GIUSEPPE DESSI’ E LA SARDEGNA di Francesco Casula

Università della Terza età UTE

Sanluri 11-11-2014 Conferenza su

GIUSEPPE DESSI’ e LA SARDEGNA

di Francesco Casula 

L’intera opera di Giuseppe Dessì (dai Romanzi, alle Opere teatrali, ai Racconti) la possiamo considerare una vera e propria sonda infilata nel passato della Sardegna di cui racconta, rappresenta, almanacca e registra segni etnologici e antropologici; un bastimento carico di, di riti e tradizioni, di cultura materiale e immateriale; un incunabolo dell’identità etno-nazionale e linguistica dei Sardi.Ma. Soprattutto Paese d’Ombre rievoca, criticamente, molte vicende storiche che hanno caratterizzato e segnato drammaticamente i Sardi, segnatamente dalla Legge delle chiudende all’Eccidio di Buggerru, passando per l’Unità d’Italia.

1-Perché la Sardegna?

Nell’introduzione ai Passeri (1955) Dessì domandava e rispondeva: “Perché in Sardegna? mi si chiederà ancora una volta. Perché a parte le ragioni storiche e artistiche che richiederebbero un troppo lungo discorso, come ci insegnano Spinosa, Leibniz, Einstein e Merleau-Ponty, ogni punto dell’universo è anche il centro dell’universo”. In ciò, in sintonia con Balzac che diceva “Se vuoi essere veramente universale parla del paese dove sei nato” e con Leone Tolstoi:”Descrivi il tuo paese e sarai universale”. 

2. –La legge delle chiudende

Prima della Legge delle chiudende“Una legge famigeratache sovvertiva un ordine durato nell’Isola da secoli… il terri­torio era praticamente disponibile per gli abitanti, sia che fosse di priva­ti, sia che appartenesse al feudatario, al Comune o al Re. Tranne una piccola zona intorno al centro abitato, divisa in due porzioni, il vidaz­zone e il paberili, coltivate per quote distribuite fra tutti i capifamiglia del villaggio, e ad anni alterni lasciate a riposo pascolativo”. 

3. –La distruzione dei boschi

-“Nel 1740, il re aveva concesso al nobile svedese Gustavo Mandell, il diritto di sfruttare tutte le miniere di Parte d’Ispi in cambio di una esigua percentuale  sul minerale raffinato, e gli aveva permesso di prelevare nelle circostanti foreste il carbone e la legna per le fonderie, costringendo i comuni a vere e proprie corvè e distruggendo così il patrimonio forestale della regione”.

-“La salvaguardia delle foreste sarde non interessava ai governi piemontesi, la Sardegna continuava ad essere tenuta nel conto di una colonia da sfruttare, specialmente dopo l’unificazione del regno”. 

4. –La Sardegna diventa “italiana” per un baratto di guerra :

La  “La Sardegna era entrata nell’unità nazionale moralmente ed economicamente fiaccata. I Savoia, che ne erano venuti in possesso col Trattato di Londra, avevano continuato e semmai accentuato lo sfruttamento e il fiscalismo, tanto che i sardi per due volte cercarono di liberarsene. La prima fu nel 1794 quando, a furor di popolo, costrinsero i piemontesi a lasciare l’isola, la seconda nel 1796 quando Sassari proclamò la repubblica, soffocata poi nel sangue”. 

5. –L’Unità d’Italia

“Era stato soltanto ingrandito il regno del re sabaudo…la vera faccia dell’Italia non era quella che aveva sognato con tanti altri giovani, ma quella che sentiva urlare nella bettola, divisa come prima e più di prima, giacchè l’unificazione non era stato altro che l’unificazione burocratica della cattiva burocrazia dei vari stati italiani. Questi sardi impoveriti e riottosi non avevano nulla a che fare con Firenze, Venezia, Milano, con Torino, che considerava l’Isola come una colonia d’oltremare, o una terra di confino. In realtà fra gli stessi italiani del Continente, non c’era in comunione se non un’astratta e retorica idea nazionalistica, vagheggiata da mediocri poeti e da pensatori mancati. Persino l’idea della libertà, quale l’aveva espressa la rivoluzione francese, contrastava con l’unità italiana quale era uscita dalle mani di Mazzini e di Garibaldi che, entrambi in modo diverso, avevano finito per tradire la causa per la quale avevano chiesto il sacrificio di tanti giovani vite”.

-“Il governo regio e i fanatici dell’unificazione non avevano tenuto conto delle differenze geografiche e culturali e avevano applicato sbrigativamente a tutta l’Italia un uniforme indirizzo politico e amministrativo”.

6. –La Guerra delle tariffe e le conseguenze sull’Isola

La “Guerra delle tariffe” con la Francia aveva interrotto le esportazioni in questo paese e diversi istituti bancari erano falliti. Clamoroso fu il fallimento del Credito Agricolo Industriale Sardo e della Cassa del Risparmio di Cagliari. 

7. -Il Fiscalismo del dopo Unità d’Italia

La legge del 14 luglio 1864 aveva aumentato le imposte di cinque milioni per tutta la penisola, e di questi oltre la metà furono caricati sulla sola Sardegna, per cui l’isola si vide triplicare di colpo le tasse.

In molti paesi del Centro, quando gli esattori apparivano all’orizzonte, venivano presi a fucilate e se ne tornavano, a mani vuote, ma più spesso l’esattore, spalleggiato dai Carabinieri, metteva all’asta casette e campicelli e tutto questo senza che nessuno tentasse di difendere gli isolani. I politici legati agli interessi del governo, predicavano la rassegnazione. I sardi si convincevano di essere sudditi e non concittadini degli italiani…” 

8. L’Italia dei prefetti e dei generali

“Dopo la fiammata del Risorgimento, era cominciata l’Italia istituzionale dei prefetti e dei generali, l’Italia della tassa sul macinato e di Dogali, che possedeva soltanto di nome indipendenza, unità e libertà e nelle sterili polemiche fra Destra e Sinistra si delineava l’inetta classe dirigente che doveva accompagnarla verso la grande guerra e il fascismo”. 

La strage di Buggerru

-“Bava Beccaris era nell’aria e con esso il suo demente insegnamento”.

-“…qualcuno rimasto sempre sconosciuto, diede un ordine secco ed energico che i soldati eseguirono automaticamente. Come un sol uomo si fermarono, puntarono a terra il calcio dei fucili, inastarono la baionetta, poi con gesto rapido, sicuro, fecero scorrere il carrello di scaricamento, misero la pallottola in canna. Non tutti lasciarono partire il colpo, ma molti lo fecero, e furono soddisfatti del loro gesto. Quella cartuccia li avrebbe salvati. Più tardi durante l’inchiesta risultò che i fucili avevano sparato da soli e che le autorità ignoravano che i soldati avessero le giberne piene di cartucce”.

-“La notizia della strage rimbalzò per tutta l’Italia operaria. A Milano fu comunicata alla folla durante un comizio di protesta e provocò uno sciopero generale in tutta la Penisola.

Solo la Sardegna rimase senza eco, e il silenzio di Buggerru, dopo la strage, in quel triste pomeriggio di settembre era il simbolo del silenzio di tutta l’isola nella compagine nazionale”.

 

GIUSEPPE DESSI’ E LA SARDEGNA di Francesco Casulaultima modifica: 2014-11-09T19:16:35+01:00da zicu1
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