Carlo V

Carlo V e la divisione dei sardisti.

 

di Francesco Casula

 

Il beffardo e impietoso giudizio di Carlo Quinto sui Sardi “pocos, locos y male unidos”, sembra perseguitarci ancora come una maledizione storica. E comunque ben si attaglia ai Sardisti, che in occasione della tornata elettorale si presenteranno sciaguratamente divisi e schierati su due fronti contrapposti: la maggioranza del Partito con il centro-destra e la minoranza con Soru. Le due scelte diverse ma speculari, hanno in comune la subalternità ai due poli italioti ma soprattutto mancano di una strategia politica. E dunque rischiano di essere disastrose per la sopravvivenza stessa del Partito sardo. Eppure la storia avrebbe dovuto insegnare qualcosa: quando il PSD’AZ si è alleato con i partiti statalisti -per una lunga fase con la DC e poi con il PCI- è stato progressivamente logorato e svuotato tanto da rischiare l’estinzione, politica prima ancora che elettorale; quando invece, con la schiena dritta, si è liberato dalla subalternità rispetto ai partiti romani, elaborando un autonomo e identitario progetto economico, sociale e culturale, ha avuto il consenso di decine di migliaia di Sardi ponendosi al centro della scena politica isolana.

 

Se il PSD’AZ piange gli Indipendentisti non ridono: anch’essi si presenteranno divisi, con ben tre liste e tre candidati a Presidente! Quando invece ci sarebbe stato bisogno di un grande terzo polo, autonomista, sardista e indipendentista, che avesse dimensioni tali da rompere l’attuale situazione politica e potesse rappresentare una scelta elettorale diversa, credibile e forte: un polo tutto sardo, contrapposto e alternativo ai due poli italiani, in grado di vincere per intraprendere una via locale alla prosperità e al benessere, facendo uscire l’Isola dalla marginalità. Ci troviamo invece, ancora una volta, di fronte alla presenza di due schieramenti guidati da proconsoli, voluti e nominati dai gerarchi dei Partiti italiani –e poco importa se si tratti di Berlusconi o di Veltroni-  che verosimilmente, chiunque vinca, come nel passato, continueranno a governare la Sardegna come una provincia d’oltre mare: buona come stazione di servizio per basi ed esercitazioni militari o come sito per sfaccendati vacanzieri milionari. C’è infatti da scommettere che nonostante le promesse elettorali mirabolanti di questi giorni, i disoccupati dovranno aspettare il lavoro, la povertà aumenterà e i licenziamenti anche.

 

Carlo Vultima modifica: 2009-01-22T09:27:12+01:00da zicu1
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