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Sulla riforma dello Stato unitario e centralista

 

 

 

 

Federalismo e presidenzialismo?

di Francesco Casula

Ritorna la telenovela delle Grandi Riforme: una sceneggiata, soprattutto per quanto attiene alle riforme costituzionali,  che dura oramai da decenni. Dagli anni Ottanta con Craxi, alla Bicamerale con D’Alema, fino ad oggi. Infatti, a parte la devolution voluta da Bossi e bocciata dal referendum popolare, quasi niente si è fatto: almeno nella direzione del federalismo costituzionale. Nonostante che fin dagli inizi degli anni Novanta sembrava che ci fosse l’accordo, fra aree politiche diverse, per una riforma dello Stato. Penso a Gianfranco Miglio –già teorico della Lega Nord- secondo cui “Solo una repubblica regionale a fortissima autonomia, può garantire un sano e regolare sviluppo dell’economia”. O a Sabino Cassese –già ministro della Funzione Pubblica- che scriveva: ”Sono le stesse condizioni attuali della Pubblica Amministrazione a imporre un radicale cambiamento in senso regionalistico dello Stato. Bisogna rovesciare la piramide: dopo la riforma, al centro non resterà quasi nulla, solo alcune funzioni importanti come l’ordine pubblico, la politica estera, la difesa. Al centro ci saranno funzioni di supporto, tutto il resto deve essere decentrato”. Ma penso anche a Occhetto, che parlava di “costruzione di un stato regionale di ispirazione federale”; o a Tortorella che denunciava in modo netto, la bancarotta di una concezione sbagliata dell’Unità d’Italia, sostenendo che “la Sinistra non nasce statalista e burocratica ma sfortunatamente lo è diventata”. Oggi pare che la telenovela sia giunta all’ultima puntata. Nutro comunque il sospetto che il cammino della riforma non sarà lineare. E noto che l’intera questione è fasciata da ambiguità ciclopiche. Per intanto: come si può pensare di realizzare il federalismo coniugandolo con il Presidenzialismo e con l’unità nazionale? Si tratta di un vero e proprio ossimoro. Lo stato federalista esclude lo stato unitario. Anzi: è il suo esatto contrario. Il federalismo implica la rottura e la disarticolazione dello stato unitario “nazionale”, per dar luogo a una forma nuova di Stato di Stati, in cui “per Stati non si intendono più gli Stati nazionali degradati da Enti sovrani a parti di uno stato più grande, ma parte o territori dello stato grande elevati al rango di stati membri”: l’intera frase virgolettata è tratta da “Federalismo” di Norberto Bobbio, “Introduzione a Silvio Trentin”.

*storico

(Pubblicato su Il Sardegna del 14-4-10)

Sulla riforma dello Stato unitario e centralistaultima modifica: 2010-04-15T19:38:48+02:00da
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