La Scuola sarda in liquidazione

di Francesco Casula

La scuola torna in piazza: domani, indetto dalla CGIL, ci sarà lo sciopero regionale con una manifestazione a Cagliari. Al centro della contestazione i “tagli”, che sono previsti  per la scuola sarda. A denunciarli impietosamente ma  con precisione, è Peppino Loddo, il battagliero segretario regionale della CGIL-scuola: nel triennio 2009-2012 gli Istituti con meno di 300 alunni perderanno l’Autonomia. In Sardegna ci saranno 80 dirigenti scolastici in meno e con essi diminuirà il personale amministrativo e ausiliario. Se poi dovesse essere applicata rigidamente la legge che prevede come quota stamdard almeno 500 alunni per far viveve indipendente una Istituto, la situazione sarebbe drammatica: in Sardegna infatti ben 225 autonomie scolastiche risultano al di sotto di questa cifra. E dunque potremmo asssistere alla scomparsa di centinaia di Istituti, ridotti a sezioni staccate e persino alla cancellazione fisica di intere scuole, soprettutto nei piccoli centri e la ripresa massiccia del pendolarismo.
Nei mesi scorsi anche gli altri sindacati della Scuola –la CISL come la CSS-  avevano contestato gli ulteriori e brutali tagli che penalizzano gravemente occupazione e diritto allo studio. Si dirà che ormai non è una novità, perché almeno da qualche decennio la scuola sarda –con il pretesto della “razionalizzazione”, sia con Berlinguer che con la Moratti come Ministri della Pubblica Istruzione- è sottoposta alla scure ministeriale romana, tesa a cancellare scuole, ridurre gli organici, accorpare classi e istituti. Con il conseguente impoverimento e peggioramento della didattica e della qualità dell’insegnamento: che vieppiù incrementa l’analfabetismo di ritorno oltre che la mortalità e la dispersione scolastica. Ma oggi la situazione è ancora più grave perché si inserisce in una complessiva crisi sociale ed economica acuita dall’aumento della povertà, la chiusura di intere fabbriche, i licenziamenti di massa e dunque la disoccupazione e il precariato. In tale contesto cancellare la scuola, specie dove costituisce l’unico presidio culturale, è da irresponsabili. Che si “tagli” pure: ma dove ci sono sprechi e privilegi. Ma non si attenti al diritto al sapere e dunque al diritto al futuro di migliaia di giovani sardi. Nelle scuole sarde, segnatamente in quelle dei paesi, da tagliare non c’è più nulla. Da tagliare è rimasto solo il malessere.

*storico
( Pubblicato su Il Sardegna del 16-3-2008)

 

 

 

 

 

La Scuola sarda in liquidazioneultima modifica: 2009-03-17T09:07:20+01:00da zicu1
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