SU COSTUMENE = L’abito tradizionale sardo (e non “costume”!)

SU COSTUMENE = L’abito tradizionale sardo (e non “costume”!)
di Francesco Casula
Viene indossato, opportunamente nelle Feste, ad iniziare da quelle Pasquali. Ma parlerò dell’abito tradizionale delle donne, quello degli uomini ha avuto sempre meno importanza. Fra la donna e il suo vestito tradizionale in Sardegna vi è stato un grande rapporto, profondo e significativo, quasi sacrale: esprimendo nella semantica, nelle forme e nei colori del vestiario, la memoria della propria esistenza. La donna infatti segna e comunica con il proprio vestito gli avvenimenti che caratterizzano la propria vita e quello del clan di appartenenza, rappresentando l’abito, in definitiva, il “dipinto” della propria esistenza ed essenza, in un articolato sistema ben codificato. Colorando le proprie vesti, attraverso precisi codici linguistici e semantici, le donne segnano tutta la speranza, la felicità, la preoccupazione, il dolore, l’afflizione e il lutto propri e delle loro comunità. Il massimo grado di lutto veniva raggiunto con l’abito da vedova, completamente tinto in nero. A significare il profondo significato del simbolismo cromatico. E con il “nero” (simbolo di lutto) vi sono altri due colori fondamentali, ugualmente profondamente simbolici e significativi della stessa condizione umana: il rosso e il bianco. Il rosso era il colore più importante (e prevalente in moltissimi abiti tradizionali sardi). Simboleggiava in tutta la sua potenza, l’energia e la salute. Ed anche la fertilità e la sensualità, la forza e l’autorità, il coraggio e la libertà: non a caso è sempre stato simbolo autentico delle rivoluzioni. Esprimeva il sangue che scorre nelle vene, che dà la vita. Ed è anche il colore del potere: di re ed imperatori ma anche delle autorità religiose: vescovi, cardinali. Il bianco invece (in genere della camicia) ha un ruolo neutro ma anche catartico, purificatorio e liberatorio. Di pulizia e purezza. Oltre ai colori, grande simbolismo esprimevano i ricami con motivi geometrici: esprimevano infatti profondi significati magico-religiosi: il potere di allontanare le forze del male. E poiché si pensava che le forze del male attaccassero le persone nei punti vitali del corpo, passando attraverso le aperture dell’abito, nei bordi e negli orli, occorreva che i polsini, il collo, i bordi del corsetto, le maniche, le spalle fossero le parti più ricamate e decorate. Essendo infatti le zone più vulnerabili, bisognava allontanare gli spiriti maligni con raffinati ricami, fatti di motivi geometrici che rappresentavano per la mitologia antica, i sistemi più efficaci, Certo oggi non è più così: gli antichi vestiti, preziosi per le loro lavorazioni, per i gioielli che spesso li accompagnavano, per la loro bellezza, sono ormai visti solo come opere d’arte e non più come semplici lavorazioni artigianali. Tessuti e ricami costituiscono per la loro minutissima manifattura e i preziosi materiali utilizzati, un considerevole patrimonio economico. E le donne che indossano queste vesti si possono oramai apprezzare solo nelle manifestazioni religiose o turistiche o paesane: senza peraltro esprimere più segni e significati, simboli e metafore. Siano esse di allegria o di lutto, di speranza o di disagio.
 
 
 
 
 
Visualizzato da Francesco Casula alle 10:09
SU COSTUMENE = L’abito tradizionale sardo (e non “costume”!)ultima modifica: 2023-04-08T10:42:14+02:00da zicu1
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