CAMPAGNA ELETTORALE E STATUTO SARDO

CAMPAGNA ELETTORALE E STATUTO SARDO
di Francesco Casula
Nato nel lontano 1948, già depotenziato, debole e limitato – più simile a un gatto che a un leone, secondo la colorita espressione di Lussu – lo Statuto sardo in questi 74 anni di storia si è rivelato, sostanzialmente, un fallimento. Molte le cause. Fra le altre il fatto che in tutti questi decenni ha subito un processo di progressivo svuotamento e di compressione sia dall’esterno, cioè da parte dello Stato centrale, (coperto e sostenuto dalla Corte costituzionale) che si è sempre opposto alle rivendicazione da parte della Regione di più corpose competenze e poteri; sia dall’ interno, ovvero da parte delle forze politiche dirigenti sarde, che non sanno usare e, spesso, non vogliono utilizzare, gli stessi strumenti, possibilità e spazi che l’autonomia regionale offriva. Basti pensare a questo proposito alla vicenda delle norme di attuazione, che avrebbero dovuto riempire di contenuti le astratte previsioni statutarie, stabilendo quali dovevano essere i poteri reali della Regione nelle materie attribuite alla sua competenza. Queste norme o vengono emanate tardi, o non vengono emanate per niente, o vengono emanate in modo eccezionalmente riduttivo. E comunque non vengono quasi mai poste in atto. Ciò per con¬statare come le forze politiche sarde abbiano svilito la stessa limitata autonomia. statutariamente riconosciuta. Non solo. Nato come Statuto speciale, oggi risulta dotato di meno poteri delle regioni a Statuto ordinario costituite nel ’70, e di fatto, rappresenta oramai un ostacolo alla realizzazione di una vera Autonomia, o peggio: serve solo come copertura alla gestione centralistica della Regione da parte dello Stato, di cui non ha scalfito per niente il centralismo. Paradossalmente lo ha perfino favorito, consentendo ai Sardi solo il succursalismo e l’amministrazione della propria dipendenza. La Regione sarda di fatto, in questi 70 anni e più di storia, ha operato come mera struttura di decentramento e di articolazione burocratica dello Stato e come centro di raccordo e di mediazione fra gli interessi dei gruppi di potere locali e la rapina neocolonialista, soprattutto del Nord: esemplare in questo è la vicenda della industrializzazione petrolchimica ieri e oggi le questioni legate al problema energetico (pale eoliche e non solo). Da tempo perciò possiamo ormai considerare consumato il suo fallimento storico contestuale a quello della Rinascita: ma fino ad oggi sono falliti miseramente anche i tentativi di un suo rilancio e rianimazione, prima attraverso la cosiddetta politica contestativa e rivendicazionistica della Regione nei confronti dello Stato degli anni ’70 e, negli anni ’90, attraverso una Commissione nominata ad hoc dal Consiglio Regionale. Oggi è giunto il momento di imboccare decisamente la strada del rifacimento dello Statuto Sardo, una nuova Carta de Logu, come vera e propria Carta Costituzionale di Sovranità per la Sardegna, che ricontratti su basi federaliste il rapporto Sardegna-Stato Italiano e che, partendo dall’identità etno-nazionale dei Sardi, ne sancisca il diritto a realizzare l’autogoverno, l’autodecisione, l’autogestione economica e sociale delle proprie risorse e del territorio, il diritto a usare e valorizzare la propria lingua e cultura, a gestire la scuola, i trasporti, il credito, le finanze e l’ordine pubblico, la possibilità di “controllare” (non in senso censorio), i grandi mezzi di comunicazione di massa e dell’informazione, di fronte alla quale oggi la Regione è totalmente disarmata e niente può fare perché essi rispondano a criteri di uso democratico e socialmente utile. Il potere infine, in settori fondamentali quali la difesa e i rapporti internazionali, di esprimere parere vincolante in merito a tutte le iniziative che tocchino gli interessi vitali della Sardegna. Uno Statuto siffatto non garantirà automaticamente l’Indipendenza statuale dell’Isola ma ne costituirà certamente un corposo e indispensabile presupposto. Bene, dalla campagna elettorale di tutti i partiti la questione istituzionale e, segnatamente dello Statuto sardo,è assente. Peggio: chi ne accenna lo fa per proporre di restringere o addirittura eliminare gli già scarsi e debolissimi poteri dello Statuto stesso. Mala tempora currunt!
 
 
 
 
 
Visualizzato da Francesco Casula alle 08:16
 
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CAMPAGNA ELETTORALE E STATUTO SARDOultima modifica: 2022-09-19T11:07:47+02:00da zicu1
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