come Mussi, a Cossutta e allo stesso Bertinotti.

 

Tutto bene, naturalmente. I problemi verranno quando dovrà scegliere con nettezza su questioni dirimenti: sulla Tav e i rigassificatori; sulla guerra e i rapporti con gli Stati Uniti; sui contratti e i conti pubblici; sui Dico e sui moderati e radicali da mettere d’accordo.

 

 

(Mandato all’Unione Sarda ma non ancora pubblicato)

I Media, Veltroni e il Veltronismoultima modifica: 2007-10-16T11:25:00+02:00da zicu1
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